Italia

Droga, comunità divise sulla nuova legge

di Claudio Turrini«Non è vero, come dice qualcuno, che buttiamo in carcere migliaia di giovani. Questo non è il testo del dipartimento Giovanardi o di Fini… È il testo uscito dalla Conferenza di Palermo degli operatori. Certo è una legge contro gli spacciatori e contro le bande criminali che praticano il narcotraffico». Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, difende a spada tratta lo «stralcio» della cosiddetta «legge Fini» sulla droga, approvato con voto di fiducia (271 «sì» e 190 «no») lo scorso 8 febbraio dalla Camera, proprio negli ultimi giorni di attività legislativa. «Ma quale macelleria giuridica», sbotta il ministro di fronte alle dure critiche. Sulla parità tra droga pesante e droga leggera ribadisce che per questo governo «la droga pesante e quella leggera sono nocive e quindi sono illecite». E aggiunge: «Magari ci fossero state queste norme quando molti ragazzi si stavano affacciando nel tunnel delle tossicodipendenze. Forse avremmo salvato vite umane da overdosi, avremmo salvato tanti ragazzi a non rovinarsi la vita».

Le nuove norme sono contenute all’interno del decreto legge 272/05 sul rifinanziamento e la sicurezza per Olimpiadi invernali di Torino. Una scelta duramente contestata dall’opposizione perché mancherebbero quei «motivi di urgenza» necessari per un decreto legge e perché di fatto si è così impedito un vero dibattito. Anche su questo il ministro Giovanardi ha qualcosa da precisare: i motivi d’urgenza c’erano eccome. «Dal momento che siamo persone serie – spiega il ministro Udc – alla conferenza di Palermo abbiamo riconosciuto che esisteva una contraddizione: noi parlavamo di recupero ma nella ex Cirielli è contenuta una norma che prevede la recidiva anche per i tossicodipendenti e il tossicodipendente ha una coazione a ripetere. Quindi in questo decreto legge, che ha rappresentato il primo strumento utile, abbiamo eliminato la recidiva per i tossicodipendenti».

Ma le critiche al provvedimento non sono venute solo dall’opposizione di centro-sinistra o dagli antiproibizionisti, da sempre contrari a qualsiasi inasprimento delle norme. Anche il mondo degli operatori ha usato toni duri. Almeno una parte. Perché se don Pietro Gelmini ha festeggiato il voto nella sua comunità Incontro, ad Amelia (Terni), con un grande falò («simbolo della luce che si accende nella notte della droga») e i fuochi d’artificio, quaranta organizzazioni nazionali dei servizi pubblici e del privato sociale (tra cui Cnca, Forum del Terzo Settore, Gruppo Abele, Acli, Agesci, Libera, Scs/Cnos dei Salesiani), riunite nel cartello «Non incarcerate il nostro crescere», hanno minacciato atti di disobbedienza civile contro «una legge ingiusta che punirà duramente persone trattate come criminali e non tutelerà l’interesse pubblico». Pronta anche qui la replica del ministro. «Il consumo di droga – spiega ancora Giovanardi – non viene perseguito penalmente come reato con una condanna penale in carcere, ma si applicano le sanzioni amministrative, graduate con grande attenzione».

«Insoddisfatta per il provvedimento» perché non terrebbe conto delle indicazioni espresse durante la Conferenza sulle tossicodipendenze di Palermo, si è detta però anche la Fict (Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche), per bocca del suo presidente don Egidio Smacchia, che auspica nella prossima legislatura la «revisione della legge, con il concorso però di tutte le forze politiche disponibili e con il coinvolgimento diretto degli operatori del settore». Le critiche della Fict si concentrano soprattutto sulla mancanza di «una progressività di interventi educativi e/o riabilitativi» per i minorenni, sanzionati alla stregua dei maggiorenni, «con gli evidenti rischi che s’inneschino ulteriori e più gravi forme di devianza». Critiche anche sul ripristino «delle Tabelle sulle sostanze» perché «crea uno spartiacque troppo rigido tra consumo e spaccio e rappresenta uno strumento alquanto macchinoso e per questo difficilmente utilizzabile». Un ultimo appunto è poi sull’«equiparazione delle Comunità terapeutiche ai SerT, duplicando un servizio invece di puntare sulla piena integrazione del sistema dei servizi tra pubblico e privato-sociale attraverso l’istituzione dei Dipartimenti delle Dipendenze presso le Asl, come da noi richiesto unitamente a Cnca e FederSerD».

Le uniche note positive, per la Fict, vengono dalla modifica della norma sulla recidività introdotta con la ex-Cirielli, «permettendo anche ai tossicodipendenti recidivi di accedere alle misure alternative al carcere» e dall’«estensione da 4 a 6 anni della possibilità, per il tossicodipendente in carcere, di usufruire delle misure alternative».

Un giudizio positivo arriva invece da Tonino Cantelmi, esperto di giovani e dipendenze, e presidente dell’Aippc (Associazione italiana psichiatri e psicologi cattolici) per il quale si tratta di«una legge positiva perché si propone di tutelare la salute fisica e mentale dei giovani. La storica distinzione tra droghe cosiddette leggere e pesanti, per chiunque conosca la farmacologia è inaccettabile: tutte le droghe sono tossiche e, per di più, la concentrazione di cannabis negli spinelli di oggi è dieci volte maggiore rispetto a 20 anni fa. Nella mia attività di psichiatra, ho potuto inoltre constatare che nei giovani che fanno uso di cannabis, ecstasy e altri tipi di sostanze stimolanti o allucinogene considerate leggere, aumenta il rischio di patologia mentale».

La scheda• IL TESTO. Lo «stralcio» Giovanardi con le nuove norme sulla tossicodipendenza è stato inserito all’interno del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272, recante misure urgenti per garantire la sicurezza ed i finanziamenti per le prossime Olimpiadi invernali, nonché la funzionalità dell’Amministrazione dell’interno. Disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti recidivi».

• TABELLA UNICA. Le nuove norme prevedono una tabella unica per le sostanze stupefacenti, che non fa più distinzione tra eroina, cocaina e cannabis.

• LE PENE. Il consumo di qualsiasi sostanza viene punito con una sanzione amministrativa, mentre si prevedono da 6 a 20 anni di carcere e multe da 26 mila e 260 mila euro per i reati di spaccio e traffico di droga, anche leggera. Ma le stesse pene potranno essere comminate anche a chi acquista o detiene stupefacenti che «per quantità» o «per modalità di presentazione» o per «altre circostanze» risultano oggettivamente destinate a un uso non personale. Per chi è condannato a pene inferiori ai 6 anni c’è la possibilità di usufruire di misure alternative al carcere.

• GLI ENTI. Equiparazione tra enti pubblici e associazioni private per il recupero dei tossicodipendenti. La certificazione dello stato di tossicodipendenza non è più riservata ai servizi pubblici.