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MIGRAZIONI: MONS. PEREGO (MIGRANTES), INTRODURRE ANCHE IN ITALIA LO «IUS SOLI»

L’accesso alla cittadinanza di chi nasce in Italia, come anche la riduzione dei tempi per il riconoscimento della cittadinanza italiana, “portano con sé una immediata o più veloce accessibilità alla partecipazione al voto, allo svolgimento del servizio civile da parte dei giovani tra i 18 e i 28 anni, che sono due strumenti importanti per la crescita della responsabilità e per una completa inclusione nella vita italiana, favorendo la crescita della democrazia e della coesione sociale”. Lo ha ribadito oggi mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, nel corso delle audizioni alla Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati nell’ambito della discussione sulla riforma della legge sulla cittadinanza. Mons. Perego si è detto favorevole al ritorno a cinque anni di residenza per ottenere la cittadinanza, per “adeguarsi agli standard internazionali e favorire partecipazione e inclusione sociale”. “Alla luce anche dei ricongiungimenti familiari e delle nascite sempre crescenti di minori figli di genitori immigrati in Italia – ha detto il direttore di Migrantes – la preminenza del principio ius sanguinis e la considerazione di eccezionalità del legame rappresentato dal fatto di essere nati nel nostro territorio, comporta di fatto l’esclusione e la differenziazione sociale di quasi mezzo milione di minori nati in Italia da genitori immigrati”.Di qui la necessità, per mons. Perego, di introdurre in Italia, “come del resto hanno scelto di fare la maggior parte degli Stati europei, anche l’elemento dello ius soli, cioè l’acquisto della cittadinanza italiana per nascita sul territorio”. Un diritto, questo, che “spetta anche ai bambini nati sul territorio italiano da genitori immigrati irregolarmente presenti”, in linea con l’art. 7 della Convenzione sui diritti del fanciullo, approvata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia con legge 176/1991. “Naturalmente questo passaggio giuridico comporta anche una serie di tutele successive da introdurre nel nostro ordinamento sia in riferimento ai genitori che ai membri della famiglia”, ha puntualizzato il direttore di Migrantes. Mons. Perego ha sottolineato inoltre l’importanza della conoscenza “essenziale” della lingua italiana e della sottoscrizione della Carta costituzionale da parte di coloro che chiedono la cittadinanza italiana, oltre che la necessità di promuovere “percorsi di alfabetizzazione connessi e riconosciuti contemporaneamente al lavoro e allo studio” e “percorsi di advocacy che rendano consapevoli i soggetti della parità di diritti e doveri”. Secondo i dati del Dossier Statistico Immigrazione, nel 2008 sono state concesse circa 40mila nuove cittadinanze in Italia, la maggioranza dei quali – circa 25mila – per matrimonio. (Sir)