Italia

«Cattolici protagonisti» a «Terra Futura»

di Federico Fiorentini

«Lavoro, impresa e legalità: educare all’impegno politico e sindacale». Durante il primo giorno di Terra Futura, «mostra-convegno» fiorentina tenutasi presso la Fortezza da Basso da venerdì 25 a domenica 27 maggio, si è svolto un’incontro voluto dalla Cisl. L’evento nasce come logica prosecuzione di «Cattolici protagonisti nella Toscana di oggi», manifestazione organizzata a marzo dalla Conferenza Episcopale Toscana (Cet). La Cisl infatti, «apprezzando» l’iniziativa in questione – durante la quale è stato discusso il ruolo dei laici cattolici nell’auspicato processo regionale di rigenerazione sociale ed economica – ha deciso di invitare l’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Cet per un «momento di confronto».

Fra i relatori alternatisi nel pomeriggio di venerdì Stefano Zamagni, docente di Economia Politica presso l’ateneo bolognese, che ha ravvisato come «in questo periodo si tenda a vedere nella democrazia solo una fonte di costi, e non di benefici sociali, culturali ed economici». Una deriva pericolosa, causata, secondo Zamagni, «dall’affermazione negli ultimi venticinque anni della “private politics”, ossia di quella forma di governo nella quale il rapporto fra leader eletto ed elettori non è filtrato da corpi sociali intermedi: una volta votato per il proprio candidato terminano le funzioni del cittadino; ma l’assenza di partecipazione continua può distruggere la democrazia».

La soluzione indicata dall’economista prende il nome di «democrazia deliberativa»: «L’antipolitica emersa nelle recenti amministrative non si affronta con un cambiamento della legge elettorale o con l’abolizione del finanziamento ai partiti: i cittadini devono poter esprimere il proprio parere più spesso possibile, tramite consultazioni e referendum». Una “deliberative democracy” della quale si discute in tutti i paesi occidentali, a parte l’Italia: «La fine del modello competitivo di politica è per noi ancora un tabù, con la sola eccezione della vostra regione: la Toscana nel 2010 si è dotata di una legge regionale, che prevede – in casi di scelte strategiche – la richiesta di un parere non vincolante ai cittadini. L’organo esecutivo rimane poi libero di non seguire l’opinione emersa dalle urne, ma deve comunque prendere atto della volontà popolare». Zamagni istituisce quindi un paragone fra private politics, «dove il consenso si “compra”, in un modo o nell’altro, con promesse mai mantenute, e deliberative democracy. Nella prima, infatti, il candidato deve rendere conto all’elettore solamente nel momento iniziale della scelta, mentre nella seconda vince chi “convince” il cittadino; è il risultato è quello etimologico del “vincere insieme”».

Secondo Maurizio Petriccioli, segretario confederale Cisl nazionale, gli elementi che hanno provocato la crisi globale non nascono dall’universo finanziario, ma da quello dell’economia reale, «essendo legati ai problemi dell’occupazione e alla crescente disparità dei redditi: come sindacalista sono in difficoltà a parlare di lavoro, un valore sempre più raro, soprattutto fra i giovani, ma che costituisce una fonte insostituibile di diritto e dignità per l’individuo e la collettività». Dunque Petriccioli evoca interventi statali «non volti solo a proteggere i cittadini tramite ammortizzatori sociali, ma soprattutto a svilupparne le potenzialità professionali, in modo da ridurre al minimo possibile il numero di soggetti vulnerabili o inadatti al mercato del lavoro».

Interrogato dal moderatore dell’incontro Roberto Pistonina (segretario generale UST CISL Firenze) sulle possibili strategie di uscita dalla recessione, Leonardo Bassilichi, vice presidente di Confindustria Firenze, sollecita un impegno individuale: «La crisi sta provocando l’attesa messianica di qualcosa di nuovo e imprevisto che venga a salvarci, ma temo non sarà così: non interverranno forze terze ad aiutarci. Dobbiamo addossarci la responsabilità di ripensare il ruolo di ogni singolo o impresa in un paradigma economico profondamente mutato, trovando la forza di rimanere ottimisti e considerare la difficile situazione attuale anche come uno stimolo per la crescita, per un nuovo inizio». Bassilichi porta l’esempio dell’omonimo Gruppo (agenzia di Business Process Outsourcing, ossia di «esternalizzazione dei processi pratici» di banche e pubbliche amministrazioni), del quale è direttore generale: «La nostra sembra una realtà in grado di affrontare la crisi in maniera abbastanza serena. Ma il successo attuale nasce da investimenti consistenti e di lungo periodo sullo sviluppo del capitale umano, coinvolgendo le persone in un progetto nel quale credono. Una scelta dispendiosa e controcorrente fino a pochi anni fa, per la quale venivamo spesso criticati, ma che si è rivelata vincente sul lungo periodo».

L’incontro è stato chiuso dalle parole di monsignor Giovanni Santucci, vescovo della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli e delegato CET per la Pastorale Sociale e del Lavoro: «Come Chiesa siamo profondamente coinvolti nelle questioni sociali ed economiche, anche se preferiamo rimanere sotto traccia, dato che non amiamo la pubblicità: privilegiamo invece una via più dimessa, che nasce nell’intimo della persona. Bisogna ricominciare a ragionare con il proprio cervello, imparando a rovesciare i valori imposti da questa società consumistica». Il vescovo evoca prese di posizione decise: «Oggi è necessario andare controcorrente: come ci ricordano i Vangeli la gioia non deriva dalla soddisfazione dei propri bisogni, ma esclusivamente dal donare, dal mettersi al servizio degli altri». Mons. Santucci auspica una comunità di intenti fra le diverse componenti del panorama civile, in modo da prospettare una speranza a una comunità che appare rassegnata: «La nostra non è una crisi di strumenti, ma di identità e di obiettivi; non abbiamo prospettive future e, se ci tolgono il futuro, anche il presente viene svuotato di ogni significato».