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IMMIGRAZIONE, RAPPORTO CNEL: INTEGRAZIONE SOCIALE, MEGLIO IN TRENTINO, VENETO E LOMBARDIA

Le regioni italiane più disposte all’integrazione degli immigrati sono il Trentino Alto Adige, il Veneto e la Lombardia. E’ quanto emerge dal V° Rapporto sull’integrazione promosso dal Cnel, in collaborazione con il Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, presentato questa mattina a Roma nel corso del convegno su “La giornata dell’integrazione”. Il volume riporta i risultati degli ultimi due rapporti annuali del Cnel, prendendo in considerazione dati che, negli anni, sono “notevolmente cambiati”. Se in passato “l’impegno consisteva nel sottolineare l’inesistenza di una invasione – spiegano i curatori del rapporto – oggi l’attenzione va richiamata sul ritmo d’aumento: la presenza immigrata è diventata sempre più visibile, dalle famiglie alle aziende, dalle scuole agli spazi pubblici, e ha reso le nostre città più cosmopolite”. In questo contesto il tema dell’integrazione degli immigrati è “sempre più sentito anche in Italia, che, da area di passaggio o di seconda scelta migratoria, si è imposta come uno tra i più grandi Paesi europei di immigrazione, con un ritmo d’aumento, in proporzione, superiore a quello degli Stati Uniti.

L’obiettivo dell’integrazione pone oggi tutti gli Stati membri dell’Unione europea nella “posizione di apprendisti, avendo tutti i precedenti modelli dimostrato i loro limiti”. Comunque, precisano, l’integrazione va intesa “come volontà e capacità di favorire una fruttuosa ed armoniosa convivenza tra popolazione locale e nuovi arrivati. Si tratta certamente di un obiettivo complesso che implica anche dimensioni esistenziali non direttamente misurabili, mentre la misurazione è possibile per gli aspetti tangibili di tale processo”. Attraverso gli indicatori quali la polarizzazione e la distribuzione territoriale, la durata della permanenza, la scolarizzazione, l’inserimento lavorativo e altri ancora, il rapporto elabora un “indice sintetico di integrazione” che ripartisce il territorio nazionale in cinque fasce di integrazione: massima (6 regioni e 25 province), alta (4 e 23), media (3 e 20), bassa (3 e 17) e minima (4 regioni e 18 province). Per quanto riguarda le province al primo posto c’è Trento, seguita da Brescia e Prato.

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