Italia

Giornata senza tabacco: Pastorale salute Cei, “suscitare motivazioni per smettere di fumare. Priorità è cura integrale della persona”

È quanto si legge in una nota dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei diffusa in occasione della Giornata. Ancora più significativo in Italia è il fatto che negli anni “l’inizio dell’età del tabagismo si abbassi sempre di più: oggigiorno – ha rilevato la Società italiana di pediatria nel 2021 – già dalle ultime classi della scuola primaria si inizia a far uso di sigarette elettroniche (il 4,1 % dei bambini). Successivamente, come ha recentemente segnalato l’Istat per l’anno 2021, tra i 14 e i 17 anni l’8,0 % dei ragazzi sono fumatori o ex-fumatori”. Secondo il ministero della Salute, prosegue la nota dell’Ufficio guidato da don Massimo Angelelli, “la morte a causa del tabacco raggiunge in Italia oltre 93mila casi l’anno (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi, diretti e indiretti, pari a oltre 26 miliardi di euro”.

“Se da una parte il fumare la sigaretta viene visto come motivo di relax, di svago o di socializzazione, dall’altra viene da chiedersi se sia utile rischiare di aumentare le possibili cause di morte o di gravi complicazioni di salute; senza trascurare che i pericoli associati al fumo in gravidanza sono ampiamente documentati e molto significativi”.

Come noto, “la dipendenza da nicotina genera due fenomeni correlati: uno fisiologico ed uno psicologico, e ad entrambi occorre dedicare una specifica attenzione. Le preoccupazioni pastorali in occasione della Giornata mondiale senza tabacco vanno quindi in più direzioni: una di carattere relazionale, nel suscitare quegli spunti motivazionali – spesso individuali e soggettivi – che portino a smettere di fumare; una di tutela della salute, circa la prevenzione delle malattie derivanti dal fumo, ed una di carattere comunitario, circa i danni sociali che il fumo genera. Sempre la priorità è alla cura integrale della persona, considerando insieme ad essa le sue relazioni, ad iniziare da quelle familiari”, conclude l’Ufficio Cei.