Italia

Legge di stabilità, Forum terzo settore: non possiamo cantar vittoria. Critiche da Acli e Caritas

Per Piero Barbieri, «Pur rimanendo la cancellazione dell’aumento dell’Iva per le cooperative sociali, pur riscontrando un aumento del Fondo per la non autosufficienza (da 250 a 275 mln di euro che raggiunge i 350 mln con l’aggiunta per l’assistenza domiciliare per le gravi disabilità) e pur constatando che compare il tema della povertà, con un finanziamento – irrisorio – di 40 mln di euro (120 in tre anni), non possiamo cantar vittoria. Constatiamo con amarezza che la nostra idea di costruire un sistema di welfare a lungo termine, solido e inclusivo non ha trovato effettivo riscontro». «Non ci sono aumenti di risorse per i fondi sociali – osserva Barbieri -, per il 5 per mille, per la cooperazione internazionale, per il servizio civile e, in particolare, mancano un chiarimento su Imu e enti non commerciali e sulle agevolazioni sull’imposta di registro per il non profit». A questo proposito è «inaccettabile che una mensa sociale debba pagare l’Imu alla stregua di un ristorante».

«C’è una macroscopica discrepanza tra le risorse stanziate e le dimensioni della povertà che dilaga in Italia», afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, a proposito dell’emendamento con il quale viene istituito un fondo di contrasto alla povertà finanziato attraverso un prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro oltre i 90 mila euro. «Non solo le risorse contro la povertà sono a dir poco esigue – prosegue Bottalico – appena 40 milioni all’anno contro i 900 che servirebbero per avviare un progetto come il reddito di inclusione sociale (Reis) proposto da Acli e Caritas, ma risultano destinate alla sola estensione su tutto il territorio nazionale della nuova carta acquisti. Una cosa senz’altro opportuna ma che da sola non configura minimamente un intervento pianificato e sistematico di contrasto alla povertà». Per finanziare l’avvio di un piano nazionale contro la povertà le Acli – che insieme ad un nutrito cartello di forze sociali, sindacali istituzionali hanno promosso la costituzione dell’«Alleanza contro la povertà in Italia» – ritengono indispensabile la definizione di un quadro certo ed adeguato di investimenti. «Per questo – conclude il presidente Bottalico – le Acli chiedono a governo e parlamento di operare un deciso cambio di marcia nella lotta alla povertà, che sia commisurata alla gravissima emergenza».

I 40 milioni l’anno stanziati per i prossimi tre anni (2014-2016) dalla legge di stabilità «non andranno per i reddito minimo di inserimento ma per la nuova social card, ossia la sola estensione su tutto il territorio nazionale della nuova carta acquisti». Lo precisa al Sir Francesco Marsico, vice direttore di Caritas italiana: «Quello che viene detto in queste ore dai media è una bufala, un errore comunicativo – afferma -. Questi 40 milioni, una cifra a dir poco irrisoria, costituiscono soltanto l’ampliamento della sperimentazione della social card, già presente in tutto il Centro Nord, anche alle regioni meridionali». Per la social card ordinaria erano infatti già stati stanziati 250 milioni di euro per il 2014. «Cosa ben diversa – sottolinea Marsico – dal finanziare il reddito minimo di inserimento o reddito di inclusione sociale (Reis) che proponiamo da tempo insieme alle Acli e Caritas, ma che avrebbe bisogno di almeno 4 miliardi di euro, per coprire i bisogni del 6,8% della popolazione italiana in povertà assoluta». «È importante che trovino risorse aggiuntive per finanziare la sperimentazione della social card – conclude -. Ma questo strumento da solo non basta minimamente a fare un piano efficace di contrasto alla povertà».