Italia

E le suore vendono Prada

di Damiano Fedeli

«Qualche tempo fa è venuta qui una signora con un bambino. Ha preso tantissima roba da vestire per lui, per gli altri figli più grandi. Per il marito e per sé. “Sa – mi disse – o compro qui o non ci possiamo permettere niente: solo mio marito lavora”». Madre Paola Collotto, superiora delle suore domenicane di Iolo, Prato, racconta così una delle storie delle tante persone che visitano quello che ormai, a furor di giornali e tv, è stato ribattezzato «l’outlet delle suore».

Siamo a Villa Martelli, in via Longobarda 23, nella frazione pratese di Iolo dove le religiose domenicane di Santa Maria del Rosario hanno la casa madre. Qui ormai da sei anni è attivo questo negozio della solidarietà, dove si possono acquistare a prezzi convenienti abiti – usati e ancora in ottimo stato o nuovi leggermente difettati – spesso pezzi firmati. «Oggi ci è arrivata della roba di Miss Sixty», racconta una delle operatrici del negozio, aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 18,30. Nel negozio lavorano a turno diverse delle 14 ragazze con problemi psichici ospitate nella casa famiglia gestita dalle suore. Le assistono le operatrici della casa famiglia e le suore stesse.

«Qualche negozio pure e qualche ditta ci danno una mano, portandoci fondi di magazzino o abiti con qualche difetto. Ma il grosso viene dalla gente stessa che ci porta capi usati», racconta ancora madre Paola. I prezzi sono davvero irrisori: due, tre euro è il prezzo base per un capo. Appena 10-15 euro se si tratta di un abito o un accessorio firmato. Capita così di portarsi a casa per meno di venti euro un giubbotto firmato Prada («Da cui tanti giornali – racconta madre Paola – hanno scherzato, dicendo che il diavolo, sì, veste Prada, ma anche nei conventi…»), o di altre marche di grido. Fra gli scaffali fa capolino anche un abito da sposa, in perfette condizioni. «Venire qui è sempre una sorpresa positiva, non si sa mai quello che ti può capitare di trovare», racconta una cliente affezionata. «Io abito qui vicino e mi capita spesso di passare da qua a dare un’occhiata». Anche perché la roba di marca arriva e non sta molto tempo sulle grucce dello stanzone a piano terra del convento adibito a spaccio. Vista e presa.

Il ricavato delle vendite finisce interamente in beneficenza. Le suore domenicane di Iolo hanno una rete di missioni in India, Ecuador, Polonia, Romania. E tante persone e famiglie le aiutano anche qui in Italia. Racconta madre Paola: «Con questo negozio abbiamo cominciato proprio così, nel 2002: inviavamo in India ogni anno medicinali, vestiti, cose per bambini. Improvvisamente è stata innalzata tantissimo la tassazione su queste spedizioni, cosa che non le rendeva più convenienti. La gente continuava a portare tante cose qui, specialmente vestiti usati. Ecco che è nata l’idea di aprire un piccolo punto vendita nostro». Una volta la settimana, il giovedì mattina, le suore e le ospiti della casa famiglia hanno anche un banco al mercato settimanale di Iolo. «Le persone ci aspettano, siamo una presenza fissa, con una delle nostre ragazze che passa il tempo a fare la maglia e ormai è diventata una dei simboli del mercato stesso», spiega ancora madre Collotto.

Se il negozio ha vissuto per anni un po’ in sordina, recentemente, dopo un articolo uscito in prima sul Tirreno, ha avuto una vera esplosione mediatica diventando, appunto, «l’outlet delle suore». Madre Paola sorride: «Sono venute qui decine di troupe, dalla Rai a Canale 5. All’inizio non ci eravamo abituate, poi ci siamo dette ‘“Il Signore vorrà che si conosca quello che facciamo”». Un’attenzione che ha portato qui gente da tutta la Toscana. E  richieste di informazioni che arrivano persino dal Sud Italia. «Se nei primi anni in cui abbiamo aperto venivano qui stranieri, zingari, a prendere le cose a poco prezzo, adesso ci vengono anche famiglie della classe media, lavoratori. È aumentata tanto la povertà. E così abbiamo occasione di far del bene due volte: sia qui vendendo a poco prezzo e favorendo chi non ce la fa. Sia devolvendo l’intero ricavato alle missioni e alle persone che sosteniamo».

Non solo. Le suore di Iolo hanno anche a un laboratorio artigianale in cui realizzano di tutto un po’, da collanine a biglietti di auguri, da addobbi natalizi a piatti decorati e bomboniere per cerimonie. Prodotti fatti tutti con materiali riciclati da oggetti o abiti che erano stati gettati via o da scarti di magazzino di qualche negozio. È suor Priscilla con la sua fantasia ad aver dato il via a questa attività che, spiega, «è anche molto ecologica, perché tante cose che sarebbero finite in una discarica trovano qui una nuova vita». Nella produzione del laboratorio, ci sono anche ottime marmellate.

Le suore di Iolo hanno anche dato vita a un’associazione che sta dietro al laboratorio e all’outlet e che si chiama «Il campo di Booz». «È un riferimento alla storia biblica del libro di Ruth», spiega madre Paola. «In pratica vogliamo dire che le persone messe ai margini dal mondo, nel nostro caso le nostre ragazze ospiti, se messe nel posto giusto possono tirar fuori le loro capacità, e anche aiutare chi è in difficoltà ancora peggiori. Nessuno è tanto sciagurato da non poter aiutare qualcuno che sta ancora peggio».

Crisi economica, le diocesi si mobilitano