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ESENZIONI ICI, BIANCHI (CPD): LA DIOCESI DI FIRENZE NON HA NIENTE DA RESTITUIRE

Riguardo alle esenzioni Ici, “le istituzioni religiose non risultano avere alcun indebito da restituire, e, soprattutto – ciò che sta particolarmente a cuore alla Chiesa fiorentina -, non sarà certamente per questo motivo che la spesa sociale del Comune di Firenze subirà contraccolpi”. Lo scrive Leonardo Bianchi, docente di diritto e direttore del Consiglio Pastorale della Diocesi di Firenze, in un intervento sul settimanale Toscanaoggi a proposito della mozione, approvata dal Consiglio Comunale fiorentino, che chiede alla Chiesa di «versare un contributo volontario pari all’importo dell’Ici cancellata dalla finanziaria per non rischiare altri tagli alla spesa sociale».

La nuova norma, spiega Bianchi, è in realtà una chiarificazione della legge del 1992 che istituiva l’Ici: “Una norma risalente a 14 anni fa, approvata sotto il primo Governo Amato, che stabiliva chi doveva pagare, ma anche chi era esentato”. Nell’elenco figurano immobili di enti pubblici, ma anche gli edifici di culto della Chiesa cattolica e di tutte le confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa con lo Stato. Sono esenti, inoltre, gli immobili di enti senza fini di lucro, che siano esclusivamente destinati ad attività culturali, ricreative, sportive, assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche e ricettive. In questo gruppo rientrano enti ecclesiastici, ma anche organizzazioni no profit, Onlus, cooperative sociali.

“La nuova disposizione – sottolinea Bianchi” – precisa che gli enti che svolgono questo tipo di attività sono esentati dall’Ici «a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse». Significa, per esempio, che questi enti sono esenti anche quando svolgono servizi che prevedono il pagamento di una retta. Lo Stato infatti ne riconosce un valore per la collettività, consentendo una facilitazione fiscale”. Sono esenti, dunque, gli immobili utilizzati per ospedali, istituti per anziani, foresterie, case e ostelli per la gioventù, scuole ecc. I beni utilizzati per altro scopo, anche se appartenenti a enti religiosi, continueranno invece a pagare l’Ici come hanno sempre fatto: è il caso ad esempio di fondi o appartamenti dati in affitto.

“La nuova norma insomma – conclude Bianchi – non fa che confermare la situazione pre-esistente: i comuni non vedranno diminuite le proprie entrate, e le Diocesi (e gli altri enti religiosi) non godranno di maggiori benefici”. Bianchi ricorda anche che il Convitto della Calza, citato da alcuni giornali come esempio di “albergo” che gode di un ingiusto “regalo”, paga regolarmente l’Ici sui locali adibiti ad attività alberghiere, e che l’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero, che amministra gli appartamenti di proprietà della Chiesa, paga l’Ici per i propri immobili e risulta essere uno dei maggiori contribuenti per molti comuni della provincia di Firenze.

L’Esenzione Ici ai beni ecclesiali: polemica priva di fondamento (di Leonardo Bianchi)

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