Italia

Informazione: don Ciotti, «proteggere i giornalisti significa proteggere la democrazia»

“L’informazione non è tale se non è indipendente – ha detto Ciotti – ma sempre più spesso ci sono poteri che ostacolano la pubblicazione delle notizie, usando le armi dell’intimidazione e delle pressioni”. Don Ciotti, che ha più volte ribadito come il tentativo di condizionare il mondo dell’informazione non arrivi solo dalle organizzazioni criminali ma anche dai poteri della società considerati “forti”, ha esortato i media a riconoscere le proprie colpe. “Fra i responsabili di questa difficile situazione – ha detto – c’è anche quella parte d’informazione che strizza l’occhio a certi poteri e che sceglie di assoggettarsi ai più forti. Spesso si abusa di parole come legalità, e libertà, ma molti scelgono la legalità soltanto quando è più conveniente farlo, soltanto quando porta profitto”.

“C’è tanta strada da fare per migliorare il mondo dell’informazione – ha aggiunto Ciotti -, ed è dal grande bisogno di verità che bisogna ripartire. Dobbiamo imparare a non lasciare soli i giornalisti minacciati, perché non c’è niente di più orribile dell’isolamento e del vivere con l’incubo della paura”. Nel condannare “l’informazione usa e getta”, quella cioè “condizionata dal profitto legato ai retroscena e al pettegolezzo”, don Ciotti ha ribadito la necessità per il mondo dei media di “ritrovare la serietà e la capacità di offrire alle persone gli strumenti giusti per interpretare la realtà e i suoi problemi”. A conclusione del suo intervento, don Ciotti ha voluto mettere in guardia dal pericolo per la stampa di schierarsi con il potere piuttosto che con la verità. L’esempio fornito dal fondatore di Libera era incentrato sul comportamento adottato da larga parte della stampa a seguito dell’omicidio di don Giuseppe Diana. “Quando don Diana fu assassinato – ha ricordato don Ciotti – molti giornali locali tentarono d’infangare la sua figura, accusandolo di essere un frequentatore di prostitute e un pedofilo. In pratica, secondo i giornali di allora, don Diana non era stato ammazzato perché aveva combattuto la camorra e le sue leggi, ma addirittura perché era lui stesso un camorrista. Questo ci deve insegnare che la verità non deve mai essere sacrificata su alcun altare, sia esso del potere o del denaro”.

L’incontro era promosso da Fnsi e Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’associazione “Ossigeno per l’informazione”.