Italia

Don Soddu (Caritas), su migranti e Ong in corso isteria collettiva, minacce, intimidazioni e fake news

«Il Paese sembra aver perso la bussola in preda ad una sorta di isteria collettiva, che va compresa e non stigmatizzata. Siamo molto preoccupati per la costruzione di tanti luoghi comuni, voci, minacce e intimidazioni contro i richiedenti asilo, i migranti e le Ong, dipinte come il nemico numero 1». È l’allarme lanciato oggi a Roma da mons. Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, durante la presentazione del Rapporto immigrazione curato da Caritas e Migrantes, intitolato «Un nuovo linguaggio per le migrazioni».

«Il bene comune e la solidarietà, valori che dovrebbero essere alla base della politica e della costruzione di un Paese, vengono invece messi in discussione – ha osservato mons. Francesco Soddu -. È difficile contare quante parole d’odio vengono dette in Europa e in America, mentre il dibattito è alimentato da una narrazione distorta». Mons. Soddu ha anche criticato la testata che ha diffuso una notizia secondo cui la Caritas, con l’accoglienza dei profughi della nave Diciotti, avrebbe incassato 1,8 miliardi di euro. «Sono numeri al lotto – ha precisato – il cui unico fine è screditare il lavoro dei volontari. In questo modo si stanno gettando le basi di una società dell’esclusione fondata sulla fake news».

«Dire che i migranti muoiono in mare a causa dei trafficanti e non dire che muoiono anche per la mancanza di un dispositivo di salvataggio è una mezza verità – ha sottolineato il direttore di Caritas italiana -. Come pure è una mezza verità dire che le realtà che lavorano nell’accoglienza lucrano sui migranti, mentre solo una piccola parte delle cooperative sono state indagate e condannate». Sull’immigrazione, ha ribadito, «c’è un approccio a bassa programmazione centrato sulle emergenze, per cui il faro dei media viene acceso solo in caso di aggressioni, proteste. Questo distoglie dai nodi veri, che rimangono insoluti e lontani dal bene comune». Per cui «bisogna contrastare questa deriva culturale con tutti gli strumenti utili».

Anche mons. Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidente della Fondazione Migrantes, ha notato quanto in questo momento sia «in corso un abbrutimento del linguaggio che non permette di risolvere i problemi. Il linguaggio, che dovrebbe servire per dialogare e confrontarsi, diventa invece un mezzo per creare profonde divisioni nella società».

«Al di là del fatto che la revoca della cittadinanza per chi ha commesso reati solleva dubbi di anticostituzionalità, la responsabilità di quanto sta accadendo non è solo di chi ha firmato oggi il decreto Salvini ma anche di chi, durante la scorsa legislatura, aveva la possibilità di approvare la legge e non l’ha fatto», ha affermato Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, durante la presentazione del Rapporto. Secondo i dati del rapporto illustrati da Simone Varisco, della Fondazione Migrantes, negli ultimi tre anni l’Italia risulta «ancora al primo posto tra i Paesi Ue per numero di acquisizioni di cittadinanza». Ma se nel 2016 sono state oltre 201.000, al 31 dicembre 2017 le acquisizioni di cittadinanza sono scese a 146.605 (di cui il 50,9% donne) con un calo del 27,3%. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Forti ha osservato che «il tema dell’immigrazione è purtroppo un grimaldello che funziona in termini di consenso in ogni ambito del dibattito pubblico, a detrimento di una parte della comunità».

Il giornalista del Tg1 Paolo Di Giannantonio ha poi lanciato una provocazione: «Per quale motivo nel Paese più cattolico del mondo il favore delle urne è andato a partiti che fanno una politica razzista?». Ha perciò invitato «a stare accanto alle frange sociali più deboli che subiscono e vengono travolte dall’impatto del fenomeno immigrazione, per non facilitare questa guerra tra poveri. Altrimenti il dibattito mediatico sarà sempre polarizzato tra chi fa vedere solo il nigeriano che violenta e chi, al contrario, solo la nigeriana che muore in mare».

Il sociologo Mario Morcellini, commissario Agcom, ha ammesso che se i trend migratori degli ultimi 20 anni erano chiari «ci è completamente sfuggita la profondità del cambiamento della società, sempre più legata alla formula della ‘public ignorance’, con l’ignoranza diventata arroganza».