Italia

Gerusalemme, bambini salvati da chirurghi apuani

di Simone Pitossi

Venticinque bambini palestinesi salvati da due missioni a Gerusalemme di un’equipe cardiochirurgica dell’Ospedale pediatrico apuano «Pasquinucci» di Massa. È il frutto di un accordo che il nosocomio toscano ha stipulato con l’associazione «Palestine children’s relief fund». Gli interventi sono stati eseguiti presso l’ospedale «Makassed», un «islamic charitable hospital», situato sul Monte degli Ulivi. A capo del progetto c’è Vincenzo Stefano Luisi, cardiochirurgo pediatrico, dell’ospedale di Massa. La prima missione è stata a fine 2007, la seconda si è conclusa a inizio marzo. In tutto, come detto, sono stati operati 25 bambini palestinesi con gravi malformazioni cardiache. «Si tratta di vera cooperazione – ci tiene a sottolineare il medico –. L’equipe che ogni volta si sposta per operare è formata da un cardioghirurgo, un medico anestesista-rianimatore e da personale paramedico: in particolare ci sono uno strumentista di sala operatoria, un tecnico per la circolazione extracorporea. E nessuno percepisce denaro. Il “Palestine children relief fund” paga vitto e alloggio e si è offerto di pagare i voli aerei: ma fino ad ora ho cercato di usare fondi provenienti da donazioni perché con il prezzo dell’aereo riusciamo a finanziare due interventi in più».

Quanto costa un intervento?

«Le spese di un intervento ammontano a quasi 3 mila dollari. Fino ad ora le spese per i viaggi aerei sono state completamente coperte dall’azienda autonomo del turismo di Massa Cararra».

Qual è lo scopo di questo accordo, oltre che salvare le vite di bambini malati?

«Uno degli aspetti fondamentali della vera cooperazione, non solo in ambito sanitario, è quello di rispondere alle esigenze locali del popolo o nazione che te lo chiede. E, mentre lavori, devi cercare di rendere il più possibile competenti ed autonomi i collaboratori locali. Nel nostro caso cardiochirurghi, anestestisti, personale di sala operatoria. Ho avuto la fortuna di trovare al Makassed persone competenti come la dottoressa palestinese Vivien Bader, cardiochirurga. Abbiamo operato insieme ben 10 dei 25 casi che abbiamo trattato. La voglia di imparare, la dedizione al proprio lavoro e l’amore per la sua gente ne fanno una figura eccezionale».

Trovare i soldi per portare avanti il progetto non è facile?

«Sto cercando di ottenere la collaborazione della Regione Toscana che ha promesso un aiuto economico di 50 mila euro e con cui sarà possibile eseguire altri 25 interventi e salvare la vita ad altrettanti bambini palestinesi».

Progetti in vista?

«Stiamo preparando un progetto regionale di cui dovrebbe essere capofila l’associazione dei genitori dei bambini cardiopatici “Un cuore, un mondo” che ha sede presso l’Opa di Massa, la Fondazione “Gabriele Monasterio” di cui l’Opa fa parte, l’associazione “Wael Zwaiter” per la protezione del popolo palestinese di cui fanno parte gli esuli che vivono in Massa e dintorni, l’Apt di Massa Carrara, la Provincia di Massa Carrara, il partner palestinese».

Siete accompagnati da altre equipe in queste missioni?

«Sì, infatti non siamo soli. Ci alterniamo con equipe di ospedali prestigiosi provenienti da tutto il mondo. Partecipano tra gli altri il “Brompton” di Londra (Gran Bretagna), il “Green Lane” di Auckland (Nuova Zelanda), l’Università di Gent (Belgio), la “Cleveland Clinic Foundation” (Stati Uniti), il “Chicago Children’s Hospital” (Stati Uniti), l’Universita di Lisbona (Portogallo) e l’Università di Marsiglia (Francia)».

Com’è andata la seconda missione?

«Durante la seconda missione, dal 29 febbraio all’8 marzo, sono stati eseguiti 10 interventi. Ci siamo trovati a lavorare in condizioni di estremo disagio: in parte legate al clima pesantissimo determinato dalla strage prevalentamente di donne e bambini palestinesi nella striscia di Gaza e al successivo attentato dinamitardo a Gerusalemme con otto studenti israeliani uccisi. Il clima in cui abbiamo lavorato era quindi difficilissimo, da paese in guerra».

Siete riusciti però a lavorare lo stesso?

