Italia

Corte europea: Italia recuperi Ici non versata da enti non commerciali

La Corte di giustizia dell’Unione europea, riunitasi in Grande Chambre, annulla la decisione con cui la Commissione ha rinunciato a ordinare il recupero di aiuti illegali concessi dall’Italia sotto forma di esenzione dall’imposta comunale sugli immobili (Ici).

Con sentenza odierna, i giudici di Lussemburgo annullano la decisione della Commissione del 19 dicembre 2012 e la sentenza del Tribunale Ue del 2016 che avevano sancito «l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative» nei confronti degli enti non commerciali, come scuole, cliniche e alberghi, tra i quali quelli appartenenti a confessioni religiose riconosciute dallo Stato italiano (quindi anche alla Chiesa cattolica, ma non solo) sia quelli legati al no profit. I giudici hanno ritenuto che tali circostanze costituiscano mere «difficoltà interne» all’Italia.

A presentare ricorso alla Corte di giustizia sono stati l’istituto d’insegnamento privato Scuola elementare Maria Montessori e Pietro Ferracci, proprietario di un «bed & breakfast», chiedendo al Tribunale Ue di annullare la decisione della Commissione sostenendo che, si legge in un comunicato della Corte, «tale decisione li ha posti in una situazione di svantaggio concorrenziale rispetto agli enti ecclesiastici o religiosi situati nelle immediate vicinanze che esercitavano attività simili alle loro e potevano beneficiare delle esenzioni fiscali in questione». La Corte di giustizia ha ritenuto invece legittime le esenzioni dall’Imu, l’imposta succeduta all’Ici, introdotte dal governo Monti, anch’esse oggetto di contestazione da parte dei ricorrenti.

«Le attività sociali svolte dalla Chiesa cattolica trovano anche in questa sentenza un adeguato riconoscimento da parte della Corte di Giustizia Europea. La Corte, infatti, conferma la legittimità dell’Imu – introdotta nel 2012 – che prevede l’esenzione dell’imposta, quando le attività sono svolte in modalità non commerciale, quindi senza lucro». Così commenta mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, che entra quindi nel merito della sentenza con cui la stessa Corte annulla la decisione della Commissione, che rinunciava a ordinare il recupero di aiuti concessi dall’Italia sotto forma di esenzione dall’imposta comunale sugli immobili: «La sentenza odierna rileva che la Commissione avrebbe dovuto condurre una verifica più minuziosa circa l’effettiva impossibilità dello Stato italiano di recuperare le somme eventualmente dovute nel periodo 2006-2011».

«Le attività potenzialmente coinvolte sono numerose – aggiunge mons. Russo – e spaziano da quelle assistenziali e sanitarie a quelle culturali e formative; attività, tra l’altro, che non riguardano semplicemente gli enti della Chiesa». «Abbiamo ripetuto più volte in questi anni che chi svolge un’attività in forma commerciale ­ ad esempio, di tipo alberghiero ­ è tenuto, come tutti, a pagare i tributi. Senza eccezione e senza sconti. Detto questo, è necessario distinguere la natura e le modalità con cui le attività sono condotte», conclude il vescovo. «Una diversa interpretazione, oltre che essere sbagliata, comprometterebbe tutta una serie di servizi, che vanno a favore dell’intera collettività».