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IMMIGRAZIONE: CARITAS SU VISITA EUROPARLAMENTARI A LAMPEDUSA «SMISTARE IN ALTRI CENTRI E IN TEMPI BREVI»

“Speriamo che la pressione internazionale porti ad un miglioramento degli standard di accoglienza e ad una maggior rispetto dei diritti umani, anche se Lampedusa non può risolvere da sola i problemi. Serve un sistema globale organizzato in maniera migliore, che preveda la possibilità di smistamento in altri centri e in tempi brevi”: a parlare è Le Quyen Ngo Dinh, responsabile del Progetto Asilo della Caritas italiana, che esprime al Sir il suo parere riguardo all’imminente visita, il 15 e 16 settembre, di una delegazione di europarlamentari al Centro di accoglienza immigrati di Lampedusa, per verificarne le condizioni, più volte denunciate dalle organizzazioni per i diritti dei rifugiati e, di recente, anche da un reportage televisivo su Euronews. Nel servizio si denunciavano 500 presenze in una struttura a 180 posti, con 10 gabinetti, attese fino a 48 ore per lavarsi e, in caso di espulsione, rimpatri in un centro di raccolta nel deserto libico, dove nessuno può verificare le garanzie di trattamento umanitario.

Le Quyen Ngo Dinh ha visitato un paio di volte il centro, “ma sempre quando c’era poca gente, altrimenti quando è in condizioni di sovraffollamento non danno il permesso di entrare”: “Sono grossi stanzoni con 40 posti in letti a castello, bagni in comune semiaperti e docce con il tubo. La sezione femminile poi è piccolissima, può ospitare solo una ventina di donne. Quando la struttura è piena è un disastro”.

L’esperta Caritas ricorda che in Italia “il vero problema non è tanto l’accoglienza, gestita bene dalle capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine – spiega – ma le condizioni di trattenimento temporaneo nei centri. A Lampedusa negli ultimi due anni si stanno verificando dei rimpatri diretti, con identificazioni sommarie e procedure del tutto improprie che violano i diritti dei richiedenti asilo. Non c’è un traduttore e a volte si decide la nazionalità delle persone in base al colore della pelle”. La struttura di Lampedusa, precisa, “non può reggere da sola impatti troppo forti. Dovrebbe essere invece destinata solo alla prima accoglienza, per poi smistare i migranti in altri centri in Calabria e Sicilia, nei quali avere la garanzia di verifiche sufficienti”.

In ogni caso, precisa, “la visita di una delegazione non è sufficiente ad accertarsi dei reali problemi se in quelle giornate il centro non è pieno come quando ci sono gli sbarchi”. Le Quyen Ngo Dinh evidenzia anche la “contraddizione” tra l’atteggiamento del Parlamento europeo, “più attento a garantire tutele” e quello della Commissione, “più centrato su sicurezza e antiterrorismo”, tanto da varare, nei giorni scorsi una proposta di direttiva sui rimpatri forzati piuttosto restrittiva. La Caritas e altre ong si dicono preoccupate soprattutto “per il carattere non sospensivo di un eventuale appello, ossia l’impossibilità di chiedere un riesame della richiesta di asilo”.Sir