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IMMIGRAZIONE: FORTI (CARITAS), ALTRA TRAGEDIA ANNUNCIATA, SERVE ALTERNATIVA

“L’alternativa che proponiamo è trasformare di nuovo il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Lampedusa in Centro di primo soccorso ed accoglienza, perché prima funzionava bene. L’altra ricetta, che potrebbe avere più effetti nel lungo periodo, è aprire dei canali regolari di immigrazione. Solo in questo modo disincentiveremo l’irregolarità. Se non risolviamo il problema, certamente salveremo qualche vita umana”. Lo afferma al Sir Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, commentando l’ultima tragedia del mare avvenuta ieri al largo delle coste libiche, con la morte stimata di almeno 300 immigrati. Negli ultimi giorni si sono inoltre succeduti gli sbarchi: 222 persone a Lampedusa e altre 400 sulle coste siciliane. “Purtroppo è una tragedia annunciata – commenta Forti, appena tornato da un incontro che ha riunito a Lampedusa tre vescovi e una settantina di membri del Coordinamento immigrazione di Caritas italiana -. Le attuali politiche europee e nazionali, non agevolando l’ingresso regolare di immigrati, portano inevitabilmente a massicci flussi di irregolari, perché la spinta, con la crisi economica mondiale, è aumentata ulteriormente. Dovremo probabilmente assistere, nei prossimi mesi, ad altri sbarchi, che ci auguriamo non abbiano l’esito di quello di ieri sera”. “Non bisogna investire solo sul contrasto all’immigrazione – sottolinea Forti – perché sappiamo che queste persone rischiano di essere rimandate in un Paese come la Libia, che non garantisce i diritti umani. Bisogna promuovere politiche per verificare la reale applicazione dei diritti umani su quei territori”. Il centro lampedusano di Contrada Imbriacola, già affollato la scorsa settimana con 726 persone sarà in una situazione di maggiore emergenza: “L’affollamento di questi giorni – osserva il responsabile Caritas – anticipa quello che potrà accadere quest’estate, quando i flussi saranno più massicci”. “Lampedusa – ribadisce Forti – è inadeguata ad accogliere tutta quella gente. Se aumentano gli sbarchi si dovrà provvedere al trasferimento in altri centri. Questo dimostra, ed è chiaro a tutti, che Lampedusa non è il luogo idoneo per attuare direttamente le espulsioni”. Forti ribadisce quanto già chiesto nei giorni scorsi da mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento . “Il Cie va chiuso – conclude -. Perché è sotto gli occhi di tutti l’inadeguatezza di questi luoghi e quindi la necessità di rivedere in toto tutta la politica legata all’accoglienza”.Sir