Quasi sette italiani su dieci si dichiarano favorevoli all’eutanasia, o meglio alla possibilità di interrompere la vita di un’altra persona, dietro sua richiesta, allo scopo di ridurne le sofferenze nell’ultima fase della vita. È uno dei dati del capitolo del Rapporto Italia 2007 dell’Eurispes dedicato al testamento biologico, all’accanimento terapeutico e all’eutanasia, presentato oggi a Roma. Rispetto allo scorso anno la schiera dei favorevoli è aumentata di ben 26 punti percentuali, ha fatto notare Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, precisando però che si tratta di opinioni largamente condizionate dai flussi di comunicazione e di informazione, che possono cambiare e che risentono dei casi amplificati dai media. Circa un italiano su quattro, dicono i dati Eurispes (26,3%) condivide l’ipotesi secondo cui negli ospedali pubblici, pur essendo una pratica illegale, venga comunque praticata l’eutanasia per i casi irrisolvibili; la pensa in maniera diversa, tuttavia, il 26,4% degli italiani, secondo il quale nelle strutture sanitarie pubbliche non è in alcun modo praticata l’eutanasia clandestina. Molto alta (46%), infine, la percentuale dei dubbiosi, che non si sentono in grado di assumere una posizione definita. Sempre secondo il Rapporto Eurispes, il 62% degli italiani dichiara di aver sentito parlare, nell’ultimo anno, di testamento biologico, l’84% ha “ben chiaro che cosa si intenda” e il 74,87% – pari a 3 italiani su 4 – esprime un “parere favorevole” a un disegno di legge in materia. Per quanto riguarda la figura del “fiduciario”, ossia della persona a cui spetterebbe il compito di verificare che quanto in precedenza firmato nel testamento biologico venga correttamente interpretato e attuato, stando ai dati Eurispes l’83% degli italiani sarebbe favorevole alla sua introduzione, il 9,1% degli intervistati la pensa diversamente. Quanto alla eventuale decisione di “staccare la spina”, il 32,7% del campione sostiene che essa spetterebbe al coniuge. In materie come il testamento biologico, l’eutanasia e l’accanimento terapeutico spesso dominano la confusione e la disinformazione, e non si può giocare solo sui registri dell’emotività o con la sofferenza della gente. Per Maria Luisa Di Pietro, docente all’Università Cattolica e presidente dell’Associazione Scienza e vita, i dati diffusi oggi dall’Eurispes – andrebbero verificati su campioni diversi, esposti a un’informazione più adeguata. La maggioranza della gente denuncia Di Pietro non ha la consapevolezza che l’eutanasia è l’uccisione di una vita umana, sia che essa venga effettuata dando o sottraendo qualcosa. No, dunque, al linguaggio semplificato dello staccare o attaccare la spina, sì invece a proporre alternative che diano alle persone mezzi e strutture per poter essere accompagnate anche nelle fasi finali della loro vita in modo confacente al rispetto della dignità umana. Altra distinzione fondamentale è quella tra terapie e cure: Se è vero spiega l’esperta che esistono terapie che possono essere sospese se sproporzionate, è anche vero che una società solidale e aperta alla fragilità deve continuare a prendersi cura delle persone anche quando le terapie non risultano più efficaci. Sir