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DETENUTI CHEF E VOLTERRA APRE CARCERE PER CENE SOLIDALI

Un ristorante in piena regola, posti per almeno 100 commensali, all’interno di una suggestiva fortezza medicea sulle colline pisane. Niente di anomalo, se non fosse che il luogo in questione è il carcere di Volterra. Per quattro sere la casa di reclusione si aprirà al pubblico per cene preparate e servite da un gruppo di detenuti. Il ricavato finanzierà alcuni progetti di solidarietà nel sud del mondo. E’l’iniziativa ‘Cene galeotte’, promossa da Unicoop Firenze insieme a Slow Food, alla casa di reclusione e alla Fisar, la federazione italiana sonmmelier, e presentata a Firenze, tra gli altri, da Claudio Vanni di Unicoop, Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale della Toscana, e Maria Grazia Giampiccolo, direttrice del carcere di Volterra.

La prima cena è fissata per il 23 marzo e sarà a base di selvaggina. Il ricavato – ogni cena costa 25 euro – sarà devoluto in favore di progetti nell’ambito della campagna di solidarietà ‘Il cuore si scioglie’. Le cene proseguiranno poi il 13 aprile (piatti a base di pesce), il 18 maggio (menù vegetariano) e il 22 giugno (carne). Cuochi e maitre saranno alcuni reclusi, di età compresa tra 30 e 40 anni, italiani e stranieri.

“Siamo felici – racconta a nome anche degli altri un detenuto di nome Adamo, emozionato e vestito, per l’occasione, con giacca e cravatta eleganti – di essere per una sera a contatto con le persone di ‘fuori’ e della fiducia che ci viene accordata”. La casa di reclusione pisana, che ospita 160 detenuti che devono scontare condanne lunghe ed è già nota per gli spettacoli teatrali della ‘Compagnia della Fortezza’, è una fortezza medicea arroccata su una collina che domina Volterra. Il nome, ‘Maschio’, deriva da quello di una sua torre.

Le cene si svolgeranno dentro una vecchia cappella non più adibita a culto. I detenuti, per prepararsi, hanno seguito corsi e laboratori. Grazie a queste ‘cene’, due di loro, una volta scontata la pena, hanno trovato lavoro in due ristoranti di Volterra. “Di solito – spiega Giampiccolo – i detenuti sono destinatari dei servizi sociali e assistenziali, ma per una volta sono loro i protagonisti, sono loro che operano in favore dei più poveri del mondo”. “Il progetto – continua – nasce proprio per contribuire a inserire questi uomini nel mondo esterno, per accrescere la loro professionalità e anche per aprire le mura del carcere alla città”. (ANSA).