Italia

Covid-19: De Robertis (Migrantes), “non dimenticare le fasce più vulnerabili, chi vive alla giornata”

Con l’auspicio che i Comuni, coinvolti negli ultimi provvedimenti governativi per le persone più in difficoltà, “facciano arrivare gli aiuti a tutti, soprattutto a coloro che sono nell’impossibilità di avere altre fonti di reddito e vivono alla giornata”. A parlare al Sir è don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes. A livello nazionale e diocesano arrivano molte richieste, soprattutto dalle famiglie di circensi, giostrai e rom, “che hanno difficoltà addirittura a reperire cibo – racconta don De Robertis -. Devono far fronte al necessario per le famiglie e dare da mangiare agli animali. Alcuni immigrati non possono pagare gli affitti di casa. È una situazione pesante”. A Torino, inoltre, l’amministrazione ha chiesto alla Fondazione Migrantes un elenco dei cimiteri non cattolici. “Questo vuol dire che ci sono morti per il coronavirus anche tra gli stranieri”, dice. “Tra il personale paramedico tanti sono stranieri”, ricorda don De Robertis, e “molti stanno dando un grande contributo accanto ai nostri anziani”. “In questi giorni – afferma – ci stiamo rendendo conto che l’Italia potrà farcela solo se lavoriamo tutti insieme per il benessere del Paese, indipendentemente dalla provenienza. Stiamo riscoprendo che non esiste un ‘noi’ e un ‘loro’. Spero che questa consapevolezza non venga meno al termine dell’emergenza”. Finora le misure per prevenire il contagio nei campi rom sono state “molto labili”, osserva il direttore della Migrantes: “In alcuni comuni si sono limitati a dire: andate alle Caritas. Ma nei campi si vive in spazi ristretti, in promiscuità, non c’è acqua”. “Noi speriamo che l’ultimo provvedimento del premier Conte possa arrivare un po’ a tutti – dichiara  -. Però bisognerebbe andare a vedere cosa sta accadendo nei vari comuni”. Tra le amministrazioni virtuose don De Robertis cita Bari, che ha mandato un camion con generi di prima necessità al campo rom. Una situazione ad alto rischio – ricorda – è quella nei grandi centri di accoglienza o di rimpatrio –  dove sono accolti o rinchiusi gli immigrati: “Lì sono in condizioni assolutamente non idonee a contenere il contagio. Ci sono camerate, pochi bagni. Questo può diventare un pericolo per tutti”.