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EUROPA: MONS. AMBROSIO (CONVEGNO FISC), LE CHIESE PER IL RILANCIO DEL PROGETTO EUROPEO

(Piacenza) – “Le difficoltà di un dialogo strutturato e fruttuoso non devono scoraggiare le Chiese e le comunità religiose. Esse continueranno ad accompagnare il processo di unificazione europea con il loro incoraggiamento e con tutta la forza che la speranza evangelica offre alla riflessione e all’agire umano”. A sottolinearlo mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e delegato della Cei alla Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), intervenuto questa mattina al convegno Fisc in corso a Piacenza su “Fare l’Europa. Le radici e il futuro”. “Le Chiese, insieme alla società civile e alle autorità culturali, possono concorrere al rilancio del progetto europeo – ha rilevato il vescovo – per far crescere quell’esperienza originale che si chiama Unione europea. Una crescita che non si limita al solo sviluppo economico, ma va oltre quella povera immagine dell’‘homo economicus’, chiuso in se stesso, per favorire l’immagine di un uomo europeo che riconosce i suoi legami con gli altri, con le sue radici, con la sua storia, con i suoi valori”. Mons. Ambrosio ha ricordato come l’art. 17 del Trattato di Lisbona preveda “un dialogo ‘aperto, trasparente e regolare’ tra le istituzioni europee e le Chiese e comunità religiose”. Ma, ha aggiunto, “il dialogo comporta l’ascolto reciproco, il confronto costruttivo, la discussione aperta. In particolare si tratta di vedere quali possono essere i temi da affrontare e, in secondo luogo, di trovare le modalità”. “Gli obiettivi della strategia europea – ha affermato – dipendono dalla crescita economica”; tuttavia “è lecito chiedersi se ‘il graduale declino dell’Europa’ possa venir superato solo con l’auspicata crescita economica”. “Vi sono anche, come è ben evidente, altri deficit di crescita, oltre a quello economico”, ha evidenziato mons. Ambrosio. Innanzitutto si tratta di “rilanciare l’idea stessa di Europa”, “rendere l’Europa più vicina ai cittadini”, recuperare “quell’idealità che ha dato origine al processo di unificazione”. In secondo luogo, “rilanciare culturalmente l’integrazione europea favorendo la centralità delle persone e della società civile”. A tal riguardo il vescovo ha fatto riferimento “al grande deficit demografico”, “al ‘peso’ dell’aborto”, “alle grandi questioni che riguardano il modo di affrontare la pluralità di etnie, la multiculturalità e l’interreligiosità”, alla lotta “contro la povertà e l’esclusione sociale”.Circa le “modalità” del dialogo tra l’Ue e le Chiese e comunità religiose, il rappresentante dei vescovi italiani alla Comece ha ricordato che “fin qui vi è stato un dialogo collaborativo che, sia pur in modo informale, ha favorito la reciproca stima e considerazione”. Ora, però, vi è una situazione di “impasse” data dal “cosiddetto Registro dei rappresentanti d’interessi” previsto nel 2008 dalla Commissione europea. Al suo interno, “tra le varie categorie”, “anche quella di ‘Rappresentanti di religioni, Chiese e comunità laiche’”. Tuttavia, ha precisato mons. Ambrosio, “al momento né la Comece né la Kek-Cec (Conferenza delle Chiese europee) sono iscritte”, poiché tale iscrizione “risulta problematica per le Chiese”: da una parte il nome “fa diretto riferimento alle lobby e al lobbysmo”; “in secondo luogo le Chiese si troverebbero racchiuse in un grande ‘contenitore’ principalmente ‘riempito’ da organizzazioni non governative, lobby di vario tipo ed altre entità, la cui natura e le cui attività non sono minimamente riconducibili a quelle delle Chiese”. D’altra parte la mancata iscrizione potrebbe creare seri problemi al dialogo. Di qui, ha evidenziato il vescovo, “la richiesta delle Chiese continua ad essere quella di un registro separato che non faccia riferimento al lobbysmo o alla rappresentanza d’interessi, ma alla loro natura di partner di dialogo”.Sir