Italia

Fallani, una lezione di fede e di giornalismo

“Lo scrivere è documento della propria personalità. È lotta, costa sangue tante volte, dover ridurre i lampeggiamenti della fantasia a forma concreta di idee”. Così, negli anni ’40, una giovane promessa del giornalismo cattolico, GIOVANNI FALLANI, descriveva il mestiere che si apprestava ad intraprendere. Giovanni Fallani, che diresse l’ufficio stampa dell’Azione cattolica, fu tra i promotori dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi) e, nel 1966, fra i fondatori della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (Fisc), ha diretto il Sir dal gennaio 1989 all’aprile 1997. All’uomo e al giornalista, scomparso sette anni fa, il 30 giugno scorso è stata dedicata a Roma una serata multimediale (parole, musica, immagini) durante la quale è stato consegnato il Premio giornalistico, a lui intitolato, al vincitore della II edizione, Lorenzo Fazzini.

LO SPIRITO DEL PREMIO. “Ogni ambiente, ogni disciplina scientifica, ogni consorteria ha un lessico e un gergo che solo gli iniziati conoscono. Se questo è tollerabile per altri ambienti, nella Chiesa il linguaggio dovrebbe essere sempre quello della lingua comune parlata da tutti”. La maturità professionale di Giovanni Fallani è stata segnata dalla lotta contro quell’astrusa ed oscura forma di comunicazione che egli definiva “ecclesialese”, e cioè “una specie di deformazione di termini comuni fatta più per amore delle formulazioni intellettualistiche che della verità”.

Il Premio giornalistico Giovanni Fallani, giunto alla sua II edizione, intende proprio raccogliere questa eredità. “Sir e Fisc – ha affermato PAOLO BUSTAFFA, direttore del Sir, che ha portato il saluto di mons. GIUSEPPE CACCIAMI – attraverso la piccola iniziativa di questo premio vogliono tenere viva, anzi vivere, la grande lezione di umanità, di fede, di cultura, di professionalità che è venuta da Giovanni Fallani. Egli si batté con grande maestrìa contro l’ecclesialese, soprattutto per la preoccupazione che aveva nel vedere la Parola spesso rallentata, se non fermata, da parole vane”. “Un esercizio impegnativo allora come oggi – ha sottolineato il direttore del Sir – Un percorso culturale e professionale che esige un continuo scavo dentro se stessi, un continuo dialogo interiore tra fede e ragione, un continuo ascolto della coscienza”.

UN’AVVENTURA D’AMORE. Nel prosieguo dell’incontro, durante il quale sono state proiettate le immagini di opere pittoriche e di una singolare statua mariana realizzate dallo stesso Giovanni Fallani, Saverio Simonelli, giornalista di Sat 2000, ha letto alcuni suoi pensieri ripresi dall’archivio personale, accompagnato dalla musica del violino. La figlia, Letizia, ha rievocato il padre con un “affresco” biografico pieno di riferimenti familiari, ricordando le inclinazioni, la sottile ironia e la profonda religiosità. Quella fede che luminosa rifulse nei momenti più difficili della sua vita, in particolare nel confronto con il dolore, “un fuori programma che guasta tutto”, ma essenziale per imparare a “provare il vero gusto della vita”. Una vita vissuta come egli stesso scriveva “come un pellegrinaggio, un’avventura d’amore, un ritorno faticoso al Padre”.

COMUNICARE LA SPERANZA. Don VINCENZO RINI, presidente del Sir, facendo riferimento allo spirito che animava la professionalità di Giovanni Fallani, ha invitato a prendere come “tracce” il tema del prossimo Convegno ecclesiale di Verona (“Testimoni di Cristo risorto speranza del mondo”) e la recente indicazione di Benedetto XVI a “essere attenti ai mille risvolti della vita concreta di un popolo, ai suoi problemi, ai suoi bisogni ed alle sue speranze”. “Al di là dell’apparente appagamento della società in cui viviamo – ha spiegato Rini -, che solitamente appare c ome società del benessere e del divertimento, (…) l’attuale condizione antropologica si rivela, a chi la osservi non superficialmente, in situazione di ‘attesa’ di un qualcosa che manca”. Don GIORGIO ZUCCHELLI, presidente della Fisc, ha sottolineato che “la testimonianza dei ‘padri’, come è stato anche Giovanni Fallani, incoraggia e sostiene lo stare con amore e intelligenza nella storia utilizzando gli strumenti e i linguaggi dei media. In questo contesto è importante evidenziare come quella del linguaggio sia una questione non tanto tecnica quanto etica e democratica”. Nella parte finale dell’incontro, dopo la presentazione della tesi di laurea di Michela Cubellis sui settimanali cattolici, Lorenzo Fazzini, vincitore della II edizione del Premio con il reportage “Georgia, cattolici nella terra di Stalin” (Mondo e Missione – marzo 2005), ha dedicato il riconoscimento a don Andrea Santoro e “a tutti quegli annunciatori del Vangelo che testimoniano con la vita e con la parola la Speranza più grande che li anima”. Ha concluso l’incontro mons. CLAUDIO GIULIODORI, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali Cei, che portando il saluto di mons. GIUSEPPE BETORI, segretario generale della Cei, ha ricordato Giovanni Fallani come “giornalista che scriveva della Chiesa con l’umorismo e l’intelligenza di chi la conosce e la ama profondamente”. a cura di Silvia Rossetti