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Iracheni in piazza a Baghdad per le due italiane

Gli amici iracheni delle due Simona sono tornati in piazza oggi, nel centro di Baghdad, manifestando solidarietà agli italiani e chiedendo la liberazione degli ostaggi. Un corteo aperto da decine di ragazzi costretti a muoversi in sedia a rotelle, e seguito da capi tribù in abiti tradizionali, curdi, sciiti, sunniti, cattolici, armeni. Un’umanità senza religione nè bandiere, per una volta unita dal comune sdegno verso un sequestro che ha colpito quattro operatori umanitari, da sempre impegnati in favore del popolo iracheno e contro la guerra.

La marcia, che ha percorso il lungo boulevard Al Saduun per giungere infine in piazza Paradiso (poco distante dalla sede dell’associazione Un ponte per Baghdad), è stata organizzata dal Comitato della società civile che riunisce tutte le organizzazioni non governative presenti in Iraq. «Vogliamo mostrare al mondo e a tutti gli italiani la nostra determinazione in favore della pace, contro il terrorismo e in difesa di Simona Parri e Simona Torretta» dice all’Ansa Basil Abdul Wahab Al Azzawi, presidente del comitato. «Noi vogliamo urlare con la voce del popolo la nostra richiesta di rilasciare immediatamente questi innocenti – aggiunge – il loro sequestro è stato un attacco al popolo iracheno e all’intero Iraq”.

Fra i ragazzi sulla sedia a rotelle c’è Fadel Kadum, 16 anni, un ragazzino bruno che ha negli occhi e nella voce tutta l’energia che la sua paralisi gli ha portato via dal resto del corpo: «Sono qui per chiedere la liberazione delle due Simone – ci dice – perché portandoci via loro hanno lasciato soli noi che siamo i più poveri”. Sugli striscioni esibiti dal corteo c’è nè uno a firma della presidenza della lega della tribù: «Vogliamo la pace per l’Iraq – si legge – togliete le mani dagli innocenti”. Una decina di mezzi della polizia scorta la manifestazione, qualcuno aziona le sirene per aprire un corridoio dentro un traffico impazzito al lentissimo passaggio delle sedie a rotelle.

Giunti in piazza del Paradiso (quella resa famosa dal carro armato americano che sradicò la statua di Saddam Hussein), Al Azzawi prende la parola: «Il parlamento di tutte le organizzazioni umanitarie irachene, le tribù e i rappresentanti della nostra società civile – scandisce – condannano con forza il rapimento, gli atti terroristici e la violenza che sta insanguinando l’Iraq, e chiedono il rilascio immediato degli ostaggi”. «Il sequestro delle due operatrici umanitarie italiane – prosegue – calpesta i principi di tutte le religioni, i criteri fondamentali dell’umanità e viola le regole sacre dell’Islam”.

Uomini, donne e bambini applaudono e con un’unica voce urlano i loro ‘nò: «No alla violenza, no ai rapimenti, no ai bombardamenti casuali contro gli iracheni, no alle aggressioni, no all’occupazione”. Non sono dunque i sostenitori del governo ad interim quelli scesi in piazza, non sono gli alleati dichiarati degli americani: sono invece quella parte del popolo iracheno, forse la maggioranza, che chiede semplicemente pace, un sogno che vogliono tornare a condividere con le due Simona, le loro amiche. (Ansa)

Angoscia per le due operatrici rapite in Iraq