Italia

Coldiretti: Ettore Prandini eletto presidente nazionale

Laureato in giurisprudenza, Prandini guida un’azienda zootecnica di bovini da latte e gestisce un’impresa vitivinicola con produzione di Lugana. Dal 2006 è alla guida della Coldiretti Brescia, mentre dal 2012 è al vertice della Coldiretti Lombardia. Dal 2013 è inoltre vice presidente dell’Associazione italiana allevatori e presidente dell’Istituto sperimentale italiano «L. Spallanzani». È stato eletto presidente nazionale di Coldiretti dopo aver ricoperto per quattro anni la carica di vice presidente nazionale.

«In un momento così importante con sfide e cambiamenti per il nostro Paese, l’agroalimentare Made in Italy rappresenta una certezza da cui partire per far crescere economia ed occupazione ma anche per tutelare l’ambiente, il territorio e la sicurezza dei cittadini», spiega Prandini: «Gli agricoltori stanno facendo la loro parte ma possiamo e dobbiamo dare di più creando le condizioni per garantire reddito alle imprese, rilanciando un sistema in grado di offrire prezzi più giusti alla produzione, meno burocrazia e maggiore competitività, a partire da una politica di accordi di libero scambio che non penalizzino i nostri prodotti a livello internazionale fino a una legge comunitaria per l’etichettatura d’origine che garantisca vera trasparenza e libertà di scelta ai consumatori».

Ettore Prandini sarà affiancato dalla nuova giunta confederale composta dai tre vice presidenti Nicola Bertinelli (Emilia Romagna), David Granieri (Lazio) e Gennaro Masiello (Campania), oltre che da Maria Letizia Gardoni (Marche), Francesco Ferreri (Sicilia), Daniele Salvagno (Veneto), Savino Muraglia (Puglia) e Roberto Moncalvo (Piemonte). Si tratta della giunta più giovane di sempre.

«Un abbraccio fraterno alle nostre aziende agricole che in questi giorni stanno vivendo momenti di grande difficoltà ed anche alle aziende terremotate. Non è accettabile che dopo tre anni non vengano date loro risposte chiare e certe». Ha esordito così, stamattina, Ettore Prandini, nel corso dell’assemblea dei delegati dell’associazione. Prandini succede a Roberto Moncalvo, che lascia la presidenza nazionale dopo cinque anni, come previsto dallo statuto per favorire e garantire il rinnovamento continuo nella maggiore organizzazione agricola europea che conta 1,6 milioni di associati in Italia.

Fra le priorità Prandini indica la necessità di «approvare la legge sul consumo di suolo». «Occorre dare certezze al mondo agricolo – prosegue – ed è necessaria una nuova sensibilità per l’agroalimentare. Di fronte ai danni causati dal maltempo dobbiamo dare una risposta a partire dalla trasformazione degli alberi caduti – 14 milioni soprattutto faggi e abeti bianchi e rossi – in una risorsa per la filiera che consenta di diminuire le importazioni del legname oggi pari all’80%». «Abbiamo già creato una task force con dieci proposte concrete – annuncia – da presentare al governo per ridurre i danni legati a maltempo, cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico e per nuovi progetti di carattere economico per sostenere le imprese. Le presenteremo al governo nei prossimi giorni».

«Le calamità sono frutto di abbandono e di mancata programmazione. È ora di dire basta». Non usa mezzi termini Ettore Prandini. Nel suo primo discorso sintetizza a braccio le priorità del suo mandato richiamando il piano in dieci punti contro il dissesto idrogeologico che verrà presentato nei prossimi giorni dalla confederazione al governo. «Andremo a costituire una fondazione – annuncia – che abbia al centro il tema del cibo, della salute e del benessere. Nel 2020 ci dovremo impegnare su un progetto di educazione primaria nelle scuole perché su questo si fondano i principi sui quali creare i consumatori di domani».

Per Prandini occorre, inoltre, «valorizzare e sostenere i piccoli Comuni che coprono il 90% delle aree svantaggiate». Sui reati agroalimentari, aggiunge, «dobbiamo avere certezza delle pene che non possono limitarsi a sanzioni di poche centinaia di euro. Le aziende che frodano il consumatore devono subire la chiusura dello stabilimento». «Gli accordi di libero scambio non valorizzano il Made in Italy», l’ulteriore denuncia di Prandini. «Per la prima volta abbiamo consentito in Italia che in altri Paesi si possa copiare il nostro prodotto agroalimentare permettendo la produzione di un falso Made in Italy». Con riferimento all’Ue, «vorremmo – dice – un’Europa che non pensi solo alle speculazioni finanziarie o al rating, vorremmo un’Europa che pensi alla gente, alla valorizzazione degli aspetti culturali di ogni Stato e che li esalti; e questo vale anche per il nostro agroalimentare».

Sulla Pac (Politica agricola comune) il neopresidente Coldiretti afferma: «Dobbiamo tornare a valorizzare una forma di sostegno alle imprese agricole, non in base alla loro superficie ma a quelle che garantiscono occupazione, come quelle italiane. Vogliamo che venga finanziata un’agricoltura che guarda ai giovani e vuole promuovere nuove forme di sostenibilità e di sviluppo portando nel Paese nuova occupazione anche nel sud e nelle isole». Infine un monito: «La politica è importante. Non abbiamo bandiere, oltre alla nostra gialla e verde, ma con la politica ci dobbiamo confrontare».