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Covid-19: Uecoop, “spinge lavoro on line in 8 imprese su 10”

È quanto emerge dall’indagine realizzata a livello nazionale dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su come cambia il lavoro nelle imprese con la pandemia e sulle prospettive per il prossimo futuro in occasione dell’incontro on line “Covid, il lavoro 4.0 in Italia” per la nuova piattaforma digitale delle cooperative. “Per più di 1/3 delle realtà interpellate (37%) la rivoluzione digitale spinta dal Covid ha investito le aziende in maniera consistente mentre il 21% delle aziende, in particolare quelle che si occupano di servizi esterni e logistica alle imprese, non ha registrato – rileva Uecoop – un aumento significativo nell’utilizzo dei nuovi attrezzi di lavoro offerti dalla tecnologia 4.0 nelle ore di lavoro”.

“Con le limitazioni a spostamenti e contatti imposti dalla pandemia – continua Uecoop – lo smart working ha riguardato 4 imprese su 10 (41%) con un incidenza molto variabile a seconda del settore considerato, dell’impego di personale esterno con funzioni manuali e della possibilità di delocalizzare fra le mura domestiche dei dipendenti una parte dell’attività”. In questo contesto “1/3 delle aziende (33%) ha applicato lo smart working in meno del 10% dell’attività, il 42% delle realtà che sono arrivate a coprire on line fino alla metà del lavoro mentre per 1 impresa su 4 (25%) lo smart working oscilla dal 50 a più del 90% delle attività quotidiane”.

Uecoop evidenzia che “lo smartphone è fra i dispositivi più diffusi per la nuova gestione del lavoro e viene considerato uno strumento professionale dal 90% delle realtà imprenditoriali, adoperato più di 6 volte su 10 (63%) per contatti via mail o telefonici, viene sfruttato per ricerca e raccolta dati in più di un’occasione su 5 (22%), mentre solo nel 15% dei casi serve per collegamenti telematici per l’utilizzo di attrezzature a distanza, da allarmi a macchinari fino a computer”. La digitalizzazione è indicata dal 44% delle aziende come una delle priorità di investimento delle aziende nei prossimi due anni spiega Uecoop su dati del Politecnico di Milano.

“L’utilizzo in grande stile delle tecnologie informatiche in azienda presenta però anche dei problemi, il principale dei quali viene individuato nell’aggiornamento e nella capacità del personale (33%) seguito – conclude l’indagine di Uecoop – dal costo di attrezzature e programmi (29%), dalla mancanza di una rete a banda larga per il passaggio dei dati (22%) fino al rischio di perdita di dati e di informazione di archivio (16%)”.

Un italiano su 4 in smart working nel 2021

“Smart working per quasi 1 lavoratore su 4 (24%) nel 2021 con oltre 5 milioni collegati all’ufficio dalla cucina, dal salotto, dallo studio o dalla camera da letto di casa, con computer, webcamera e linea Internet più o meno potente”.

“Il lavoro agile ha però molte sfumature – evidenzia Uecoop – che vanno dall’orario alle difficoltà di connessione, dalla produttività fino alla possibilità di concentrarsi in un ambiente domestico dove magari ci sono altri familiari o bambini. Sono tutte variabili che possono influire, in maniera positiva o negativa, sul risultato finale della giornata di lavoro”.

Inoltre, “non sempre la dotazione tecnologica dei dipendenti a casa è adeguata al nuovo smart working con 7 imprese su 10 (69%) che hanno dovuto integrare la strumentazione e i sistemi di collegamento da remoto mentre più di 1 lavoratore su 3 (38%) è stato autorizzato a usare i propri dispositivi personali”, spiega Uecoop su dati Politecnico di Milano. Secondo l’Osservatorio Nomisma-Crif “The World after lockdown” “la maggioranza degli smart workers utilizza prevalentemente il proprio pc (75%)”.

Per il 17% dei lavoratori il risparmio economico e di tempo generato dal mancato spostamento sono stati i “principali vantaggi dello smart working”, per un altro 13% i lati positivi risiedono semplicemente “nell’avere più tempo libero a disposizione per i propri hobby o per la famiglia”. Altri elementi particolarmente apprezzati ricadono nella sfera “manageriale”: maggiore autonomia (14%) e flessibilità (12%) nella gestione dei carichi di lavoro.

Oltre a registrare un miglioramento dei risultati professionali secondo 3 addetti su 4 (76%), lo smart working, dice Uecoop, “ha permesso a una fascia di lavoratori di recuperare il tempo perso negli spostamenti fra casa e lavoro, facendo risparmiare risorse alle famiglie anche sulla spesa per la pausa pranzo e per l’abbigliamento”. Sul fronte delle imprese “uno dei problemi principali riguarda la distribuzione dei carichi di lavoro e, in parte, anche un parziale gap di competenza digitale dei propri dipendenti”.

La pandemia, con le necessarie misure anti contagio, ha cambiato per sempre una parte del mondo del lavoro che se da un lato è diventato più snello e meno burocratico, dall’altro – sottolinea Uecoop – aumenta il rischio di isolamento del dipendente, di indebolimento dei rapporti all’interno degli stessi team di lavoro e di una riduzione degli interscambi di idee e confronti che sono spesso alla base del conseguimento dei risultati finali di un’azienda”. Per Uecoop, “la sfida è proprio quella di coniugare smart working e lavoro ‘tradizionale’ in soluzioni che inglobino il meglio di entrambi i sistemi”.