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Debito dei paesi poveri, cancellazioni tardive

di Riccardo Moro Per qualcuno dei tanti che si sono lasciati entusiasmare durante il Giubileo dalla domanda di cancellare il debito dei paesi del Sud del mondo l’annuncio di sabato 10 giugno può aver suscitato gioia e soddisfazione. I ministri del G7 riuniti a Londra hanno annunciato con toni enfatici che avevano cancellato il debito, giudicando la decisione “storica” e “di portata epocale”. Altri però saranno rimasti disorientati. Ma come? Non era già stato cancellato? Non era stata già annunciata più volte la cancellazione?

Il disorientamento è legittimo ed è utile fare chiarezza intorno alla decisione che i sette hanno assunto. Con la pressione delle campagne giubilari, alimentate dall’esigente appello del Papa, la comunità internazionale avviò la cosiddetta iniziativa Hipc (Heavily Indebted Poor Countries). Essa riguarda una quarantina di Paesi, poco più della metà di quelli a basso reddito. Per i Paesi ammissibili all’iniziativa essa prevede un percorso con una riduzione iniziale del debito e una successiva cancellazione. Oggi la prima è stata raggiunta da 9 Paesi, 18 hanno ottenuto la seconda e gli altri sono tuttora in attesa.

Ad oggi, però, nonostante i documenti del 1999-2000 non distinguessero in modo formale tra debito multilaterale (dovuto alle istituzioni internazionali come Banca mondiale e Fondo monetario internazionale) e debito bilaterale, le cancellazioni hanno riguardato solo quest’ultimo, in pratica quello dovuto dai Paesi debitori ai singoli governi dei Paesi ricchi.

La decisione di Londra ribadisce la volontà di cancellare il debito multilaterale, in p articolare verso Banca mondiale, Fondo monetario e Banca africana di sviluppo. È una decisione importante, non c’è dubbio, soprattutto se si pensa alla fatica di ottenere il consenso di Germania, Francia, Giappone e Stati Uniti. Ma è una decisione che si limita a realizzare quanto era stato già annunciato cinque anni fa.

Se poi si osservano più in dettaglio i termini dell’annuncio si vede che le cancellazioni riguardano solo alcuni Paesi. Nonostante la proposta iniziale della Gran Bretagna chiedesse di cancellare il debito multilaterale a tutti i Paesi a basso reddito, i sette hanno concordato di applicare la cancellazione solo ai Paesi che concludono l’iniziativa Hipc. Dunque beneficeranno della decisione subito 18 Paesi e successivamente i 9 che hanno l’iniziativa in corso. Per gli altri 11 attuali candidati a Hipc si dovrà aspettare. Per i Paesi a basso reddito non Hipc, una trentina circa, che hanno un debito e condizioni economiche che pesano troppo gravemente sulla vulnerabilità dei cittadini, nemmeno una parola.

Si guardi poi alle cifre effettivamente liberate. Se si cancellasse subito il debito di tutti i Paesi Hipc (e come spiegato così non sarà), si annullerà un capitale di circa 55 miliardi di dollari, che origina ogni anno una cifra inferiore a due miliardi di pagamenti per il servizio del debito, cioè per interessi e rate di restituzioni annue. L’effettivo alleggerimento del peso del debito dunque per i Paesi è di meno di due miliardi di dollari, quelli che avrebbero pagato e che ora rimangono disponibili per la lotta alla povertà. Questa cifra è apparentemente considerevole, ma va confrontata con il fabbisogno reale. L’insieme di tutti i Paesi ricchi ha offerto l’anno scorso in aiuti 78 miliardi di dollari e le Nazioni Unite stimano che per raggiungere gli Ob biettivi di sviluppo del Millennio questa cifra non basta e che occorra aumentarla di almeno 50 miliardi di dollari l’anno. I termini veri del problema sono questi: ne occorrono 50 e ne sono stai liberati meno di due.

È per questo che abbiamo provato perplessità sentendo l’enfasi dei ministri. Certo la decisione presa era necessaria, ma una assunzione di responsabilità autentica richiede altra sostanza e altro linguaggio. Vestiamo con disagio i panni degli eterni scontenti e per questo lo diciamo sorridendo e senza voler mancare di rispetto, ma sentendo parlare di “decisione storica” ci sono venute in mente le parole di Totò…

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