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MEETING UE-LEADER RELIGIOSI, BARROSO (COMM. UE): RUOLO INCONTESTABILE CONTRO LA POVERTÀ

(Bruxelles) – “C’è un incontestabile ruolo delle associazioni di beneficienza e dei servizi attuati dalle comunità religiose in Europa per contrastare la povertà e per favorire la crescita morale e spirituale” del continente: José Manuel Barroso, presidente della Commissione, spiega il significato dell’appuntamento tra le istituzioni comunitarie e una ventina di leader delle principali religioni attorno al tema della lotta all’indigenza e all’esclusione sociale, condizioni che “non sono più tollerabili nell’Europa di oggi”. “Siamo uniti contro la povertà”, gli fa eco il cardinale Péter Erdö, presidente Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), a nome degli altri responsabili delle Chiese, durante un incontro con i giornalisti. “Insieme dobbiamo cercare non solo risposte alle necessità materiali ma anche risposte” all’indigenza “dal punto di vista antropologico, per il bene dell’umanità”, aggiunge il cardinale. Barroso riprende il discorso, facendo riferimento alla “esperienza di lunga data” delle comunità credenti sul piano della solidarietà e dell’attenzione alle fasce sociali più esposte. “Nell’Ue contiamo 84 milioni di persone indigenti o alle soglie della povertà, in gran parte bambini e anziani”; per questo, aggiunge Barroso, “occorre agire con azioni concrete”, così come previsto “nell’ambito della strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione”.“Costruire una vita migliore per tutti, questo dev’essere il fulcro del progetto europeo”: Jerzy Buzek, presidente del Parlamento Ue, ha preso parte all’incontro tra le istituzioni comunitarie e i leader religiosi. “La lotta alla povertà e all’esclusione sociale – afferma il politico polacco – è un compito che richiede la collaborazione di tutti, siano essi laici o esponenti religiosi, a livello locale, nazionale ed europeo”. E aggiunge: “La nostra principale e più importante priorità è ripristinare la sicurezza sociale ed economica. Le chiese possono dare un contributo fondamentale in tal senso. Con la loro lunga esperienza in materia, esse partecipano al lavoro svolto con i singoli e le comunità. Questa esperienza non è mai stata così importante come nella crisi attuale”. Buzek puntualizza: “Dobbiamo dimostrare solidarietà e abbiamo anche bisogno di un’Europa dei valori per far fronte alla crisi che è anzitutto umana e morale”. Su richiesta dei giornalisti, il presidente della Commissione Barroso specifica: “Non è previsto che l’Ue dia delle sovvenzioni particolari alle comunità religiose” e allo loro articolazioni che operano contro la povertà, ma “l’Ue sta predisponendo e attuando delle azioni concrete in cui le chiese possono portare il loro specifico e valido contributo” in un “clima di stretta collaborazione”.I poveri in Europa “meritano un’attenzione particolare e azioni coraggiose da parte del mondo politico e delle Chiese”: la raccomandazione viene da mons. Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente della Comece (Commissione degli episcopati dell’Ue), nel suo intervento, oggi a Bruxelles, al sesto Meeting annuale dei leader religiosi in Europa con i presidenti delle istituzioni europee, ospitato da José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea. Quest’anno il tema dell’incontro è legato alla celebrazione dell’Anno europeo della lotta alla povertà in Europa. “Lottare contro la povertà limitandosi a misure tecniche e amministrative rischia di non essere produttivo – ha affermato mons. van Luyn -: in questo modo si considerano i poveri come ‘oggetti di assistenza’. Al contrario, bisogna aiutarli a diventare ‘soggetti’ di questa lotta comune della società contro la povertà e l’esclusione”. Mons. van Luyn ha chiesto, in particolare, che i “più poveri e i più deboli della nostra società non diventino le nuove vittime di questa crisi”. Allo stesso modo “non dobbiamo più imporre unilateralmente il fardello della riparazione dei nostri errori alle future generazioni”, soprattutto in materia di cambiamenti climatici. Mons. van Luyn ha esortato i leader europei a dare attenzione ai problemi dell’Africa, minacciata “da governi corrotti, guerre, carestie e Aids”. “Le notizie quotidiane di morti annegati e rifugiati intercettati che hanno cercato di attraversare il Mediterraneo o l’Atlantico a bordo di imbarcazioni di fortuna per raggiungere l’Italia, la Spagna o le isole Canarie – ha poi sottolineato -, penetrano appena le nostre coscienze, anche se ne avvengono a centinaia. Non possiamo reagire a tutto ciò rafforzando la ‘Fortezza Europa’, né aprendo totalmente le nostre frontiere”. La nostra solidarietà, ha suggerito, “deve essere orientata ad un cambiamento delle condizioni della vita umana nei loro Paesi d’origine: colmare bisogni vitali come il cibo, l’acqua potabile, le cure mediche, l’accesso all’educazione, condizioni economiche eque, la sicurezza, e la possibilità di decidere liberamente della propria vita”. In questo senso mons. van Luyn ha ricordato le aspettative disattese degli Obiettivi del Millennio: “Da qui al 2015, secondo la promessa fatta, il numero dei poveri nel mondo avrebbe dovuto essere ridotto della metà già dal 2010”. Nonostante le inadempienze, ha concluso, “non possiamo sottrarci ad un impegno globale per raggiungere” questi Obiettivi.Sir