Italia

Conte ad Assisi parla di manovra, migranti, Alitalia e ricostruzione post-terremoto

«Manovra non ancora definita». Sul taglio del cuneo fiscale previsto nella manovra economica, «rispettiamo i lavoratori, non parlerei di pannicello caldo», ha affermato il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, parlando ai giornalisti ad Assisi dove ha partecipato alle celebrazioni per san Francesco, patrono d’Italia. «Stiamo parlando di lavoratori che hanno bisogno di acquistare un poter d’acquisto», ha ricordato il premier. «Non voglio preventivare in cosa si tradurrà in cifra finale. Se per Renzi, che ha uno stipendio consistente, 20, 30 o 40 euro al mese sono pochi per carità. Lui in passato ha dato molto di più, ha utilizzato le risorse pubbliche ampiamente». «Oggi – ha precisato Conte – abbiamo un quadro di finanza pubblica molto delicato e complesso che ci impone scelte molto oculate».

Il premier ha poi tirato le orecchie a forze ed esponenti politici della maggioranza ribadendo che «tutti devono partecipare a questo progetto politico con il massimo impegno, con la massima determinazione. Non abbiamo bisogno di fenomeni, poi se c’è qualcuno che vuole andare tutti i giorni in tv, nei telegiornali o scrivere ai giornali lo faccia pure. Però nella consapevolezza che quando ci si siede al tavolo ci si siede correttamente, non si rivendicano primati che non riconoscono a nessuno, neppure ai partiti e alle forze politiche che hanno maggiore consistenza numerica». Al tavolo, «quando ci si siede vale la forza delle argomentazioni, delle proposte portate, non dei giudizi sparati in tv o sui giornali», ha precisato Conte, aggiungendo che «la manovra non è ancora definita, siamo ancora all’inizio». «Se si valuta una proposta non è corretto poi andare fuori e dire che il governo aveva deciso questo». «Se qualcuno vuole arrogarsi il privilegio di dire che ha sventato» qualcosa «questo è molto scorretto». Ministero dell’Economia e delle finanze e Ragioneria dello Stato «stanno lavorando su scenari che cambiano continuamente». «Rappresentare agli italiani che è stata presa una decisione da cui si è tornati indietro è pura mistificazione della realtà», ha chiarito il premier, evidenziando che «con gli italiani non si scherza, bisognerebbe che tutti i politici lo abbiano imparato».

Per quanto riguarda il tema migrazioni, per Conte «dichiarare porti sicuri altre regioni e altri Paesi da cui si originano i flussi migratori è un gande passo avanti perché ci consentirà rimpatri più celeri». «Su questo siamo stati sempre tradizionalmente deficitari in Italia», ha spiegato il premier, aggiungendo che «se questo ci consentirà, come sicuramente sarà, di accelerare i rimpatri sarà una grande svolta che si va a coniugare con l’altra grande svolta che abbiamo avuto a Malta» dove «per la prima volta è stato compiuto un passo significativo in avanti e si è detto veramente che, attraverso un meccanismo per quanto provvisorio, chi sbarca in Italia, sbarca in Europa». «Se andiamo a coniugare anche una nuova disciplina dei rimpatri», ha proseguito Conte, «diciamo che avremo fatto due significativi passi in avanti».

Terremoto Centro Italia: sulla ricostruzione «bisogna accelerare». «Qui bisogna accelerare. Per quanto abbiamo nominato commissari, per quanto abbiamo delle strutture ad hoc non abbiamo ancora quell’accelerazione che ci aspettavamo. Abbiamo stanziato finanziamenti, abbiamo dato altre 200 persone per gli uffici regionali ma ancora non decolla completamente questa macchina. E questa cosa non mi fa dormire». «Occorre un testo unico sulla ricostruzione», ha chiarito il premier. «Occorre rinforzare gli uffici che stanno esaminando le pratiche», ha proseguito, spiegando che «abbiamo un progetto – attraverso l’autocertificazione e controlli successivi – per velocizzare tutto». «I cittadini hanno ragione», ha detto rispetto alle polemiche sui ritardi. «Tornerò – ha assicurato -, datemi un paio di settimane per realizzare tutte queste proposte». Conte ha anche precisato di non essersi mai sottratto al confronto con nessun cittadino interessato dai terremoti e ha chiarito che «non sono scappato davanti a nessuno» e che «se mi devo prendere degli insulti per il mio operato me li prendo perché i cittadini vengono prima di tutto, soprattutto quelli sofferenti. Ma di insulti non li ho mai ricevuti a differenza di quello che è stato detto».

«Per Alitalia è una situazione complicata, non lo nascondiamo. Faremo il possibile per assicurare alla compagnia di bandiera di poter rivolare ad ali spiegate», ha detto ancora Conte parlando ai giornalisti ad Assisi. «Non è tanto il fatto di salvare una compagnia in sé, con il problema occupazionale, ma il fatto di rilanciare un asset strategico anche per il trasporto intermodale per quanto riguarda il turismo», ha proseguito il premier, spiegando che «non si tratta di mediare» tra le posizioni emerse tra i soci «ma di fare un’operazione che vogliamo fortemente caratterizzata sul piano industriale». «Non mi permetto di valutare ricatto o non ricatto», ha aggiunto Conte, secondo cui «il governo è stato molto chiaro sin dall’inizio: Alitalia è una questione, Autostrade e il procedimento amministrativo che è già in corso da tempo è altra questione». «La commistione tra i due piani per noi è inaccettabile», ha precisato il premier.