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CONFERENZA FAMIGLIA: BLANGIARDO (DEMOGRAFO), I TRE NODI CRITICI

(Milano) – “La difficoltà dei giovani nel formare una loro famiglia”, “il disagio delle coppie nel realizzare gli obiettivi e i desideri di fecondità che si prefiggono”, “il crescente rischio di solitudine degli anziani”. Sono i tre “nodi critici” che vive l’esperienza familiare nel nostro tempo ad avviso di Gian Carlo Blangiardo, demografo e membro del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. Intervenendo al primo giorno di lavori della Conferenza nazionale della famiglia, in corso a Milano sul tema “Famiglia: storia e futuro di tutti”, il demografo ha innanzitutto parlato della “difficile transizione allo stato adulto”, in un contesto in cui “si rinvia il matrimonio e ancor di più la nascita del primo figlio, ma soprattutto si ritarda l’uscita dalla famiglia d’origine” a causa di “fattori culturali, come la persistenza di una forte solidarietà intergenerazionale”, ma anche di “un sistema caratterizzato dalla mancanza di sostegno istituzionale all’ingresso nel mondo del lavoro che continua a proteggere le generazioni più anziane e che, nello stesso tempo, demanda a queste ultime il compito di supplire all’assenza di politiche di aiuto mirate alle giovani generazioni”. Seconda criticità rilevata da Blangiardo riguarda i figli. “Se il modello della famiglia con un solo figlio – ha riconosciuto – è sempre più diffuso, le intenzioni di fecondità espresse dalle donne italiane indicano invece come modello prevalente di famiglia ideale quello con due figli”. Anche qui, “tra i fattori che deprimono la fecondità prevalgono le motivazioni di carattere economico” e “i motivi d’età”. Da ultimo, “il fenomeno degli anziani soli o potenzialmente tali”, dal momento che “i dati dell’ultimo quinquennio segnalano che, a fronte di un aumento degli ultra settantacinquenni pari al 62,6%, quelli soli sono aumentati ancor più (69,6%), a testimonianza di come al fattore di cambiamento demografico si associno dinamiche che tendono ad isolare la componente meno giovane”. E se sono vere le previsioni secondo le quali nell’Italia del 2031 gli anziani soli saranno 3.219.000, ossia 922 mila in più rispetto ad oggi, “evitare che per circa un italiano su venti la solitudine si trasformi in una vera e propria esclusione sociale – ha concluso il demografo – è dunque un impegno non marginale” per il quale “appare doveroso lavorare sin da ora”.Sir