Italia

Costalli (Mcl), «povertà e disuguaglianze hanno creato rabbia sociale e ondata di antipolitica»

«Questi lunghi anni di crisi economica hanno fatto crescere nel nostro Paese le disuguaglianze e la forbice sociale si è drasticamente allargata facendo registrare un aumento dei casi di povertà assoluta e di emarginazione sociale. L’aggravarsi di questo divario ha gravemente penalizzato i giovani, le regioni del Sud e gli over 55». È la fotografia dell’Italia che ha offerto, oggi, Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), introducendo il tema del Seminario nazionale di studi e formazione «I corpi intermedi e la sfida al populismo e alla tecnocrazia», iniziato oggi a Senigallia.

«In questo lungo arco di tempo le disuguaglianze e la precarietà del lavoro hanno finito, poi, per mettere anche i cittadini e i gruppi sociali gli uni contro gli altri. Per questo una delle priorità del momento in cui viviamo è proprio quella di recuperare la coesione sociale fra tutte le componenti della società, dobbiamo impegnarci per promuovere la formazione, alimentare la cittadinanza attiva e ridurre le disuguaglianze», ha sottolineato Costalli, evidenziando che la coesione sociale «è strettamente legata all’inclusione sociale, perché se non si riesce a garantire a tutti i cittadini l’accesso alle risorse di base, ai servizi sociali, al mercato del lavoro e ai diritti necessari per partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale della società in cui vivono questo si traduce in povertà e disuguaglianze che, come abbiamo visto, producono fenomeni di rabbia sociale», definita «il male del secolo» e che «ha generato l’ondata dell’antipolitica. Un’ondata che la politica, in evidente crisi, non ha saputo contrastare».

Per il presidente di Mcl, «ci si preoccupa tanto dello spread e si considera la rabbia sociale soltanto un fenomeno marginale senza cogliere però un aspetto fondamentale del problema: la società deve tenere nello stesso conto le leggi economiche e le dinamiche sociali da esse provocate. L’inclusione sociale è un qualcosa che va oltre le sole politiche sociali: è la prospettiva stessa del nostro vivere in società, l’aspetto che continuamente ci ricorda il motivo ultimo per cui esiste la comunità politica. In essa trova spazio tutta la riflessione della Dottrina sociale della Chiesa sulla solidarietà e il bene comune».

«Nella storia del nostro Paese – ha detto ancora Costalli – i corpi intermedi hanno sempre avuto un ruolo fondamentale per favorire la coesione sociale e per dare vita ai concetti di sussidiarietà, solidarietà e bene comune», ma negli ultimi anni «sono finiti sotto tiro, la disintermediazione ha colpito al cuore questo sistema, anche in un Paese come l’Italia che ha sempre potuto vantare una presenza e una vivacità della società civile e un suo protagonismo politico, superiore per numeri e per qualità rispetto ad altri Paesi europei». 

Per Costalli, oggi «i poli di riferimento non sono più lo Stato e il cittadino, ma lo spazio dei flussi e le moltitudini di utenti/clienti. Le tecnologie hanno determinato questa trasformazione, ma la disintermediazione prima che un prodotto tecnologico è un progetto politico-sociale». Alla potenza dei flussi «corrisponde, apparentemente, la liquefazione della società. L’individualismo sbriciola la comunità in componenti sempre più piccole ed ha come orizzonte finale la ‘riduzione al singolo individuo’. Questa è la grande questione dell’essere corpo intermedio nella società liquida, dove massima è la potenza dei mezzi e scarsi sono gli obiettivi». Di qui l’avvertimento: «Senza un forte pensiero di libertà e senza una critica matura verso le promesse di una società accelerata e dell’innovazione come fine, non sarà facile fare i conti con la frammentazione sociale». Infatti, «la società che chiamiamo ‘liquida’ esalta e tutela le esigenze, le aspirazioni, ma anche le incertezze e le patologie dell’individuo, purché, appunto, il tutto resti liquido».

L’importanza dei corpi intermedi, invece, «risiede proprio nell’affermazione della centralità della persona in quanto tale e non come semplice individuo. La differenza tra individuo e persona si basa sul fatto che, mentre l’individuo è solo, la persona risulta essere luogo di relazioni. Rendere effettivo il passaggio da individuo a persona è la caratteristica più alta ed essenziale dei corpi intermedi».

«I corpi intermedi – ha proseguito il presidente Mcl – restano centrali, oggi più di ieri, per garantire un sistema democratico, sia perché sono lo strumento che unisce trasparenza e qualità della rappresentanza sia perché sono la cura democratica alle tendenze neo-plebiscitarie che aleggiano sempre più nel nostro Paese. Nelle decisioni politiche prescindere dai meccanismi della rappresentanza, e dal concorso plurale dei corpi intermedi, rischia di minare pericolosamente le basi della nostra democrazia, che non può essere consegnata a distorte concezioni di gestione diretta, telematica o a leadership costruite al di fuori del circuito della rappresentanza democratica». 

Secondo il presidente di Mcl, «in questo momento, io credo che non sia solo il populismo a minacciare la nostra democrazia, piuttosto la vera minaccia è iniziata con la delegittimazione dei corpi intermedi. La democrazia, e il nostro Paese in particolare, hanno ancora bisogno della società civile organizzata. Rivitalizzare i corpi intermedi significa ridare ossigeno alla democrazia, che non può prescindere dai concetti di pluralismo, di sussidiarietà, di partecipazione popolare».

Secondo Costalli, «diventa sempre più urgente riannodare i fili di questa società disgregata e in profonda crisi valoriale, una crisi valoriale che è strettamente collegata anche alla crisi economica. Una situazione così critica come quella in cui ci troviamo oggi – sfiducia nei partiti, leaders improvvisati, astensionismo in crescita – va arginata e noi siamo chiamati ad una grande responsabilità: dobbiamo contrastare l’ondata dell’antipolitica ed impegnarci a far uscire la politica dalla palude in cui è sprofondata per ricostruire un tessuto sociale sano, fondato su valori condivisi, ed in cui la politica rimetta al centro del dibattito la persona umana e il perseguimento di un autentico bene comune».

Un ruolo spetta anche ai cattolici: «Come cattolici, non possiamo esimerci dall’indicare un percorso da cui ripartire con un impegno concreto e costante. I corpi intermedi devono assumersi le loro responsabilità, incrementare il confronto e la partecipazione. E se negli ultimi anni hanno subito un organico progetto di destrutturazione, occorre invertire questa rotta e riconoscerne l’importanza perché da sempre rappresentano un valore aggiunto per la democrazia e per il bene comune dell’Italia ed un prezioso collante per la società. E, se riformati – perché molti devono essere riformati – possono svolgere un ruolo importante per il futuro del nostro Paese».