Italia

Dehoniani, nove licenziamenti al Ced di Bologna. Lavoratori in sciopero

Agli esuberi, fanno sapere i rappresentanti sindacali dei lavoratori, si arriverebbe «tramite l’apertura di una procedura di mobilità», con una possibile «cassa integrazione a zero ore». Ma i lavoratori del Ced, che hanno già in corso un contratto di solidarietà e avevano chiesto un «percorso di risanamento» con «cassa integrazione straordinaria» e «possibili prepensionamenti nel corso del biennio 2016-2017», non ci stanno e «hanno immediatamente dichiarato una giornata di sciopero», cui farà seguito una manifestazione, il 15 settembre, davanti alla sede della Provincia dehoniana dell’Italia settentrionale (a Bologna, in via Scipione dal Ferro). Già «in data 11 febbraio 2015 – ricorda il sindacato – era stato sottoscritto un accordo-ponte, proprio per rispondere alla crisi già conclamata; accordo che ha previsto l’apertura di un contratto di solidarietà e la rinuncia temporanea da parte dei lavoratori a una parte pesante della loro retribuzione di secondo livello».

Secondo i lavoratori «la scelta aziendale di comunicare la chiusura delle maggiori riviste storiche del Centro – riporta una nota delle rappresentanze sindacali unitarie – viene ritenuta controproducente, sia rispetto alla missione del Ced, sia rispetto all’immagine che ha da sempre trainato anche gli altri ambiti editoriali dell’azienda». Inoltre, denunciano come il Centro venga «a caricarsi di costi e debiti anche di società collegate (i cui lavoratori peraltro ne hanno già pagato e stanno pagando il costo), senza che sia stato possibile affrontare organicamente e unitariamente questa situazione». Il riferimento è alle gravi difficoltà che sta affrontando il comparto distributivo, attualmente gestito da Proliber (che ha recentemente chiuso i centri di distribuzione di Padova, Bologna e Milano). Infine, esprimono «il più profondo sconcerto nel prendere atto che il rifiuto opposto dall’azienda alle loro proposte colpisce un delicatissimo profilo etico», ritenendo «che tutti debbano farsi carico di uno sforzo di risanamento equo e condiviso» e considerando «immorale individuare come capro espiatorio solo alcuni lavoratori». I nove esuberi andrebbero infatti al di là del personale assunto nelle riviste che verranno chiuse.