Italia

Italiani nel mondo: 94.000 emigrati nel 2013 (+16%), preferito il Regno Unito

94.126 italiani sono emigrati all‘estero nel corso del 2013, con un aumento del 16,1% rispetto all‘anno precedente. La maggior parte sono giovani tra i 18 e i 35 anni (36,2%) ma alta è anche la fascia tra i 35 e i 49 anni (26,8), settentrionali (Lombardia con 16.418 e Veneto con 8.743), e il primo Paese verso cui sono diretti è il Regno Unito, con 12.933 nuovi iscritti all‘inizio del 2014 (+71% in un anno). Gli uomini sono il 56,3%, il 60% non sposati. E‘ il dato più eclatante che emerge dalla nona edizione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma. L’aumento dei nuovi flussi è dovuto in gran parte alla necessità di trovare lavoro, anche tra chi ha compiuto studi ad alto livello: i laureati sono il 27,6%. Non si emigra più solo dalle regioni meridionali, nonostante i numeri siano ancora alti (dalla Sicilia sono partiti lo scorso anno 7.818 italiani), ma anche dal Nord e dal Centro. Un particolare aumento c‘è stato nel Lazio (+38%, 8.211) e nell‘Emilia Romagna (+32,8%, 6.682). «Un cambiamento molto importante da monitorare attentamente», ha commentato Saverio Gazzelloni, direttore Istat per le statistiche socio-demografiche e ambientali. In totale sono 4.482.115 i residenti italiani, in 186 nazioni del mondo con una crescita del 3,1% rispetto all’anno scorso, ma del 10% se paragonato al 2010. L‘Argentina è il primo Paese di residenza, con 725.005 italiani. Il 52,1% è di origine meridionale.

«Queste nuove partenze sono dovute alla situazione di disagio che si vive in Italia, dalla necessità di dover fare qualcosa. Questo dovrebbe farci riflettere». Così monsignor Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento e presidente della Fondazione Migrantes, commenta al Sir – a margine della presentazione del Rapporto italiani nel mondo 2014 – l’aumento del 16,1% degli italiani che nel corso del 2013 sono andati a cercare lavoro, studio e opportunità all’estero, oltre 94.000 persone, soprattutto giovani diretti principalmente verso Regno Unito, Germania, Svizzera. «Qui non riescono a studiare come vorrebbero, a trovare lavoro, mentre all’estero ci sono possibilità maggiori», osserva. «La Chiesa – precisa – tenta di accompagnarli attraverso le missioni e le associazioni all’estero, affinché non si sentano strappati dalla propria terra ma accompagnati in questo cammino arduo e necessario, sperando ci sia un ritorno». Mons. Montenegro, nella cui diocesi ricade Lampedusa (dal Mediterraneo quest’anno sono sbarcate circa 130.000 persone) invita a «tener conto che il vuoto lasciato dai nostri italiani che vanno all’estero viene colmato dagli immigrati che arrivano. Molti di loro hanno titoli di studio e potrebbero in qualche modo integrare quel vuoto che si crea. Dobbiamo toglierci gli occhiali dei pregiudizi».

«In un periodo in cui, con 130mila nuovi arrivi via mare, si dice che tutto ‘è colpa degli immigrati’, il rischio che le frontiere ritornino sarebbe una grossa penalizzazione per i nostri giovani europei». Lo ha affermato mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, chiudendo oggi a Roma l’incontro di presentazione del nono Rapporto italiani nel mondo 2014, un volume di 536 pagine realizzato da 55 autori, per la prima volta a colori e in versione ebook, con uno speciale dedicato agli eventi, come l’Expo 2015 a Milano e la centesima edizione della Giornata mondiale del migrante. Il dato più evidente emerso dal Rapporto è l’aumento del 16,1% degli italiani che nel corso del 2013 sono andati a cercare lavoro, studio e opportunità all’estero, oltre 94.000 persone, soprattutto giovani diretti principalmente verso Regno Unito (+71%), Germania, Svizzera. «È importante che in questo nuovo scenario si faccia uno sforzo per rileggere la nostra identità», ha auspicato mons. Perego, ricordando che in Europa, contando anche 2 milioni di frontalieri e distaccati, «ben 9 milioni di persone lavorano in un Paese diverso da quello di appartenenza». La curatrice del rapporto Delfina Licata ha ricordato che «la spinta verso la mobilità è data dalla necessità di trovare un posto di lavoro e la realizzazione di un progetto di vita che comprende anche la creazione di una famiglia».