Italia

Immigrazione: a metà del guado

“Un processo più deciso di integrazione” e una “politica più adeguata” per i 2.730.000 immigrati regolari residenti in Italia a fine 2004: è quanto chiedono Caritas italiana, Caritas di Roma e Fondazione Cei Migrantes che hanno anticipato il 9 maggio alcuni dati del Dossier Immigrazione 2005, che uscirà alla fine di ottobre. “Dal 1970 ad oggi si è passati da meno di 100 persone a quasi 3 milioni – si legge nelle anticipazioni – con un aumento di ben 30 volte. Prima questa presenza era marginale nella società italiana, ora ne è diventata uno dei fenomeni più rilevanti”. I curatori del Dossier auspicano quindi “che l’Italia non resti a metà guado, cosciente da una parte di avere bisogno degli immigrati e, dall’altra, non disponibile ad averli come partner nella società”.

TANTI NUOVI CITTADINI… Oltre al numero – 2.730.000 a fine 2004 di cui 1.289.000 provenienti dall’Europa, 647.000 dall’Africa, 472.000 dall’Asia, 314.000 dall’America, 7.000 dall’Oceania o apolidi – aumenta anche il ritmo di crescita degli immigrati (130.000 nuovi arrivi in un anno, di cui 88.000 per ricongiungimenti familiari). Il Dossier evidenzia anche la diffusione su tutto il territorio nazionale (60% al Nord, 30% al Centro, 10% al Sud) e la normalizzazione dal punto di vista demografico con prevalenza dei coniugati, elevata incidenza dei minori (un quinto dei residenti) e consistente numero di nati da entrambi i genitori stranieri (33.691 nel 2003). Aumenta anche la tendenza alla stabilità di residenza, con circa il 60% della popolazione straniera s oggiornante da più di 5 anni e 320.000 immigrati che, nel corso di questi anni, hanno acquisito la cittadinanza italiana. L’incidenza sul totale della popolazione è ormai vicina alla media europea (5%), anche se ancora lontana dal 9% di Austria e Germania. “Eppure per l’Italia – denuncia il Dossier – cifre e dinamiche parlano chiaro: è tempo di dotarci di una politica adeguata, meno attenta a tutelare un ingresso precario e sempre più capace di gestire un fenomeno di massa e strutturale, perché siamo oggi un grande Paese di immigrazione”. E LAVORATORI. L’incidenza dei lavoratori immigrati è di circa l’8% delle forze lavoro, un peso rilevante in molti settori, a partire dalla collaborazione domestica dove sono più dell’80% del totale. Qui gli stranieri sono complessivamente mezzo milione e cioè 5 su 6 addetti, e “costituiscono un rimedio indispensabile alla carente copertura della rete pubblica di servizi sociali”. Vi sono anche altri settori, come l’edilizia e l’agricoltura, nei quali il consistente apporto dei lavoratori non comunitari costituisce una costante in tutta Italia. “Numerosi sono anche gli ambiti lavorativi, caratterizzati da prestazioni di manovalanza, di precarietà o comunque stressanti – denuncia il Dossier – dove si creano crescenti spazi destinati ad essere occupati dagli immigrati”. L’immigrato, nel suo difficile percorso migratorio, è talvolta una persona da assistere ma, una volta insediato, rileva il Dossier, è un “operatore economico importante”. In Italia la forza lavoro immigrata è aumentata negli ultimi 6 anni di quasi 1 milione di unità: in particolare, è notevole il dinamismo che stanno dimostrando come “creatori di nuove aziende”, dove trovano il posto loro stessi e talvolta anche gli italiani. IN 30 ANNI TRENTA VOLTE DI PIÙ. “Solo 140mila immigrati nel 1970, oltre 1 milione nel 1997, quasi 3 milioni nel 2005”. Da Paese di emigrazione – con circa 28 milioni di espatri a partire dall’unità d’Italia – l’Italia, ricorda il Dossier, è passata ad assistere, prima “con indifferenza e curiosità” ai primi flussi di immigrazione negli anni ‘70 e ‘80, per attraversare poi il periodo dell’emergenza (fine anni ‘80 e fine anni ‘90) e arrivare poi al “periodo dell’organicità limitata e contrastata (dalla legge Turco-Napolitano del 1998, all’attuale legge Bossi-Fini)” con un quadro legislativo che definisce, anche a livello europeo, “incompiuto e nebuloso”. “Al processo irreversibile di strutturalizzazione dell’immigrazione dovrebbe corrispondere una visione organica convinta e proiettata nel futuro” affermano i curatori del Dossier. PIÙ PARTECIPAZIONE ALLA VITA PUBBLICA. Agli immigrati, che sono anche i nuovi cittadini, affermano, “serve un progetto più deciso di integrazione che, banditi definitivamente xenofobia e razzismo, rimedi alle vessazioni di tipo burocratico, elimini le disparità, finanzi le attività necessarie per facilitare l’integrazione (scuola, casa, rimesse,credito, associazionismo, servizio civile dei giovani immigrati…) riveda la normativa sulla cittadinanza e facili ti la partecipazione degli immigrati tramite il diritto di voto amministrativo, in un contesto societario unitario quanto ai valori e alle regole ma rispettoso delle diversità”. Il Dossier suggerisce anche la ratifica della convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti. La nota conclude con un ricordo di Giovanni Paolo II, che nei suoi messaggi per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato ricordava le ingiustizie in tal senso, raccomandando di dire “una parola profetica che indichi ciò che è sbagliato e incoraggi ciò che è giusto”. “In effetti – concludono Caritas e Migrantes – la politica migratoria è una questione di discernimento e di coerenza nelle decisioni”.a cura di Patrizia Caiffa