Italia

Famiglie: De Palo, senza un fisco equo aumenterà sempre più il numero di quelle povere

Qual è lo stato di salute della famiglia italiana? Di che cosa ha realmente bisogno? Alla luce dei dati Istat sull’aumento della propensione al risparmio, delle misure a sostegno delle famiglie povere previste nel Def, della legge regionale che ha introdotto in Lombardia il Fattore famiglia, ne parliamo con Gian Luigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari che riunisce tre milioni e mezzo di famiglie.

Presidente, come legge il dato diffuso nei giorni scorsi dall’Istat, secondo il quale sarebbe salita all’8,6% (+0,2 punti percentuali) la propensione delle famiglie italiane al risparmio?

«Si tratta di un dato positivo per l’intero Paese. Tuttavia stiamo parlando di un dato di entità irrilevante. Lo 0,2% è niente, è una presa in giro».

Il fatto che nel 2016 le famiglie abbiano aumentato la spesa per consumi (+1,3%) in misura inferiore rispetto alla crescita del reddito disponibile (+1,6%) può dimostrare scarsa fiducia nel futuro…

«Sì, è un doppio segnale: di sfiducia, e della necessità di quella seria politica fiscale a trazione familiare che il Paese aspetta da decenni».

Il Documento di economia e finanza approvato il 12 aprile prevede due miliardi di euro per le famiglie indigenti, 480 al mese da destinare a 400mila nuclei familiari per quasi 1,8 milioni di poveri…

«Si sta mettendo il tema famiglie povere all’interno del Def che peraltro è un documento di indirizzo, da qui a ottobre molte cose potranno cambiare. Sono d’accordo nel tutelare i più deboli, ma è giunto il momento di politiche serie per tutta la famiglia. Senza una risposta fiscale equa a tutte le famiglie, aumenterà sempre più il numero di quelle povere- La situazione è ormai insostenibile e manca la capacità di sintesi operativa, di concretezza. In assenza di risposte in grado di anticipare i problemi, gli attuali 4 milioni 600mila poveri sono destinati ad aumentare. Misure come il bonus bebé nel primo anno di vita non risolvono e nemmeno tamponano. Il governo dovrebbe dare fiducia alle famiglie lasciando loro in tasca più risorse, secondo l’art. 53 della Costituzione che stabilisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva perché il sistema tributario è informato a criteri di progressività. Il primo provvedimento necessario è dunque un fisco più equo, altrimenti c’è il rischio di una guerra fra poveri. Le famiglie in cui si fanno figli rischiano di impoverirsi sempre più. Sappiamo che crescere un figlio fino a 18 anni costa mediamente 170 mila euro. O la politica tutta, nessuno escluso, si prende a cuore il tema, oppure tra qualche anno con la crisi demografica non avremo più Stato sociale, sistema pensionistico, Ssn gratuito».

La Lombardia, prima in Italia, ha introdotto un mese fa nella legislazione regionale il Fattore famiglia quale strumento integrativo dell’Isee nella definizione più precisa dell’effettiva capacità contributiva dei cittadini…

«In Lombardia hanno compreso che o si riparte dalla famiglia o non si andrà da nessuna parte. Come sosteniamo da anni, solo tenendo contro dei carichi familiari – numero dei componenti, presenza di disabili o non autosufficienti, anziani – e dei costi effettivi che la famiglia sostiene per il proprio mantenimento è possibile individuare il suo reddito e quindi la sua effettiva capacità contributiva con la quale sostenere i costi di accesso ai servizi erogati dalla Regione. Mi auguro che la Lombardia faccia da apripista.So che anche in Piemonte e in Basilicata si stanno muovendo per dotarsi di questo strumento fiscale, mentre Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle famiglie del Lazio, sta incontrando a tale fine i dirigenti della regione. Occorrerebbe però introdurlo a livello nazionale. La famiglia va rimessa al centro del welfare altrimenti questo esploderà».

Intanto si sta sviluppando la rete dei «Comuni amici della famiglia». Come è nata e quale è il suo obiettivo?

«Come Forum, insieme ad altre realtà come Acli e Afi, stiamo creando un network che favorisca il “protagonismo dal bassoattraverso lo sviluppo e lo scambio di delibere e buone pratiche locali a sostegno della natalità e della famiglia incentrate sul Fattore famiglia declinato, ad esempio, sulle tariffe di asili nido, mense scolastiche e rifiuti. Percorsi di collaborazione progettuale e operativa con le istituzioni locali da raccogliere e condividere per «contaminare» anche altre amministrazioni. La famiglia non è un malato da curare ma è la cura per il malato. Occorre però una visione che prevenga e contrasti il suo impoverimento anticipando i problemi e seminando seriamente e in modo lungimirante per il futuro. Castelnuovo del Garda (Verona), Trento, Bologna, Vasto (Chieti), Volla (Napoli), Potenza sono alcuni dei 37 Comuni nei quali è stata avviata la sperimentazione del Fattore famiglia. Noi continueremo ad impegnarci e a seguire con attenzione questo processo».