«Sì. La situazione non ha influito sulla nostra volontà né su quella dell’ospedale Makassed di portare avanti la nostra missione».

Qualche problema però l’avete avuto…

«Sì. Purtroppo, come avvenuto anche durante la prima missione, alcuni bambini palestinesi provenienti dalla striscia di Gaza che dovevano essere operati sono stati bloccati al check-point. Adesso, molti di questi rischiano la vita».

Il livello dell’ospedale palestinese è buono?

«Grazie al nostro impegno quest’anno l’ospedale Makassed ha eseguito 200 interventi di cardiochirurgia pediatrica, il numero minimo indispensabile per i requisiti di buona qualità di un reparto cardiochirurgico secondo le indicazioni dell’apposita Commissione europea. E, soprattutto, il personale del luogo ha la possibilità di crescere professionalmente. La Palestina però avrebbe bisogno di 600 interventi all’anno e il Makassed è l’unico ospedale in grado di garantire ed eseguire questi interventi in territorio palestinese. Per questo è importante sostenere l’ospedale per fornire cure appropriate ai bambini gravemente malati nel loro paese senza la necessità di emigrare».

Ringramenti?

«Desidero ringraziare i colleghi e il personale paramedico dell’ospedale Pasquinucci che partecipa a queste missioni. La direzione del Cnr che ha capito lo spirito della missione, gli enti privati e pubblici che ci aiutano».

Mentre finiamo la chiacchierata con il cardiochirurgo arriva una telefonata. È quasi una conferma: sembra che arriveranno 100 mila euro per il progetto, metà dalla Regione e l’altra metà dalla Provincia di Massa Carrara. Una boccata d’ossigeno per le prossime missioni. Una speranza in più per i bambini palestinesi.

Il lavoro di sostegno dell’associazione «Un Cuore, un Mondo»L’associazione «Un Cuore, un Mondo» è stata costituita nel 1993 esclusivamente da genitori di bambini cardiopatici per combattere le cardiopatie congenite e supportare l’Ospedale «G. Pasquinucci» di Massa. L’associazione collabora con le missioni di cooperazione dei medici apuani. In particolare, nel caso dell’accordo con l’ospedale «Makassed» di Gerusalemme l’associazione si è resa garante per la copertura delle spese conseguenti all’assunzione presso l’ospedale palestinese di un medicio specialista per l’intera durata dell’accordo. Per informazioni: numero verde 800.327552; email volontarie@uncuoreunmondo.org, presidente@uncuoreunmondo.org

Opa, ospedale leader in Europa

All’Ospedale pediatrico apuano «Pasquinucci» di Massa opera un gruppo di cardiochirurghi pediatrici guidati dal dottor Bruno Murzi. Dell’equipe fanno parte il dottor Vincenzo Stefano Luisi, il dottor Massimo Bernabei e la dottorezza Anna Maizza; responsabile della terapia intensiva pediatrica è il dottor Riccardo Moschetti, anestesista. I pazienti provengono in gran parte dalla Toscana e da tutte le altre regioni italiane. Ma una buona parte arrivano anche dai paesi dell’area mediterranea, dalla ex-Yugoslavia e dal centro Africa. L’ospedale ha avuto il riconoscimento della Eacts (European association for cardio-thoracic surgery) quale centro con i dati migliori di tutto il continente europeo in fatto di mortalità dei pazienti. La Eacts ha pubblicato l’attività del 2006 e del 2007 di oltre 100 strutture europee dove si sono fatti interventi sul cuore di circa 15 mila bambini. L’Opa risulta quello con la più bassa mortalità dei pazienti a 30 giorni dall´intervento: lo 0,53 per cento contro una media europea del 3,93. Se si considera solo il dato dei neonati (circa il 35% del totale) il centro toscano è secondo, ma dietro una struttura che non fa circolazione extracorporea, procedura abbastanza rischiosa. Quel parametro è uno dei più significativi per valutare la qualità di un centro cardiochirurgico, insieme a quello dei reinterventi, che nel 2002 a Massa erano il 24% e oggi sono inferiori al 10%. La degenza media, altro dato importante, dal 2003 è invece scesa da 26 giorni a 16. L’ospedale fa capo alla fondazione «Gabriele Monasterio», l’ente creato nel novembre scorso da Cnr, Regione e Università toscane il cui direttore generale è il professor Luigi Donato. La fondazione ha due stabilimenti: uno è l’ospedale apuano, l’altro è l’Istituto di fisiologia clinica di Pisa.