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Elezioni 2018: Savagnone, il Vangelo di Gesù e il Vangelo di Salvini

Riferendosi al giuramento sul Vangelo fatto dal leader della lega, Matteo Salvini, a Milano, nel comizio con cui ha chiuso la campagna elettorale, Savagnone lo definisce «un avvenimento importante, perché sposta la questione della credibilità della Lega dal terreno strettamente politico a quello religioso. Del resto, che la Lega punti su questo collegamento lo dice già il fatto che le due regioni dove si è maggiormente diffusa, in questi anni, sono quelle storicamente più impregnate dalla tradizione cristiana, Lombardia e Veneto». Il problema, argomenta l’autore dell’articolo, è di capire di quale Vangelo si tratti. Il primo comandamento del Vangelo di Gesù, e dal quale «tutto il resto dipende», è amare Dio e amare il prossimo, ricorda Savagnone, e con il termine «prossimo» si intende ogni essere umano, senza distinzioni di sorta: «Invece di individuare chi è il nostro prossimo, stabilendo delle categorie di maggiore o minore vicinanza, si tratta di rendersi conto che siamo noi a dover ‘farci’ prossimo degli altri – di tutti gli esseri umani, anche dei più lontani, perfino dei nemici (com’era il Giudeo per il Samaritano). E la ragione ultima di questo è che nell’altro – specialmente se è povero – è Cristo stesso che chiede il nostro aiuto». Cosa dice, su tutto questo, il Vangelo di Salvini? «L’idea non è solo di chiudere le porte ai profughi, ma di gettarli fuori», sintetizza Savagnone citando diversi interventi pubblici del leader della Lega: «È questo il Vangelo su cui ha giurato Salvini, quando ha invitato i suoi commossi ascoltatori – ma in realtà tutti gli italiani – a fare lo stesso votando per la Lega». Di qui il diritto, come cristiano, di «prendere una chiara posizione su questo punto, che non è più solo politico, ma mette in questione la mia fede».