Italia

Consumi in calo, la tredicesima non basta più

di Ennio CicaliNoi speriamo che ce la caviamo: ecco la sintesi che accomuna tutti, consumatori e commercianti, in vista del periodo natalizio. La speranza è ovvia visto il difficile momento che stiamo vivendo: uno dei più difficili del dopoguerra. In quasi 60 anni la recessione dei consumi si è verificata quattro volte: dopo la guerra di Corea, nel 1975, nel ’93 e oggi. Il risultato è che gli italiani non hanno mai stretto la cinghia come in questo periodo, tanto da prefigurare una caduta dei consumi in termini reali, cioè proprio come quantità di beni acquistati prescindendo dai prezzi.

A fare le spese di questa situazione sono un po’ tutti i settori. Anche i consumi alimentari, normalmente meno sensibili alla congiuntura, si sono ridotti. Ma il colpo è arrivato soprattutto per gli acquisti più impegnativi, soprattutto per i beni durevoli.

Non serve a rischiarare l’atmosfera prenatalizia l’inflazione in frenata, scesa per la quinta volta consecutiva, secondo la prima stima dell’Istat, a un più 1,9% che ci riporta ai livelli del settembre 1999. L’ennesimo rallentamento dell’inflazione, anziché rallegrare, ha suscitato le reazioni preoccupate dei commercianti – che parlano di «allarmante calo dei consumi» – e i commenti pepati delle associazioni dei consumatori.La voglia di consumare è immutata; la carenza di risorse la restringe e la sfiducia generale la frustra. Il 45% degli italiani è molto preoccupato e teme di diventare più povero; una percentuale nettamente superiore alla media europea, dove l’aumento dei prezzi preoccupa solo il 18% della popolazione. Una tendenza registrata anche dal Censis nel suo rapporto annuale sulla situazione sociale del paese.

Gli italiani non solo hanno congelato i propri consumi, ma hanno anche ridisegnato il proprio «paniere» della spesa. Nel 2004 sono diminuiti gli acquisti di vestiario (-1,8%), calzature (-2,9%), tabacchi (-6,1%), servizi ospedalieri (-1,7%); in aumento energia elettrica e gas (+6,8%), prodotti farmaceutici (+5,7%), trasporti (+5,4%) e istruzione (+3,1%).

Molti hanno riscoperto i mercatini e le bancarelle per le spese indispensabili. Si scoprono nuovi termini – hard-discount, low cost e outlet – e nuovi comportamenti come i gruppi di acquisto che consentono a più consumatori di comprare direttamente dal produttore, saltando la distribuzione e il negozio, sono aumentati gli acquisti a rate – eufemisticamente definiti «credito al consumo» – secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia.

Di fronte al pericolo di un Natale nero per le vendite, la Confcommercio si è schierata contro i rincari. Lo ha fatto con un appello del presidente Sergio Billè rivolto a tutti i commercianti: riducete i prezzi in vista degli acquisti per le feste natalizie, per aiutare le famiglie e per rilanciare i consumi.

Un segnale in vista dell’arrivo delle tredicesime: più o meno 30,7 miliardi di euro. Categoria per categoria: ai lavoratori privati andranno 13,5 miliardi, 7,8 miliardi ai dipendenti pubblici, ai pensionati 9,3 miliardi. Una bella iniezione per un mercato a dir poco debilitato. Ma c’è poco da stare allegri, dice l’Adusbef, il prossimo sarà un Natale tra i più duri, con una perdita del potere di acquisto del 6 per cento e con rincari pari a 1.078 euro ci sarà poco da stare allegri. Tra l’altro, soggiunge l’Adusbef, più della metà della tredicesima servirà per pagare mutui, tasse e canoni.

La crisi dei consumi potrebbe sbloccarsi con l’arrivo delle tredicesime e l’annunciato sgravio fiscale per il 2005, ma potrebbe anche durare a lungo. L’esperienza insegna, infatti, che spesso i consumatori tendono a considerare permanente la riduzione di reddito, adeguando di conseguenza i loro acquisti.

Fratelli d’Italia l’importante è spendere – DI UMBERTO FOLENA

In Toscana 1500 euro per i servizi pubblici

Fisco, alla famiglia solo le briciole