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DOSSIER CARITAS-MIGRANTES, PITTAU: IMMIGRAZIONE NON È SINONIMO DI DELINQUENZA

“Le statistiche criminali, utilizzate in maniera impropria, rischiano di trasformare un grande fatto sociale come l’immigrazione in un fenomeno delinquenziale. Il Dossier ha sempre ribadito che la devianza è qualcosa di estremamente grave e che vi è implicato un numero elevato di cittadini stranieri, senza però cadere in conclusioni infondate”. Lo ha detto questa mattina Franco Pittau, coordinatore del Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes in occasione della presentazione del volume. Anche tra gli immigrati non mancano gli autori di crimini e reati, ma immigrazione “non è sinonimo di delinquenza”: delle 130.148 denunce presentate contro cittadini stranieri nel 2005, solo un quinto riguarda gli immigrati regolari. L’analisi congiunta delle statistiche giudiziarie e penitenziarie relative agli anni Duemila – spiega Pittau – ha portato il Dossier a concludere che “gli immigrati regolari hanno all’incirca lo stesso tasso di devianza degli italiani; gli addebiti giudiziari sono più ricorrenti per gli immigrati che si trovano in situazione irregolare, senza peraltro che essi debbano essere trasformati per principio in delinquenti; la maggiore preoccupazione va riferita alle ‘mele marce’ delle diverse collettività immigrate e alla criminalità straniera organizzata straniera, che sta prendendo piede anche in collaborazione con le organizzazioni malavitose locali”. Il numero degli immigrati e il ritmo della loro crescita – ha spiegato Pittau – “impongono che le procedure burocratiche per il soggiorno siano più agibili”. Attualmente i termini di legge costituiscono un “diritto di carta” e, “non essendo rispettati, sono di grave pregiudizio nell’educazione alla legalità e nel perseguimento di una strategia concreta di accoglienza. L’acquisizione dei documenti necessari per il disbrigo delle pratiche è diventata una sorta di corsa a ostacoli, costosa in termini di tempo e di soldi”. Pittau ricorda che nel mese di dicembre 2007, a fronte di una quota di 170.000 lavoratori, sono state presentate 741.000 domande: più di mezzo milione di persone fuori quota. La proposta, “finora inascoltata, di reintrodurre la venuta per la ricerca del posto di lavoro, secondo le forze sociali e gli studiosi, aiuterebbe a rispondere sia alle esigenze dei controlli di polizia che alla flessibilità dell’incontro tra domanda e offerta”.

“Nella lunga storia del nostro esodo nel mondo abbiamo conosciuto chiusure, disprezzo e umiliazioni che non abbiamo ritenuto giuste e che sono state causa di tante sofferenze; così come abbiamo avuto modo di apprezzare, in altre occasioni, la predisposizione all’accoglienza di diversi paesi e tante persone. Con i nostri flussi di massa abbiamo posto non pochi problemi, ma ancora di più sono stati i problemi che abbiamo contribuito a risolvere, creando benessere e sviluppo”. Lo ha detto questa mattina mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Migrantes, in occasione della presentazione del Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes. “Cerchiamo, perciò – ha aggiunto – di non essere un paese immemore e di fare frutto delle indicazioni che ci vengono da un secolo e mezzo di esperienza come immigrati noi stessi. La questione non è di trascurare la legalità – richiesta mai da noi avanzata – ma di non abdicare all’accoglienza e al rispetto dello straniero”. Il futuro dell’Italia – spiegano Caritas e Migrantes – “non è realisticamente immaginabile senza gli immigrati”: a metà secolo gli stranieri oscilleranno tra gli 8,9 milioni a 12, milioni con un incidenza tra il 16% e il 18% sui residenti.

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