Italia

IMMIGRAZIONE, LE NUOVE PROCEDURE DI ASILO NON CONVINCONO LA CARITAS: DIRITTI A RISCHIO

Il regolamento di attuazione con il quale è entrata in vigore la nuova procedura di asilo (articolo 31 e articolo 32 della legge “Bossi-Fini”), “non garantisce adeguatamente i diritti dei richiedenti asilo in Italia”. Lo denuncia la Caritas Italiana in un comunicato reso noto oggi, a meno di un mese dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del suddetto regolamento. Mentre si ripetono gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste la Caritas italiana esprime “preoccupazione” e auspica “la definitiva adozione di una legge organica in materia di asilo”. Da un lato la Caritas italiana aveva già espresso soddisfazione per alcuni limitati aspetti della nuova procedura di asilo, ma dall’altro lato però, solleva “perplessità” su una serie di disposizioni, come ad esempio “l’istituto stesso del trattenimento presso i ‘centri di identificazione’ come misura normale e non eccezionale, dato che l’istituto verrebbe ad applicarsi alla quasi totalità dei richiedenti asilo presenti sul territorio nazionale”.

“Si auspica vivamente – afferma la Caritas – che non sia applicabile ai richiedenti asilo qualora si tratti di persone vulnerabili (minori non accompagnati, portatori di handicap, donne in stato di gravidanza, persone che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza)”. Tra gli aspetti del regolamento che “non convincono” la Caritas: “il rilascio di un semplice ‘attestato nominativo’ (e non di un permesso di soggiorno) ai richiedenti asilo; la previsione di un termine brevissimo (5 giorni) e di condizioni estremamente restrittive per eventualmente presentare una richiesta di riesame alla Commissione territoriale competente”. Infatti il ricorso – spiega la Caritas – non ha effetto sospensivo e si prevede una semplice facoltà del prefetto di “autorizzare la permanenza sul territorio nazionale” del richiedente asilo fino alla data di decisione del ricorso. Pertanto, “sussiste un serio rischio che il richiedente asilo rigettato in prima istanza possa essere rinviato nel Paese d’origine, e così subire conseguenze gravi e irreparabili per la propria vita e libertà”. Inoltre, conclude la Caritas, dovrebbe essere “esplicitamente riconosciuto il diritto al gratuito patrocinio a spese dello Stato in ogni fase della procedura per il riconoscimento del diritto di asilo”. Sir