Italia

Legge 180, il disagio inascoltato

L’annuncio di questi giorni del ministro della salute di “mettere mano alla legge 180”, meglio nota come legge Basaglia, dal nome dello psichiatra veneziano che ne ispirò i principi, non ha mancato di suscitare polemiche. “Si tratta di dare una prospettiva di sicurezza alle famiglie” ha precisato il Ministro, “senza mettere in discussione l’impianto della legge”. Un annuncio che fa seguito a quello dello scorso settembre, quando il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, dichiarò che “il ministero della Salute si attiverà per realizzare delle strutture residenziali ad hoc, una per regione, per pazienti psichiatrici gravi, che garantiscano un’assistenza in tutto l’arco delle 24 ore”.

Alla salute mentale è anche dedicata la prossima Giornata mondiale del Malato (11 febbraio 2006). Nel suo messaggio BENEDETTO XVI la definisce “un’opportuna circostanza per esprimere solidarietà alle famiglie che hanno a carico persone malate di mente”. In molte parti del mondo, scrive il Papa, “i servizi per questi malati risultano carenti, insufficienti o in stato di disfacimento. Il contesto sociale non sempre accetta i malati di mente con le loro limitazioni, e anche per questo si registrano difficoltà nel reperire le risorse umane e finanziarie di cui c’è bisogno. Si avverte la necessità di meglio integrare il binomio terapia appropriata e sensibilità nuova di fronte al disagio, così da permettere agli operatori del settore di andare incontro più efficacemente a quei malati ed alle famiglie, le quali da sole non sarebbero in grado di seguire adeguatamente i congiunti in difficoltà”.

PIÚ SINERGIE. “Più che una revisione bisognerebbe renderla più sinergica con le nuove normative nazionali. Lo spirito della legge 180 è valido e lungimirante ancora oggi”. GRAZIA FIORETTI, consigliere delegato del consorzio “Comunità solidali”, che, all’interno del gruppo Cgm, (Consorzio nazionale della cooperazione sociale Gino Matterelli), si occupa di salute mentale, disabilità e anziani, commenta così le dichiarazioni del ministro della Salute. “Serve dare più spazio alla sussidiarietà orizzontale e non solo verticale valorizzando maggiormente il privato sociale presente sul territorio” afferma Fioretti. “La vera riabilitazione si fa attraverso la relazione interpersonale e l’incontro tra persone per cui il radicamento nel territorio e la valorizzazione delle forze vive della società come il volontariato disponibili all’incontro con i malati di mente è fondamentale. Non si può delegare tutto solo agli operatori pubblici”. Per Fioretti “sono stati realizzati in misura troppo bassa i servizi territoriali quando ci sarebbe lo spazio per fare interventi domiciliari innovativi, maggiori attività diurne, comunità a bassa protezione, gruppi appartamento”.

PROGETTI NEL TERRITORIO. “Il ministro Sirchia – continua il consigliere delegato del consorzio – aveva lanciato sportelli di incontro gestiti da associazioni di volontariato, di famiglie di malati mentali, ma non sono mai decollati. Ora il nostro Consorzio ne ha attivati diversi in tutta Italia, grazie ad un finanziamento della Caritas italiana. Si chiamano “Sportelli solidali” che si stanno rivelando utili poiché intercettano quell’utenza che non vuole entrare ufficialmente nei circuiti psichiatrici, o che è rimasta delusa dal servizio pubblico ma che deve essere riagganciata per poterla indirizzare ad interventi specialistici. Serve valorizzare tutta quella bassa soglia di tipo riabilitativo e di incontro che trova spazio nella legge 180 ma non applicazione”. A questo riguardo, conclude, “il Consorzio Comunità solidali sta portando avanti nelle scuole, in collaborazione con la Caritas italiana, campagne di informazione e di sensibilizzazione sulla salute mentale. Mentre con la Cei è stato avviata una nuova iniziativa, “Il mattone solidale”, per la costruzione di case e alloggi per malati mentali rimasti soli per la morte dei familiari, il cosiddetto fenomeno del “dopo di noi””.

