Italia

Dolore e commozione per il volontario italiano ucciso a Gaza

È finita in tragedia l’avventura di Vittorio Arrigoni, l’attivista filopalestinese italiano, 36 anni, rapito ieri mattina nella Striscia di Gaza da un commando ultra-estremista salafita. Il suo corpo è stato trovato strangolato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas, a conclusione di un’irruzione notturna e prima della scadenza dell’ultimatum, che chiedeva il rilascio dei loro “confratelli” detenuti. Il suo corpo resta per il momento a Gaza – all’ospedale Shifa, lo stesso luogo in cui era solito accompagnare ambulanze con i feriti ai tempi dell’offensiva israeliana “Piombo Fuso” di due anni fa – in attesa che domenica venga riaperto il valico di Erez fra Gaza e Israele. La sua uccisione è stata condannata in termini molto duri sia da Hamas sia dai moderati dell’Autorità nazionale palestinese (Anp#. Arrigoni amava concludere i suoi articoli e reportage con la frase: “Restiamo umani”. Tante le reazioni commosse, ne riportiamo alcune.

Il parroco di Bulciago. Nel piccolo paese di Bulciago, in provincia di Lecco, prevale “l’ammirazione per chi si è giocato fino in fondo per le idee in cui credeva. E per queste idee ha perso la vita”. A parlare è don Fabrizio Crotta, parroco di Bulciago, il paese dove è nato e dove vive la famiglia di Vittorio Arrigoni. Appena appresa la notizia, don Crotta si è recato dalla famiglia #la madre di Arrigoni è Egidia Beretta, sindaco del paese): “Entrambi i suoi genitori erano già preparati a un’eventualità del genere – come riferito dal portale della diocesi ambrosiana chiesadimilano.it –, perché negli ultimi anni Vittorio più volte si è trovato a vivere situazioni in cui era in pericolo la sua stessa vita. Eppure una morte così improvvisa, assurda, non se l’attendevano nemmeno loro. Si aspettavano, tra l’altro, che avvenisse per mano israeliana, visto che Vittorio ‘parteggiava’ per i palestinesi…”.

Acli, “sconcerto” e “dolore”. “Ancora una volta violenza e fanatismo si accaniscono su chi porta avanti le ragioni della pace e della convivenza”, afferma Paola Villa, presidente di Ipsia, la Ong delle Acli. “Profondo è il nostro sconcerto e il dolore per l’uccisione di un giovane che con la sua tensione ideale e il suo spendersi per i più deboli ha portato alto il nome dell’Italia. Il volontariato e la cooperazione internazionale presidiano territori spesso abbandonati o dimenticati”. Ma il volontariato, aggiunge, “purtroppo non può supplire ai compiti della politica e della diplomazia, che oggi debbono urgentemente riprendere in mano la situazione prima che tornino a prevalere le ragioni delle armi e della guerra”.

Tavola della pace, “uomo buono e generoso”. “L’assurda e atroce uccisione di Arrigoni ci lascia sgomenti. Per alcuni era un pazzo, per altri un estremista, per altri ancora un eroe, un sognatore, un idealista. Per noi era un uomo buono e generoso. Di fronte alla guerra e all’ingiustizia che sta violentando il mondo, Vittorio aveva messo in gioco la sua vita e l’ha persa. L’aveva fatto per reagire alla tanta, troppa indifferenza che circonda tante tragedie umane come quella dei palestinesi di Gaza”. È il commento di Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. Arrigoni, prosegue Lotti, voleva “rompere il silenzio complice di tanta informazione e l’imperdonabile assopimento della coscienza civile”.

Pax Christi, “la gente di Palestina non dimenticherà”. “Non ce ne andremo, Vittorio caro! Non ce ne andremo, perché riteniamo essenziale la nostra presenza di testimoni oculari dei crimini contro l’inerme popolazione civile ora per ora, minuto per minuto”. Queste le parole di don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia. “Sei rimasto con gli ultimi, caro Vittorio, e i tuoi occhi sono stati chiusi da un odio assurdo – afferma don Capovilla –, così in contrasto, così lontano dall’affetto e dalla solidarietà della gente di Gaza”: “Immaginiamo i tuoi amici e compagni palestinesi ancora una volta inermi, ancora una volta senza una voce che porti fuori da quella grande prigione la loro disperazione, testimonianza della loro umanità ferita e umiliata. La tua gente di Palestina non dimenticherà il tuo amore per lei”.

Cipsi e Chiama l’Africa, “un esempio per tutti noi”. “Vittorio è un esempio per tutti noi, per la sua umanità e la sua lucidità nelle analisi”, commenta Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione Cipsi. “Vittorio ci ha insegnato e trasmesso la passione per i più sfruttati – ricorda Eugenio Melandri, coordinatore di ChiAma l’Africa – per le situazioni dove i diritti umani sono calpestati. Non solo in Palestina, anche nella Repubblica democratica del Congo. Per raccontare, certo, ma soprattutto per stare accanto, per vivere concretamente la solidarietà. Mi pare debba essere annoverato fra coloro che, pur di difendere sempre e comunque i diritti offesi, è stato disposto a donare la vita. A tutti noi ora il compito di seguirlo sulla strada non della vendetta, ma del perdono”.