Italia

«Famiglie spremute… Ora, alleggerite la pressione fiscale»

Mentre il Governo è ancora senza delega per la famiglia, si levano nuovamente voci allarmate sulla «fine del tesoretto» delle famiglie italiane, che finora in qualche modo hanno fatto da argine e da ammortizzatore ai colpi della crisi che dura da oltre cinque anni. Il Forum delle associazioni familiari prende spunto da alcuni servizi giornalistici per ammonire che «finito il tesoretto, le famiglie sono ormai al tracollo». Cosa significa ciò? Quali indicazioni vengono da questa presa di posizione? Il Sir lo ha chiesto al presidente del Forum, il sociologo Francesco Belletti. Ecco le sue risposte.

Ha suscitato interesse il servizio di «Repubblica» sulla fine del «tesoretto» delle famiglie. Eppure non è un tema nuovo, vero?

«Da almeno sei mesi ricerche e indagini di vari enti e centri di ricerca parlano di riduzione del risparmio in genere e delle famiglie in specie. Ora lo si percepisce sempre più chiaramente e dobbiamo constatare che la tenuta e la coesione sociale del Paese si è costruita principalmente sulla resistenza solidaristica delle famiglie. Purtroppo il dibattito pubblico che ha conquistato il palcoscenico in questi primi mesi di lavoro del Governo Letta è stato prevalentemente concentrato su altri temi. Per tutto il 2012 si era discusso di riforma fiscale e anche di interventi di alleggerimento dei prelievi sulla famiglia. Qualche miglioramento si era ottenuto nell’ultima finanziaria del 2012. Col nuovo Governo, la famiglia è nuovamente sparita dalla discussione. A questo punto la nostra preoccupazione è che il progetto di rilancio del Paese immagini di poter fare a meno di un deciso investimento sulla famiglia, e questo ci pare ingiusto e sbagliato».

Come valutate l’attività del Governo?

«Bisogna dire che condividiamo la grande attenzione che il Governo sta mostrando verso il tema dell’occupazione giovanile, dove la famiglia è stata sfidata pesantemente. La marginalizzazione crescente dei giovani significa infatti difficoltà a fare famiglia, quindi con un crollo tendenziale delle nascite e con l’emergere sempre più evidente del ruolo improprio dei genitori adulti quali ‘ammortizzatori’ sociali nei confronti dei figli disoccupati o sottoccupati. Questo blocca non solo i giovani ma le energie residue delle famiglie. Se tutto ciò è condivisibile, ci preoccupa dall’altro lato che la pressione fiscale verso le famiglie rimanga elevata, specie verso quelle complesse, con più figli, che sono obbligate a consumare. Per questo siamo contro l’aumento dell’Iva che aumenterebbe il prelievo all’aumento del numero dei figli».

Altre proposte?

«Intanto occorre dire che l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa la consideriamo una misura a favore della famiglia, pur con tutti i correttivi del caso, quali ad esempio il suo mantenimento per le case di lusso. Partendo da questo esempio, chiediamo che, nell’ambito della discussione della delega fiscale, tra le priorità venga inserito qualche segnale di alleggerimento della pressione fiscale per le famiglie con figli. Sarebbe un segnale di concreto sostegno economico e avrebbe un potente valore simbolico. Vorrebbe dire che il Paese investe sulle famiglie e non le spreme più. Questo intervento andrebbe fatto senza aspettare che riparta l’economia perché senza le famiglie l’economia non riparte».

Che valore avrebbe la nomina di un sottosegretario con delega alla famiglia? Quale il suo identikit ideale?

«Due le principali valenze: la prima di un forte mandato politico trasversale nel Governo, perché sarebbe chiamato a costruire politiche familiari in tutti i settori, quali fisco, politiche del lavoro e sociali. Quindi dovrebbe essere molto vicino al Presidente del consiglio. La seconda è che, oltre a tutto il tema fiscale ricordato, tale figura avrebbe un piano da applicare, cioè il piano nazionale per famiglia, già approvato nel giugno 2012 dal Governo e che deve essere ancora attuato con tempi e risorse certe. E un’altra attenzione forte è che dovrebbe avere la capacità di dialogare con le associazioni familiari, perché ci sentiamo responsabili di verificare l’impatto sulle famiglie di tutte le misure. Ad esempio, siamo preoccupati per la riforma dell’Isee perché la riteniamo ancora poco capace di sostenere i carichi familiari. Il nuovo Isee appare ancora troppo avaro nei confronti dei carichi familiari».

Il dibattito politico sembra poco propenso a occuparsi di queste cose, si preferiscono ad esempio le unioni omosessuali…

«Le sensibilità circa l’identità giuridica della famiglia all’interno del Governo sono differenziate, lo sono anche all’interno dei singoli partiti. Sta di fatto che, in ultima analisi, l’attenzione ai temi dei diritti delle unioni omosessuali ha avuto come primo risultato quello di bloccare qualsiasi azione concreta a sostegno delle famiglie, quelle dell’articolo 29 della Costituzione per intenderci. Quindi ci pare giusto invocare meno ideologia e più concreta attenzione ai bisogni reali».

Nel mondo sembra dilagare quasi ossessivamente la rivendicazione dei diritti al matrimonio omosessuale. Che ne pensa?

«Certo lo scenario internazionale influisce sul dibattito pubblico molto spesso in modo inappropriato. L’esperienza francese dimostra per esempio il grado di ideologia e di visione di élite che l’intervento sulla famiglia ha segnato in quel Paese. Si è così giunti addirittura a interventi di tipo poliziesco sui manifestanti pacifici pro-famiglia e alla assoluta sordità al dialogo con un pezzo importante del Paese. C’è da sperare che in Italia non si arrivi a questo punto».