Italia

Elettorato immobile i Poli non attraggono

Solo due elettori su cento hanno varcato, in un senso o nell’altro, il confine che separava le due coalizioni in lizza nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006, a conferma del sostanziale immobilismo dell’elettorato toscano. Un dato che si presta a un’ampia discussione sulla natura del bipolarismo italiano. Fa riflettere anche la ripresa della partecipazione, a conferma dell’intensa mobilitazione che ha caratterizzato la lunghissima campagna elettorale, cominciata praticamente all’indomani delle regionali del 2005.

Diminuita, nel 2006, anche la percentuale dei voti non validi, meno della metà rispetto al 2001 (sia nel proporzionale sia nel maggioritario) un dato anomalo (molto simile a livello nazionale) che ha fatto nascere roventi polemiche, ipotizzando addirittura brogli elettorali su larga scala. In realtà non è possibile fare un confronto diretto, secondo la ricerca sui flussi elettorali in Toscana promossa dall’Osservatorio elettorale della Regione e realizzata dal CISE, Centro italiano di studi elettorali del Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia dell’Università di Firenze ed è stata condotta sulle quattromila sezioni elettorali toscane.

Nel 2001 le schede erano due, una per il proporzionale (i partiti) e l’altra per il maggioritario (candidati di collegio, con i simboli della coalizione); nel 2006, la scheda era unica. Da qui il paradosso che vede la diminuzione effettiva meno forte rispetto all’apparenza, anche se rimane. Il passaggio dalle due schede a una sola ha obbligato chi praticava il «voto differenziato» a decidere definitivamente qual era il suo orientamento prevalente.

La ricerca sfata anche alcuni luoghi comuni come l’orientamento del voto giovanile. Non è vero, secondo del politologo Lorenzo De Sio del Cise, che il diverso risultato tra Camera e Senato sia dipeso da un voto giovanile più orientato a sinistra. L’elaborazione dei dati dimostra che i giovani non hanno votato in modo diverso dal resto dell’elettorato. A fare la differenza sarebbe stata la scelta di alcuni partiti di presentarsi uniti in un ramo del parlamento e divisi nell’altro. Nei confronti del voto maggioritario entrambe le coalizioni sono cresciute: +4,3 l’Ulivo (Unione nel 2006), +1,7 la Casa delle libertà. La lista unitaria dell’Ulivo ha funzionato più nel 2006 che nelle precedenti consultazioni, quando il risultato fu modesto. «Questo dimostra come l’Ulivo possa costituire un bacino di valori comuni su cui costruire il Partito democratico», sottolinea il politologo Roberto D’Alimonte.

Il confronto tra partiti è reso complesso da scissioni, fusioni e cartelli elettorali. Il dato più rilevante è il calo di Forza Italia, cui si contrappone l’ottimo risultato dell’Udc. Nel centrosinistra l’area della lista unitaria dell’Ulivo rimane praticamente invariata, a fronte di un rafforzamento di Rifondazione; la lista Di Pietro sconta, rispetto al 2001, la sua scelta di campo. «Viviamo un momento particolarmente delicato, di transizione, per questo è utile capire a fondo le dinamiche riguardanti la partecipazione, la mobilitazione degli elettori, l’identità di partito o di coalizione degli elettori, la struttura dell’offerta elettorale e i suoi effetti sulle scelte di voto», commenta Agostino Fragai, assessore alle riforme istituzionali della Regione Toscana, prendendo spunto dalla ricerca. «I sistemi elettorali influenzano il comportamento degli elettori. Il rapporto Camera e Senato ne è l’esempio – spiega Antonio Floridia – È un dato da valutare quando si discute di riforma del sistema elettorale nazionale».

L’analisi dei flussi di voto consente di ricostruire il movimento degli elettori. I Ds, secondo la ricerca, non riescono a trasferire il proprio elettorato del 2001 sulla lista unitaria dell’Ulivo nel 2006; circa un elettore su dieci si disperde: in parte verso Rifondazione, su altre liste di centrosinistra o verso il non voto. Fenomeno analogo si verifica per la Margherita, che tuttavia subisce questo effetto in misura più rilevante (quasi un elettore su quattro): la diversa collocazione della Margherita fa sì che alcuni suoi elettori si disperdano verso il centrodestra; altri (presumibilmente legati alla componente dei Democratici) si rivolgono verso Rifondazione o altre liste di centro sinistra. L’Ulivo attrae elettori da Rifondazione, da altre liste del centro sinistra, ma anche dal bacino del non voto e potenzialmente da Forza Italia. Il calo di Forza Italia avviene mediante una dispersione di voti in tutte le direzioni: all’interno del centro destra, verso il centrosinistra e il non voto. All’interno della Casa delle libertà è l’Udc a beneficiarne maggiormente, ma anche An e altre liste della Cdl. Nel centrosinistra è l’Ulivo a beneficiarne, mentre una quota non trascurabile di elettori si disperde verso il non voto.

Ennio CicaliA fine maggio 23 comuni al votoSono ventitre i comuni toscani, tra cui tre capoluoghi di provincia (Lucca, Carrara e Pistoia), dove il 27e 28 maggio si terranno le elezioni per rinnovare i consigli comunali e eleggere i nuovi sindaci. I comuni interessati dalle consultazioni sono: Anghiari, Bagni di Lucca, Bientina, Camaiore, Campagnatico, Carrara, Chiusi, Crespina, Forte dei Marmi, Lucca, Marciana Marina, Marliana, Montalcino, Montemignaio, Monticiano, Mulazzo, Pistoia, Pitigliano, Pontremoli, Porcari, Porto Azzurro, Quarrata, Reggello, Rignano sull’Arno, San Marcello Pistoiese, Sarteano, Sassetta, Serravalle Pistoiese, Zeri.