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FUNERALI FORTUGNO: IL VESCOVO DI LOCRI, «OCCORRE UN FORTE RISVEGLIO DELLE COSCIENZE»

“Proprio là dove il sangue è stato versato da mani inique, è necessario “versare” il sangue di Cristo, l’unico antidoto perché non sia più versato il sangue del fratello. Solo Cristo, che ha istituito l’eucaristia nella notte del tradimento, come supremo dono d’amore, potrà trasformare la violenza in amore, la morte in vita e la vendetta in perdono”: lo ha detto, questo pomeriggio, mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, nell’omelia dei funerali di Francesco Fortugno, medico di 54 anni, esponente della Margherita e vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso domenica scorsa proprio a Locri mentre stava uscendo, dopo aver votato, da un seggio allestito in pieno centro per le Primarie dell’Unione.

Questo evento – ha aggiunto il vescovo – “non dobbiamo subirlo, ma trasformarlo”; “non dobbiamo viverlo nel vuoto della rabbia ma valorizzarlo, per nuova progettualità culturale” e “non dobbiamo lasciarlo nella emotività di pochi giorni, già tipica di questa terra, ma dobbiamo proporre a noi tutti una triplice purificazione” – a livello spirituale, culturale e politico – “che cambi il nostro cuore e la nostra terra”.

“La purificazione spirituale – ha quindi spiegato mons. Bregantini – è per noi, radunati in questo luogo la principale e decisiva. Come Chiesa, sulla scia del santo vescovo don Tonino Bello, questo evento ci spinga sempre più a quelle tre scelte fondamentali: annunciare, denunciare, rinunciare. A tutti i preti e a tutti i cristiani chiedo chiarezza di vita, coraggio anche fino al martirio”.

Per mons. Bregantini, occorre anche una purificazione socio-culturale “frutto maturo della purificazione spirituale. Perché una vera spiritualità cambia poi la nostra vita. Specie nell’ambito dell’onestà nella vita professionale e sul lavoro. Non più vivere né pensare in termini di assistenzialismo. Se tutto aspettiamo dagli altri, nulla mai faremo e nulla costruiremo per il futuro nostro e dei giovani né saremo più capaci di opporci a chi, con la forza della violenza, vuole mangiare sugli appalti, speculare sulla cooperazione, organizzare il controllo del territorio”. Per questo, occorre un “forte risveglio delle nostre coscienze, non alimentando più l’iniquità del male, opponendoci alle richieste estorsive, denunciando l’usura”.

Mons. Bregantini ha quindi invitato ad “amare tanto questa nostra terra di Calabria” perché è “poco amata, poco conosciuta, mal raccontata”. Infine, secondo il vescovo, è necessaria una purificazione politico-economica: “Finalmente in quest’occasione, si sono svegliati i grandi partiti sul caso Calabria. È triste, per me, dire caso Calabria. Non la cito mai così, la chiamo sempre terra di giardino, perché così l’hanno fatta le mani sapienti del Padre, riempiendola di colori e di profumi! Ma quanto sangue in questo giardino, quante volte Caino vi ha ucciso Abele!”.

Da qui l’invito alle forze politiche a stare “molto accanto alla gente, ad ascoltarla, a stare vicino alla Locride, a seguire i nostri passi, a intrecciare le economie del Nord, più organizzate, con la freschezza delle intuizioni dei nostri giovani imprenditori, a rifinanziare il prestito d’onore, a non tagliare la spesa sociale, perché allora, non intervenendo adeguatamente nelle ferite aperte, esse non saranno feritoie di grazia ma cancrena sociale, che la mafia, astutamente e perfidamente, utilizzerà per i suoi iniqui scopi!”. La politica – ha concluso – deve “dimostrare che lo Stato c’è. Non la polizia, ma gli investimenti e il lavoro lo dimostreranno realmente e renderanno credibile tale dichiarata presenza, di cui tutti abbiamo immenso bisogno”.Sir