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IRAQ, PATRIARCA DI BAGHDAD: «NO AL FLAGELLO DELLA GUERRA»

“Se davvero ci sarà la guerra, porterà una distruzione totale: cristiani e musulmani verranno venduti allo stesso prezzo. Prego il Signore perché allontani questo flagello”. Sua Beatitudine Raphaël I Bidawid, patriarca di Babilonia dei Caldei (Baghdad), confida alla MISNA le sue angosce di fronte alle minacce sempre più insistenti di un attacco contro l’Iraq. Anche se, a seguito dell’inaspettata apertura del regime di Saddam per il ‘ritorno incondizionato’ degli ispettori Onu, parla di “un gran sollievo per tutti”. “Speriamo – aggiunge subito il presule – che alle promesse ora seguano i fatti. Il popolo iracheno non può più sopportare altre sofferenze: è sopraffatto da dodici anni di dolore e tribolazioni. E ora incombe una nuova minaccia di distruzione e di annientamento”.

Calibra con attenzione le parole il Patriarca, le sceglie con lentezza: “Un nuovo conflitto sarebbe la fine: sangue fino alle ginocchia per tutti, odio e rancore non solo tra religioni diverse, ma anche all’interno del mondo musulmano, dove si scatenerebbe uno scontro di grandi proporzioni tra sunniti e sciiti”. La diplomazia di tutto il mondo, dopo la lettera di Saddam al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, è in fibrillazione. L’intervento armato per rovesciare il regime potrebbe ora apparire meno giustificato, ma è ancora presto per allontanare definitivamente lo spettro della guerra dall’Iraq: “Vorremmo avere almeno una rassicurazione che non ci sarà un nuovo scontro armato nel Paese – prosegue Raphaël I Bidawid -, che appare come la decisione spietata di annientare un popolo. Si vuole giustificare l’attacco per colpire il presidente e il suo governo, ma si sa benissimo che la guerra provocherebbe una strage inaudita nella storia”.

Il Patriarca di Baghdad (in Iraq vivono 22 milioni di musulmani e un milione di cristiani di varie tradizioni e confessioni religiose, l’80 per cento dei quali cattolici) si dichiara comunque ottimista: “Non credo che gli Stati Uniti siano tanto ingenui da scatenare un conflitto contro il consenso dell’umanità – osserva il presule –. Nessuno degli iracheni è disposto a sopportare un attacco e nemmeno a cambiare padrone. Ecco perché è difficile anche pensare a una rivoluzione dall’interno che rovesci Saddam Hussein”. Il popolo è contrario al regime “ma allo stesso tempo – fa notare il Patriarca – vede nel proprio presidente l’unica possibilità di salvezza, soprattutto in un momento come questo in cui si sente minacciato”. “Non dimentichiamo – conclude Raphaël I Bidawid – che questa gente è schiacciata da un tormento che dura da 12 anni”. Misna