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MEDICINA, RICERCATORI FIORENTINI SCOPRONO CURA PER INSUFFICIENZE RENALI CON STAMINALI ADULTE

Una popolazione di cellule staminali, che potrebbero essere impiegate per curare o addirittura prevenire insufficienze renali, è stata individuata nel rene di soggetti umani adulti. L’importante ricerca, presentata stamani a Firenze da un team di ricercatori fiorentini, coordinati da Sergio Romagnani, ordinario all’università di Firenze e punto di riferimento per la ricerca mondiale nel campo dell’immunologia, è stata pubblicata nell’ultimo numero della prestigiosa rivista Journal of the American Society of Nephrology.

“Gli aspetti più rilevanti della scoperta – ha osservato Romagnani – sono non solo aver individuato e dimostrato l’esistenza di cellule staminali nella capsula di Bowman del rene di soggetti umani adulti, ma anche l’evidenza dei risultati in laboratorio su topi affetti da nefropatia acuta indotta sperimentalmente”.

Le staminali iniettate hanno contribuito a riparare e rigenerare il danno tubulare nel rene. Le applicazioni cliniche della scoperta si prospettano, quindi, di grandissima importanza, anche perché le cellule staminali studiate nella capsula di Bowman si sono rivelate ben individuabili e purificabili attraverso la tecnica di citometria a flusso.

“Le malattie renali croniche e l’insufficienza renale terminale – ha spiegato il noto immunologo in una conferenza stampa, tenutasi ieri, in cui erano presenti il rettore dell’ateneo fiorentino Augusto Marinelli, l’assessore alla salute della Regione Toscana Enrico Rossi, il direttore generale di Careggi Andrea Des Dorides e il preside della facoltà di Medicina Gian Franco Gensini – sono considerate l’emergenza medica del nuovo millennio. I pazienti affetti da insufficienza renale cronica sono in continuo aumento, perché i farmaci di cui disponiamo consentono di rallentare il danno renale, ma non di ripristinare la funzionalità perduta, e la vita media si sta allungando progressivamente. In Italia circa 41.000 persone sono in dialisi, con gravi implicazioni per la qualità e l’aspettativa della loro vita e a prezzo di pesanti costi sociali, in particolare per le famiglie dei malati”.

Lo studio – svolto nell’ambito di un progetto sulla medicina rigenerativa avviato dal 2003 presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi, finanziato dalla Regione Toscana con 5 milioni di euro e dedicato a studiare lo sviluppo e l’ottimizzazione di tecnologie per la messa a punto di terapie basate sull’uso di cellule staminali prelevate da soggetti adulti – ha quindi consentito di dimostrare l’esistenza di questo importante patrimonio, in grado di autorinnovarsi e di amplificarsi enormemente e soprattutto capace di essere indotto in appropriate condizioni di coltura a multi-differenziarsi in cellule tubulari renali, cellule ossee, cellule di tessuto adiposo e, sorprendentemente, perfino in cellule nervose.

“Questi straordinari risultati – ha detto il rettore dell’ateneo fiorentino Augusto Marinelli – sono legati ad una forte innovazione nei rapporti istituzionali con il sistema sanitario regionale, ma sottolineano anche il grande spessore della ricerca biomedica fiorentina, che si conferma ai più alti livelli, così come documentato anche dal Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca universitaria nel suo più recente rapporto”.(Fonte: ANSA).