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Le aree di crisi per i fondamentalismi religiosi

Sono diverse le aree di crisi in tutto il mondo in preda a guerra civili, insurrezioni, conflitti etnici, in cui il fondamentalismo religioso agisce da catalizzatore. La strage di innocenti dell’Ossezia del 3 settembre 2004, maturata in uno dei tanti scenari in cui il terrorismo continua a minacciare la pace e il benessere dell’umanità. A questo proposito, l’agenzia vaticana Fides, promossa dalla congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha fatto il quadro delle principali aree di conflitto, in relazione alla composizione religiosa delle popolazioni coinvolte. Una mappa che riguarda in particolare Africa e Asia.

– BURUNDI: La guerra civile in Burundi è esplosa nel 1993. Il conflitto coinvolge, da una parte, l’esercito governativo controllato dalla minoranza Tutsi, e dall’altra, diversi gruppi di guerriglia Hutu, l’etnia maggioritaria del paese. Alla base del conflitto, infatti, vi è la richiesta di una maggiore rappresentanza degli Hutu nelle istituzioni statali del paese. Nell’agosto 2000, sono stati firmati gli accordi di Arusha (Tanzania), che hanno portato alla costituzione di un governo di unità nazionale. Al termine di questo periodo di transizione si terranno elezioni multipartitiche, che si terranno nell’ottobre 2004. Nell’ottobre 2003, viene siglato un accordo di pace tra governo e FDD (Forze per la Difesa della Democrazia), in gruppo ribelle più importante. Permane però la lotta armata del FLN (Forze di Liberazione Nazionale). Popolazione: 6.887.000 – Cristiani 91,7% (cattolici 4.435.000) – Animisti 6,7 – Musulmani 1,6%.

– REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: Dopo la guerra civile del 1998-2003, è stato raggiunto un accordo per formare un governo di unità nazionale, che comprende anche rappresentati della guerriglia. Continuano però le tensioni nell’est del paese in particolare nel Kivu dove alcuni militari (ex membri della guerriglia) del nuovo esercito unificato congolese si sono ribellati al governo centrale. La precedente guerra congolese ha visto l’intervento di diversi paesi africani schierati con l’una o l’altra parte. Il paese, infatti, è ricco di oro, diamanti, uranio, legname, coltan, tutte ricchezze che suscitano gli appetiti di stati e multinazionali. Popolazione: 53.993.000 – Cristiani 95,4% (cattolici 28.260.000) – Animisti 2,4% – Musulmani 1,1%.

– COSTA D’AVORIO: A seguito dello scoppio della guerra civile nel settembre 2002, e nonostante gli accordi di pace del gennaio 2003, la Costa d’Avorio è ancora di fatto divisa con il nord e l’ovest del paese in mano a diversi gruppi di guerriglia, riuniti sotto una sigla comune, Forze Nuove. Il governo di unità nazionale al quale partecipano i ribelli è rimasto a lungo bloccato per la sospensione dai lavori dei ministri dell’opposizione al Presidente Laurent Gbagbo. Popolazione: 16.692.000 – Cristiani 31.8% (cattolici 2.717.000) – Animisti 37,6% – Musulmani 30%.

– NIGERIA: La restaurazione della democrazia nel 1999, dopo anni di dittatura militare, non ha posto fine alle tensioni sociali, economiche ed etnico-religiose che attraversano vaste aree del paese. La decisione di introdurre la Sharia in alcuni stati a maggioranza musulmana ha creato un nuovo elemento di conflittualità. Le periodiche esplosioni di violenza che hanno provocato migliaia di morti negli ultimi anni, sono spesso il risultato di manipolazioni di tensioni sociali da parte di alcuni soggetti politici che usano l’elemento religioso per i propri fini. La presenza di una risorsa come il petrolio, sempre più importante per l’economia mondiale, non fa altro che aumentare le pressioni sulla Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa con centinaia di etnie. Popolazione: 117.838.000 – Cristiani 45,9% (cattolici 17.527.000) – Animisti 9,8% – Musulmani 43,9%.

– SOMALIA: Dal gennaio 1991, quando l’ex dittatore Siad Barre è stato rovesciato, lo stato somalo è collassato e il paese vive in un’anarchia profonda. Le milizie armate dei diversi clan e sottoclan si sono divisi il territori con la forza. La Somalia è divisa attualmente in almeno 3 parti: Somaliland (che si è dichiarato indipendente), Puntland (che rivendica un certo grado di autonomia ma senza chiedere la secessione) e il centro-sud, la parte più abitata e potenzialmente più ricca, è la zona del paese che non era finora riuscita a esprimere un’amministrazione stabile. Popolazione: 9.557.000 – Cristiani 1,4% (cristiani professi 101.881) – Musulmani 98,3%.

– SUDAN: La guerra civile nel sud Sudan tra il governo e il SPLA/M (Movimento/Esercito di Liberazione Nazionale popolare del Sudan) è iniziata nel 1983, proprio quando, a seguito dell’introduzione della Sharia, le popolazioni del sud (per lo più animiste e cristiane) si sono rivoltate contro il governo. Il conflitto ha provocato più di 2 milioni di morti, milioni di profughi e devastazioni immense. Nel maggio 2004 è stato firmato un accordo di pace che prevede un periodo di transizione con un governo di unità nazionale che durerà 6 anni e mezzo. Nel frattempo, si è però aggravata la crisi nel Darfur nell’ovest del Sudan, dove agiscono due gruppi di guerriglia che rivendicano maggiore attenzione da parte del governo alle necessità economiche e sociali della regione. Il governo ha scatenato una dura repressione attuata con bombardamenti aerei e l’impiego delle milizie Janjaweed. Le violenze hanno costretto alla fuga più di un milione di persone. Popolazione: 32.559.000 Cristiani 16,7% (cattolici 4.181.000) – Animisti 11,9% – Musulmani 70,3%.

