Italia

ISTAT: SIAMO QUASI 59 MLN; 1 SU 5 OVER 65; DIMINUISCONO GIOVANI E SPOSATI, AUMENTANO IMMIGRATI

Quasi 59 milioni di persone, di cui uno su cinque ultrasessantenne e uno su 20 con 80 anni e più, mentre diminuiscono sempre più i giovani fino ai 14 anni che rappresentano il 14,1% del totale: è ancora una volta la “fotografia” di un Paese vecchio quella che ci consegna l’Istat, nelle sue stime sulla popolazione residente al 1 gennaio 2006. La popolazione ammonta esattamente a 58.751.711 persone, in crescita dello 0,5% rispetto al 2005. La popolazione risiede per il 26,5% nel Nord-ovest, per il 18,9% nel Nord-est, per il 19,3% nel Centro, per il 24% nel Sud e per il restante 11,4% nelle isole, senza significative variazioni rispetto all’anno precedente.

La crescita è stata particolarmente forte nel Centro-nord del Paese, mentre nel Sud è risultata pari a zero e nelle isole è stata appena dello 0,1%. Ancora una volta, sono gli emigrati che hanno favorito l’aumento della popolazione, facendola crescere di 260.644 unità. Al 1 gennaio 2006 la popolazione di 65 anni e più ammonta al 19,7% (quasi uno su cinque) contro il 18,7% del 1 gennaio 2002. Aumenta, analogamente, la popolazione con 80 anni e più, che incide per il 5,1% del totale, ossia un residente su 20. La popolazione dei giovani fino a 14 anni è invece scesa nel 2006 al 14,1% del totale, contro il 22,6% del 1980. Conseguentemente, é aumentato il rapporto tra anziani e giovani, passato dal 58% del 1980 al 140% del 2006. L’invecchiamento è un processo demografico allargato a tutte le aree del Paese, anche se il fenomeno è particolarmente avanzato nel Centro-nord, dove la popolazione over 65 supera quota 20% e quella con 80 anni e più il 5%. Nel Mezzogiorno giovani e anziani sono numericamente ancora abbastanza in equilibrio, ma con una chiara tendenza verso un ulteriore processo d’invecchiamento.

Circa un italiano su due è sposato, ma in quattro anni la popolazione coniugata è diminuita dello 0,5% a vantaggio di quella celibe o divorziata. Lo dicono le stime dell’Istat, aggiornate al 1 gennaio 2006. La popolazione risulta così suddivisa: 50,4% coniugati, 40,5% celibi o nubili, 7,7% vedovi e 1,5% divorziati. Forti differenze tra maschi e femmine: per i maschi è più alta la quota di coloro che non si sono ancora sposati (44,6% contro 36,5%), mentre è più bassa la quota dei divorziati (1,2% contro 1,7%) a causa di una più spiccata propensione, tra gli uomini, a contrarre seconde nozze. Infine, in virtù del vantaggio di sopravvivenza femminile, la percentuale di vedove é cinque volte superiore a quella dei vedovi (12,6% contro 2,4%). Le diversità tra i generi sono ancor più evidenti considerando la popolazione per classi d’età: nella fascia 16-39 anni, ad esempio, la tendenza a posticipare l’inizio della vita coniugale è più evidente tra i maschi, per i quali si riscontra un 68,7% di celibi ed un 30,8% di coniugati, contro un 55,3% di nubili ed un 43,5% di coniugate. Nella classe d’età 40-64 anni, i celibi rimangono ancora percentualmente superiori alle nubili (13,6% e 10,3%) mentre i coniugati superano le coniugate (82,5% e 80%). In questa fascia d’età, inoltre, è più alta la percentuale di divorziate e di vedove: 3,5% e 6,1% contro, rispettivamente, 2,6% e 1,2% dei maschi.

Aumenta la popolazione straniera che risiede in Italia, anche se l’incremento è leggermente diminuito rispetto agli anni passati. A quella data, gli stranieri residenti sono 2.670.514, di cui 1.350.588 maschi e 1.319.926 femmine. Rispetto all’anno precedente, gli iscritti in anagrafe aumentano dell’11,2%, un incremento che, seppur consistente, è inferiore sia a quello registrato tra il 1 gennaio 2004 e il 1 gennaio 2005 (+20,7%) sia a quello intercorso tra il 1 gennaio 2003 e il 1 gennaio 2004 (+28,4%). Complessivamente, nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2003 e il 1 gennaio 2006 il numero di stranieri residenti è aumentato del 72%. Gli stranieri costituiscono il 4,5% della popolazione residente complessiva, mentre al 1 gennaio 2003, 2004 e 2005 essi costituivano, rispettivamente, il 2,7%, il 3,4% e il 4,1%. L’incidenza degli stranieri residenti é dunque aumentata dell’1,8% nel periodo 2003-2006. Quella straniera è una popolazione piuttosto giovane, con un’età media di 30,8 anni contro quella della popolazione italiana che è di 43,2 anni. Oltre un cittadino residente straniero su due ha un età compresa tra i 18 ed i 39 anni (50,8%); oltre uno su cinque è minorenne (22%). Come conseguenza del fenomeno migratorio, è aumentata soprattutto la popolazione straniera in età da lavoro: dal 1 gennaio 2003 al 1 gennaio 2006, gli adulti di età compresa tra i 18 e i 39 anni crescono di oltre 550 mila unità (+68%); gli adulti di 40-64 anni di 323 mila unità (+93%). Nel medesimo periodo, grazie all’effetto combinato dei ricongiungimenti familiari e delle nascite, i minorenni aumentano di 234 mila unità (+66%). Da notare inoltre un incremento rilevante per gli stranieri ultrasessantacinquenni, che sono circa 13 mila (+31%), costituiti in parte da persone entrate in Italia in età già avanzata e provenienti anche da paesi a sviluppo avanzato.

La popolazione straniera è in maggioranza di genere maschile (50,6% uomini, 49,4% donne) e risiede soprattutto nel Nord-ovest e nel Nord-est, rispettivamente con il 36,6% e il 27,4% degli stranieri, seguite dal Centro con il 24%, dal Sud con l 8,6%, e dalle Isole con appena il 3,5%. In rapporto alla popolazione residente in complesso, l’incidenza della popolazione straniera é più elevata nel Nord-est (6,6%) e nel Nord-ovest (6,3%), seguite dal Centro (5,7%). Nel Sud e nelle isole la quota di stranieri è molto inferiore (1,6% e 1,4%). A livello regionale, le incidenze di stranieri più forti si riscontrano al Nord in Lombardia (7%), Emilia-Romagna (6,9%) e Veneto (6,8%), e al Centro in Umbria (6,8%). Le regioni con la più bassa incidenza sono la Sardegna e la Basilicata, con appena l’1,1%. Mediamente, gli stranieri residenti nel Nord sono più giovani di quelli che vivono nelle altre parti del territorio: ne risulta che proprio nelle realtà caratterizzate da un maggiore invecchiamento della popolazione, gli stranieri costituiscono una parte rilevante dei residenti in età da lavoro. Come ulteriore conseguenza, al Nord la stabilizzazione della presenza straniera comporta una maggiore incidenza di minorenni: in Emilia-Romagna, Lombardia e Umbria oltre un minore su 10 è straniero. (ANSA).