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INGHILTERRA: VESCOVI CATTOLICI SU MATRIMONI GAY, PROPOSTA SUPERFICIALE E AFFRETTATA

«È di grave preoccupazione per i vescovi che questa proposta, che ha il potenziale di un impatto immenso per l’istituzione unica del matrimonio e per la vita familiare non sia stata sottoposta a sufficiente studio e analisi». Nel documento di risposta al processo di consultazione sui matrimoni gay avviato da David Cameron lo scorso marzo e che si conclude giovedì prossimo i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles spiegano che un cambiamento così radicale della definizione di matrimonio che avrà un impatto, non soltanto sulla società, ma sulla storia umana, sta per essere introdotto con grande superficialità senza i controlli di un iter legislativo che è stato riservato ad altre materie. I vescovi spiegano che «una volta che questo cambiamento legislativo verrà introdotto sarà irreversibile e le sue conseguenze non saranno controllate o predette dal governo». Eppure il processo avviato dal premier conservatore sembra concentrarsi, secondo i vescovi, soltanto su «come questo cambiamento legislativo può essere ottenuto nel modo migliore» senza chiedersi «se questo cambiamento dovrebbe avvenire oppure no». Ben diversa è la posizione della Chiesa cattolica, secondo la quale il cambiamento che Cameron propone rischia di distruggere il matrimonio come «blocco positivo della società umana, riconosciuto da diverse culture come meritevole di protezione legale».

«C’è una comprensione istintiva e diffusa del significato del matrimonio condivisa da persone religiose e non, che precede la Chiesa e la sua essenza è catturata nell’idea di un’unione volontaria di un uomo e una donna ad esclusione di tutti gli altri», scrivono ancora i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles. È questa definizione di matrimonio che rischia di scomparire dalla nostra civiltà se il cambiamento della legge voluto da Cameron va in porto. I vescovi sono particolarmente preoccupati per i figli. «La proposta del governo rischia di iniziare un cambiamento sociale che, forse senza volerlo, mette i migliori interessi dei figli da una parte, concentrandosi soltanto sul rapporto della coppia», scrivono i vescovi. «La realtà di questo rischio è espressa in modo eloquente dal fatto che i figli non vengono nominati neppure una volta nel processo di consultazione, mentre le politiche dovrebbero essere guidate dal desiderio di promuovere giustizia, preservare libertà e servire il bene comune per tutti, soprattutto i vulnerabili nel lungo periodo», si legge ancora nel documento della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. (Sir)