– UGANDA: Nel nord Uganda dal 1989 imperversa la guerriglia del l’LRA (Esercito di Resistenza del Signore) che combatte contro l’attuale presidente Yoweri Museveni. L’LRA ha una ideologia basata sul sincretismo religioso, mischiando elementi del cristianesimo e dell’islamismo con quelli delle religioni tradizionali africane. Migliaia di bambini Acholi (l’etnia principale del nord Uganda) sono stati arruolati a forza nelle fila della guerriglia. Popolazione: 19.321.113 – Cristiani 88,7% (cattolici 10.796.000) – Animisti 4,4% – Musulmani 5,2%.

– CINA: Nella regione del Tibet, annessa dalla Cina negli anni Cinquanta, le comunità buddiste soffrono l’occupazione cinese mentre, dopo la rivolta del 1959 repressa dalla Cina, il Dalai Lama è in esilio. Popolazione: 1,2 miliardi – Agnostici: 50% Religioni tradizionali cinesi: 30% – Buddisti: 8,5 – Cristiani: 7% – Altri culti: 4,5 %

– FILIPPINE: Mindanao, l’isola più meridionale dell’arcipelago filippino, è la zona musulmana del paese, che per il resto è abitato da popolazioni di fede cristiana. Dagli anni ’70 i musulmani di Mindanao hanno iniziato una lotta armata per l’autonomia. La guerra tra l’esercito di Manila e i militanti di diversi gruppi guerriglieri ha causato fino ad oggi 150mila morti. Popolazione: 85 milioni- Cristiani: 90% (cattolici 65.000.0000) – Musulmani: 6,5% – Altri culti: 3,5%.

– INDIA: Da 50 anni il Kashmir, regione di confine indo-pakistano, è terreno di scontro fra le truppe indiane, che mantengono il controllo di 2/3 della regione, e i guerriglieri islamici sostenuti dal Pakistan. Nell’arco di mezzo secolo si sono combattute tre guerre fra i due colossi asiatici per il controllo dell’area, di grande importanza strategica. Di recente fra e due potenze asiatiche c’e’ stato un avvicinamento. Popolazione: 1 miliardo – Induisti: 75% – Musulmani: 12% Cristiani: 6,5% (cattolici 17.000.000) – Altri culti: 6,5%.

– INDONESIA: Nell’arcipelago delle Molucche (Indonesia orientale) all’inizio del 1999 è scoppiata, per futili motivi un conflitto fra la comunità cristiana protestante e quella musulmana. L’esercito indonesiano è intervenuto per riportare la calma. Le violenze, estese a tutte le isole dell’arcipelago delle Molucche, hanno causato oltre 15mila morti e circa 500mila rifugiati. Popolazione: 210 milioni – Musulmani: 85% Cristiani: 13% (cattolici 6.376.0000) – Altri culti: 2%.

– IRAQ: Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e il passaggio di poteri dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti al governo iracheno, si registra nel paese instabilità dovuta alla presenza di formazioni terroristiche e alle rivendicazioni di gruppi religiosi islamici, soprattutto sciiti. Popolazione: 25 milioni – Musulmani: 95% – Cristiani: 3,2% (cattolici 600.000) – Altri culti: 1,8 %.

– ISRAELE/PALESTINA: Nel conflitto nazionale fra il popolo israeliano e quello palestinese, che dura da 50 anni, la presenza di formazioni estremiste islamiche ed ebraiche complica il quadro e ostacola ancora la stipula di una pace duratura per il Medio Oriente. Popolazione: 6,5 milioni in Israele; 3,5 milioni nei territori palestinesi: Ebrei: 77% – Musulmani: 12% Cristiani: 5,8% (cattolici 115.000) – Altri culti: 5,2 %.

– MYANMAR: La giunta militare al potere governa con un regime autoritario ed è accusato di massicce violazioni dei diritti umani, specialmente nel conflitto con numerosi gruppi delle minoranze etniche. Popolazione: 47 milioni – Buddisti: 75% – Cristiani: 8,3% (cattolici 600mila) – Musulmani: 2,4% – Altri culti: 14,3 %.

– NEPAL: Nello stato gruppi di guerriglieri maoisti lottano contro la monarchia costituzionale del re Gyanendra dal 1996. Le vittime in tutto l’arco del conflitto sono circa 8.000. Scontri a fuoco, rapimenti, attentati e estorsioni sono quotidiani per i cittadini del Nepal, uno dei popoli più poveri del mondo. Popolazione: 23 milioni – Induisti: 75% – Buddisti: 8,5 – Musulmani: 3,9% – Cristiani: 2,5% (cattolici 7.000) – Altri culti: 10,1%

– SRI LANKA: Dall’inizio degli anni ’80 nel paese di registra un conflitto fra il governo (detenuto dal gruppo etnico di maggioranza, i singalese di religione buddista) e i ribelli tamil di fede induista. Nel 2002 è stato firmato uno storico cessate il fuoco ma si attende un trattato di pace. La guerra ventennale dello Sri Lanka ha provocato 64mila vittime e almeno un milione di sfollati. Popolazione: 19 milioni – Buddisti: 68% – Induisti: 11% Musulmani: 9% – Cristiani: 9,5% (cattolici 1.362.0000) – Altri culti: 2,5%.