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CONVEGNO MISERICORDIE, NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’ UN PONTE TRA LE RELIGIONI

Nel nome della solidarietà le Misericordie gettano un ponte tra le religioni. Lo dimostrano i casi delle Confraternite nate in Kossovo e in Mozambico, dove accanto ai confratelli cattolici operano anche volontari musulmani. E’ una delle esperienze emerse dal VII° Congresso Mondiale delle Misericordie (dal titolo Globalizzazione e territorialità della solidarietà) che vede riuniti a Firenze più di 300 ‘confratelli’ in rappresentanza delle oltre 3 mila Misericordie presenti in Europa, Asia, Africa e America Latina.

Proprio a Firenze era nata, nel 1244, la prima Misericordia, primo esempio di volontariato nel mondo, per ‘onorare Dio con opere di Misericordia verso il prossimo’. Una realtà dunque con una forte connotazione religiosa, che da 760 anni continua a trarre in primo luogo dalla Fede in Cristo le ragioni del proprio impegno. Nel servizio alla persona umana, agli ultimi, i confratelli delle Misericordie hanno saputo però dialogare e accogliere al proprio interno anche appartenenti ad altre religioni.

E’ quello che succede oggi a Klina, in Kossovo, dove nel 2000 le Misericordie d’Italia intervennero su richiesta della Caritas di Firenze che lì stava portando avanti un progetto di ricostruzione, ma aveva bisogno di un supporto sanitario. “Il primo intervento è stato di tipo assistenziale, con la costruzione di un presidio sanitario dotato di mezzi in grado di raggiungere anche i villaggi isolati in una zona devastata dalla guerra tra serbi e albanesi –racconta Paolo Poidomani, della Misericordia di Antella, alle porte di Firenze, una di quelle intervenute sul posto-. All’inizio c’era anche una certa diffidenza verso chi, come noi, che arrivava da un altro paese per portare aiuto senza guadagnarci niente. Ma con l’esempio i confratelli intervenuti sono stati capaci di far germogliare e crescere la cultura della solidarietà ed a Klina si è costituita una Misericordia strutturata sul modello di quelle italiane, ma in tutto gestita da volontari locali e presieduta da un medico della città.” Così oggi della Confraternita e dello stesso consiglio direttivo fanno parte accanto ai cristiani, anche alcuni musulmani, cittadini di etnia albanese e Rom. Ma i confratelli di Klina non si fermano: “Negli ultimi mesi hanno avviato contatti – spiega Poidomani, rimasto in contatto col Kossovo – anche con un villaggio serbo, situato nella valle accanto a quella di Klina e sprovvisto di presidi sanitari.”

La dimostrazione più autentica di quanto ha detto durante i lavori del Congresso il Presidente della Confederazione Internazionale delle Misericordie, Gianfranco Gambelli: “Il volontariato rappresenta un grande strumento, un veicolo capace di creare relazioni e di vincere le diffidenze. Globalizzare la solidarietà, nel rispetto delle varie culture, è un percorso ed un compito che deve impegnarci a tutti i livelli.”

Un’esperienza analoga in atto in Mozambico, è stata illustrata ai congressisti da padre Giuseppe Brunelli, che opera come missionario nel paese africano. Lì esiste infatti una Misericordia che era stata fondata dai Portoghesi nel 1507. Da alcuni anni l’esperienza è stata rivitalizzata, con il coinvolgimento sia di cristiani che di musulmani, che oggi nel paese rappresentano la gran maggioranza degli abitanti.

“Qualcosa di analogo – ha raccontato Padre Vitor Melicias, portoghese, presidente dell’Unione Europea delle Misericordie – si sta tentando a Goa, nel subcontinente indiano, dove esisteva la più grande Misericordia di tutto l’Oriente, lodata anche da San Francesco Saverio nei suoi scritti. Lì è stato avviato il dialogo con la comunità indù con cui si sta cercando di far partire la collaborazione nello spirito del dialogo interreligioso. Il dialogo con l’Islam si sta tentando anche in Marocco e altre località del nord Africa, dove in passato esistevano Misericordie. E’ bene che nel mondo globalizzato ci siano luoghi di corresponsabilità di fronte alle esigenze della persona umana.”