Italia

Il 21 e 22 giugno il referendum sulla legge elettorale

Nella seduta del 30 aprile scorso il Consiglio dei Ministri ha individuato nel 21 e 22 giugno prossimi la data da proporre al Capo dello Stato – che ha accolto mediante due decreti presidenziali – per la nuova indizione delle tre consultazioni referendarie, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 40/09 recante «Disciplina transitoria per lo svolgimento dei referendum previsti dall’articolo 75 della Costituzione da tenersi nell’anno 2009». In base a questa legge è previsto che i referendum abrogativi da tenersi quest’anno abbiano luogo in una domenica compresa fra il 15 ed il 30 giugno. Si è discusso molto sulla possibilità di un accorpamento della consultazione referendaria con Europee e amministrative. Questo avrebbe comportato un grosso risparmio di spesa, per alcuni quantificabile in circa 400 milioni di euro. Sarebbe però stata la prima volta di un referendum abrogativo assieme alle elezioni europpe. La ferma contrarietà della Lega all’accorpamento (ha anche minacciato una crisi di governo) ha portato poi ad una soluzione di compromesso. Accorpamento sì, ma solo parziale, con i ballottaggi delle amministrative, che potrebbero interessare un certo numero di Province e di comuni con più di 15 mila abitanti.

I referendum, indetti con decreto del Presidente della Repubblica del 5 febbraio 2008 per il 18 maggio 2008, erano stati rinviati di un anno a causa dello scioglimento delle Camere, decretato dal Capo dello Stato il 6 febbraio 2008. Presentati nel 2006, i quesiti referendari, dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale il 16 gennaio 2008, sono tre:

Il quesito n. 1 (scheda verde) riguarda il premio di maggioranza nazionale per la Camera dei deputati. Esso intende abolire le «coalizioni»: vince il premio di maggioranza – che garantisce 340 seggi – il partito (ovvero la «lista») che ottiene più voti; partecipano alla ripartizione dei seggi le «liste» che ottengono almeno il 4% dei voti su base nazionale.

Il quesito n. 2 (scheda bianca) concerne il premio di maggioranza regionale per il Senato. Anche tale quesito intende abolire le «coalizioni»: vince il premio regionale – che garantisce il 55% dei seggi della Regione – il partito (ovvero la «lista») che ottiene più voti; partecipano alla ripartizione dei seggi le liste che ottengono almeno l’8% dei voti su base regionale.

Il quesito n. 3 (scheda rossa) è relativo alla disciplina della candidature. Intende abolire le cosiddette «candidature multiple», ossia la possibilità di candidarsi in più circoscrizioni in liste aventi il medesimo contrassegno, con successiva eventuale opzione nel caso di elezione in più di una circoscrizione. I quesiti sono stati ritenuti ammissibili dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 15, 16 e 17 del 2008.

Di referendum in questa campagna elettorale non si è ancora parlato. Forse lo si farà a partire da lunedì prossimo. I partiti non hanno ancora definito le loro posizioni. Nel comitato promotore (www.referendumelettorale.org/), presieduto da Giovanni Guzzetta, 43 anni, avvocato, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico a Tor Vergata, e coordinato da Mario Segni, sono presenti esponenti di vari partiti da Gianni Alemanno a Antonio Bassolino, da Stefania Prestigiacomo a Massimo Cacciari, da Riccardo Brunetta a Giovanna Melandri, oltre che intellettuali e opinionisti come Angelo Panebianco e Oscar Giannino.