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INDAGINE IPSOS: CATTOLICI DELUSI DA POLITICA MA IN ATTESA DI UN FATTO NUOVO

(ASCA) -I cattolici e la politica? Sono in una fase di attesa. Attesa di qualcosa che rompa la situazione attuale vissuta con sofferenza e con un giudizio di forte sfiducia verso i partititi ma anche verso le istituzioni. E’ quanto emerge dall’indagine “Cattolici e politica: tra astensionismo e voglia di impegno” condotta da Ipsos e commissionata dalla Fondazione Achille Grandi per il bene comune. Indagine che rappresenta l’ultima tappa di un cammino iniziato alcuni anni fa e volto a studiare il comportamento politico e gli orientamenti politici dei cattolici italiani. Quello presentato oggi è il quadro conclusivo, ma i dati completi e definitivi sranno resi noti alla fine di dicembre. Il fattore “attesa” è rilevato da alcuni dati apparentemente contraddittori: da un lato il giudizio negativo sui partiti politici scesi, nel giudizio dei cattolici, scesi – ma sarebbe meglio dire crollati – di 18 punti percentuali in sei mesi dal 32% al 14% di gradimento. Giudizio negativo che ha coinvolto anche le istituzioni come Camera e Senato che sono calate in un andamento parallelo ai partiti: dal 50 al 25% il Senato e dal 48 al 22 la Camera per lo stesso periodo di sei mesi. Ancora non resi noti i dati relativi a tutte le altre istituzioni, ma per il governo e personalmente Berlusconi, si confida che la discesa è in termini di vero crollo, essendo sceso il gradimento da 50 a 22 con tendenza a diminuire ancora. Il dato si incrocia con un altro, quello relativo alle intenzioni di voto dove più che la bipolarizzazione tra centrodestra (21,3%) e centrosinistra (24,7%) e con un centro dato al 6,2%, a imporsi all’attenzione è la propensione dichiarata di non voto, ovvero di astensione con un totale del 44, 5% (con un picco tra i praticanti impegnati stimati al 48,7% e un livello minore pari al 40,3% dei cattolici non praticanti). Il dato che rivela che i giudizi negativi non sono assoluti ma relativi ad una fase storica è quello documentato dalla tabella sul consenso che i cattolici intervistati hanno rivolto alla presa di posizione del cardinale Bagnasco che nel suo noto discorso sulla situazione politica italiana aveva detto che “c’é da purificare l’aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate”. Bene, questo giudizio e l’insieme della presa di posizione del cardinale, riscuote un consenso plebiscitario, pari all’80%. L’impressione di una “voglia di nuovo” è documentata anche dalla domanda volta ad accertare le opinioni sul rapporto tra religione cattolica e politica dove tra i cattolici intervistati il 19% ritiene che sia “necessario affermare con più forza i valori cattolici nella politica italiana”, a fronte di un 39% che ritiene che “la politica deve essere laica e sapere trovare una sintesi tra i valori cattolici e le diverse culture” e un 36% che pur cattolico pensa che “le posizioni della chiesa cattolica sono fin troppo presenti nella politica italiana”. All’interno di questo universo chi ha risposto alla prima domanda (necessario affermare con più forza i valori cattolici) il 24% pensa ad una forza politica organizzata che li rappresenti, il 35% che non serva ma che è importante un movimento per farsi sentire a fronte di un 33% che ritiene comunque sbagliata la scelta di un partito per non confondere religione e politica. Chi si è pronunciato per una sintesi tra valori cattolici e diverse culture si è diviso nella stessa tripartizione per un 11% favorevole al partito, il 29% per il movimento e il 57% contrario perché lo ritiene un errore. I cattolici che hanno risposto alla terza opzione, che la chiesa è fin troppo presente in politica, si sono divisi per un 5% di favorevoli alla forza organizzata, il 12% per il movimento e l’80% per il no a confusioni tra religione e politica. L’intero quadro statistico rivela una forte domanda di qualità della politica e di una rispondenza ai valori condivisi dai cattolici. La “voglia di rinnovamento” è evidenziata da un aumento del gradimento verso la chiesa e dall’attenzione riservata all’incontro di Todi dove è stato messo in luce il desiderio dei cattolici per un “nuovo slancio” e favorevoli a “ripensare con forme nuove il futuro del Paese”. L’indagine, ha sottolineato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, durante la conferenza stampa di presentazione si è avvalsa di 5.000 interviste mensili per un totale di 60.000 interviste su base annuale e quindi quello su cui si è lavorato è ben più di un campione per rivelare uno spaccato del mondo cattolico in cui i dati che più si evidenziano sono la forte crescita della tendenza all’astensione ma anche una strutturazione bipolare dell’elettorato cattolico. Per Luigi Bobba, Pd, vicepresidente della commissione lavora della Camera, il “punto chiave dell’indagine è un apparente paradosso”, quello tra un’area di non voto e la “voglia di esserci” dei cattolici. Secondo Bobba nonostante i molti giudizi negativi “la fase non è ancora del distacco dalla vita democratica, ma quella di un’attesa con una forte domanda politica”. Da un punto di vista personale Bobba ha colto positivamente il dato sul sorpasso del gradimento del Pd rispetto al Pdl, anche se il Pd non è riuscito ad intercettare pienamente le domande” che vengono dai cattolici. Secondo Giuseppe Pisanu, Pdl, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, “c’é un divario abissale tra la realtà e la domanda forte di politica dei cattolici”. Pisanu coglie anche “una fuga consistente e continua dei consensi sia sul cntrodestra sia sul centrosinistra” a fronte di un “andamento diverso per l’Udc man mano che si rende sempre più autonomo”. E questo, ha aggiunto, accompagnato ad un “giudizio negativo anche su questo bipolarismo”. In sostanza, ha detto ancora Pisanu, i “cattolici considerano sostanzialmente esaurita l’esperienza del partito cattolico, quello della Dc, ma ritengono anche fallita l’esperienza della diaspora” e avvertono che oggi “c’é un vuoto da colmare facendo leva sulla dottrina sociale della chiesa”. Cosa ha rappresentato Todi? Per Pisanu ha indicato la “giusta via” di “tornare a pensare in grande per proporrew una via nuova”. Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, ha sottolineto la “crescita spaventosa di sfiducia tra i cattolici, specie di quelli impegnati”. E sono gli stessi cattolici, ha fatto osservare che “chiedono coerenza” e di poter “scegliere i loro eletti” con una nuova legge elettorale. “C’é una forte domanda di nuovo” ha concordato Olivero avvertendo che “la fine del berlusconismo non servirà se non è accompagnata da un nuovo progetto”. Invitando i cattolici a non essere autoreferenziali, a “non pensare da cattolici per i cattolici” OLivero ha concluso dicendo che da Todi è venuto l’appello a “dimostrare di essere credenti credibili” e chiedere politiche a favore della vita, della famiglia, dello sviluppo, del lavoro a partire dalla disoccupazione dei giovani.