ALCUNI NUMERI. Secondo il Censis in Italia il 20% (circa 10 milioni di persone) accusa disturbi psichiatrici di varia natura ed intensità; il 4% di disturbi mentali , il 16% di varie forme di disagio mentale, il 30% assume psicofarmaci ed il 15% delle famiglie italiane sono colpite in alcuni dei suoi componenti da malattie mentali, dei quali il 15% uomini e il 25% donne. Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale sanità) nel mondo circa 1,5 miliardi di persone soffrono di disordini neuropsichiatrici. La legge 180 fu approvata il 13 maggio 1978 e decretò la chiusura dei manicomi e l’istituzionalizzazione di una rete di servizi in grado di assistere i malati psichici. Prevede anche il Tso (trattamento sanitario obbligatorio) a base di farmaci che vengono somministrati su richiesta dello psichiatra, firmata dal sindaco e convalidata dal giudice tutelare. Attualmente sul territorio italiano sono attivi, per i malati psichiatrici, 211 dipartimenti e 707 centri di salute mentale, 1107 ambulatori, 520 centri diurni e 912 strutture residenziali. All’appello, però mancano ben 7000 operatori della salute mentale.A CURA DI DANIELE ROCCHI La schedaIl 13 maggio 1978 viene approvata la legge n. 180 concernente “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. Successivamente (il 23 dicembre dello stesso anno) la nuova disciplina viene recepita dalla legge di riforma sanitaria n. 833 (Istituzione del servizio sanitario nazionale), che si fonda sulla tutela della salute fisica e psichica nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. LA “LEGGE BASAGLIA”I principali elementi che caratterizzano la legge n. 180 in materia di salute mentale, meglio conosciuta come “legge Basaglia”, possono essere così riassunti:

– il divieto di costruire nuovi ospedali psichiatrici e di far entrare pazienti nuovi in quelli esistenti, che dovranno essere gradualmente superati e utilizzati diversamente;

– il principio che “gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali devono essere attuati di norma dai servizi psichiatrici territoriali”;

– l’istituzione del TSO, “trattamento sanitario obbligatorio per malattia mentale “, che deve essere attuato nel rispetto della dignità della persona, dei suoi diritti civili e politici, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura e deve essere accompagnato “da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi è obbligato”. Riguardo all’iter per il Tso, viene proposto da un medico e deve essere convalidato da un secondo medico dell’unità sanitaria locale. Entro 48 ore dalla convalida viene disposto dal sindaco e notificato al giudice tutelare.

La legge non fissa un limite alla durata del Tso, ma nel caso in cui questo “debba protrarsi oltre il settimo giorno ed in quelli di ulteriore prolungamento”, lo psichiatra deve motivare questo fatto al sindaco che ne deve informare il giudice tutelare, “indicando la ulteriore durata presumibilmente del trattamento stesso”.

LE PROPOSTE DI RIFORMA. Durante l’attuale XIV legislatura il Parlamento ha preso in esame la possibilità di riformare l’attuale disciplina in materia di assistenza psichiatrica. Tra il settembre del 2001 e l’aprile del 2004, infatti, la XII Commissione (Affari sociali) della Camera dei deputati ha esaminato sei proposte di legge ed istituito un Comitato ristretto al fine di elaborare un testo unificato di riforma della normativa. Nonostante le numerose sedute dedicate al tema in esame, la Commissione non ha ultimato i propri lavori a causa delle difficoltà di condivisione e di sintonia emerse tra i diversi gruppi politici.

La bozza elaborata di riforma della c.d. legge Basaglia prevede, fra l’altro, la nascita di divisioni psichiatriche e pronto soccorso psichiatrici nelle strutture ospedaliere. Inoltre, vengono offerte le possibilità di assistenza domiciliare, di day hospital, di comunità di accoglienza ovvero di nuove strutture per praticare un prolungamento dell’assistenza o di cura delle situazioni di cronicità. Il malato può essere seguito e assistito e successivamente trasferito, in caso di miglioramento, in strutture diurne, o fare ritorno in famiglia. L’art. 2 del testo afferma che “ogni cittadino ha diritto alla tutela della salute e alla prestazione di cure adeguate, anche qualora non sia in grado di rendersi conto temporaneamente o permanentemente, del suo stato di malattia”.

IL COMPITO DELL’OSSERVATORIO. Sempre nell’arco di questa legislatura (anno 2002) è opportuno ricordare che è stato nuovamente istituito l’Osservatorio per la tutela della salute mentale. L’Osservatorio, che ha al suo interno oltre ai referenti istituzionali, psichiatri dell’età adulta ed esperti di neuropsichiatria infantile e pediatri, ha il compito di definire le nuove linee guida del “progetto-obiettivo tutela della salute mentale” e affrontare i problemi legati ai disturbi dell’età infantile ed adolescenziale, che sono divenute delle vere e proprie emergenze sociali.L’Osservatorio, inoltre, è stato chiamato a formulare proposte operative su richiesta del Ministro della salute, in tema di assistenza domiciliare in sostegno dei malati e delle famiglie.a cura di ALESSANDRO PERTICI

Messaggio per la Giornata del malato 2006