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Elezioni in Emilia Romagna: direttori Fisc, «la sopportazione degli elettori è giunta al termine»

«A leggere il risultato delle elezioni Regionali di domenica 23 viene spontaneo esclamare: fine corsa! La sopportazione degli elettori è giunta al termine. Diciamo pure che la complicità della crisi economica è stata importante. Ma quello che esce dalle urne di questo turno è il ‘fine corsa’ di un modo complessivo di fare politica che ci trasciniamo da tempo e le cui colpe ricadono su tutte le rappresentanze, partiti o movimenti che siano: troppo rissose e inconcludenti. Partito di maggioranza relativa in testa». Lo sostengono i direttori dei settimanali diocesani Fisc dell’Emilia Romagna, presenti in tutte le diocesi della Regione. «Dietro ai proclami di sviluppo e di sburocratizzazione – si legge nell’editoriale congiunto -, sono cresciute le sovrastrutture amministrative, i tempi di attesa e i costi per aziende e cittadini. Senza calcolare che siamo arrivati al voto anticipato causa un presidente dimissionario per condanna in 2° grado e un Consiglio regionale in buona parte sotto indagine. Con annuncio giunto a 15 giorni dal voto. Caro presidente Bonaccini, buon lavoro! Augurio dovuto, ma sincero, vista l’erta salita che ha di fronte. Crediamo convenga con noi sul fatto che, pur avendo vinto questo turno, non ci sia nulla da festeggiare».

«L’Emilia Romagna ha avuto un’affluenza alle urne del 37,67%, dato impietoso che nessuno si sarebbe mai immaginato, soprattutto tenuto conto che da noi la partecipazione politica e sociale da sempre costituisce un fattore decisivo per la coesione tra le persone», prosegue l’editoriale dei direttori Fisc. L’obiettivo è quindi «ritrovare un rapporto positivo e continuo con i cittadini»: «Per riaprirlo, la classe politico-amministrativa deve mostrare subito qualche segnale. I singoli partiti e i movimenti dovranno fare il resto, ciascuno in casa propria. Altro aspetto per nulla secondario, l’evoluzione socio-economica del nostro contesto con un pronunciato invecchiamento della popolazione. Fatto che nessuno sta prendendo sul serio, ma che ci deve far riflettere sul modello di vita che intendiamo condividere nei prossimi anni. Abbiamo l’impressione che si sia puntato molto sull’avere e poco sull’essere». Già un quarto di secolo fa, conclude l’editoriale, «il cardinale Giacomo Biffi ci ammoniva definendo Bologna ‘città sazia e disperata’. Il favore con cui alcuni ‘personaggi’ guardano a nuove e svariate forme di famiglia, e non alla famiglia costituita da padre, madre e figli, si ferma al presente e non ha futuro. Per amore della nostra terra e della nostra gente, lo ribadiamo con chiarezza, concretezza e fermezza».