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MIGRAZIONI: MONS. SIGALINI E MIGRANTES, CAMBIARE LA LEGISLAZIONE SULLA CITTADINANZA

“Degli oltre 3.500.000 concittadini emigrati, il 18%, pari a 560.000, è ancora minorenne; se vi aggiungiamo coloro che hanno già oltrepassato questa soglia, ma sono sotto i trent’anni, in età che comunemente ancora riteniamo giovanile, si sorpassa il milione”. Analogamente, i minori immigrati “all’inizio del 2007 sono 665.000” e, complessivamente, i giovani al di sotto di 25 anni costituiscono il 33% della popolazione straniera in Italia. Per non parlare di Rom e Sinti, dove i minori superano il 40%. Parte da questi dati mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Cei Migrantes, nel presentare, questa mattina a Roma, la Giornata mondiale delle migrazioni, che si terrà domenica prossima, 13 gennaio, e in Italia ha per tema “Giovani migranti: risorsa e provocazione”. “È improprio domandarci se questi giovani stranieri siano una risorsa”, ha affermato Saviola. “è più corretto domandarci se possono essere una risorsa”, ha aggiunto, dando una risposta “decisamente positiva”. Però, ha avvertito, “dipende da diversi fattori, dipende anche da loro stessi e dalle loro famiglie, ma ancor più dalla società di accoglienza, diciamo pure da noi italiani”.

Il direttore della Migrantes ha ricordato come i giovani migranti siano una risorsa su più piani: demografico, economico-lavorativo, ma “pure sul piano dell’integrazione” e “per il dialogo fra culture diverse”, poiché è “più agile, direi più spontaneo e quotidiano il rapporto fra italiani e stranieri sui banchi della scuola, nel campo sportivo, sulla strada”. Tuttavia, “non dobbiamo attenderci che siano migliori, più dotati e carichi di vitalità dei giovani italiani”. Anch’ essi, come i nostri giovani, hanno fragilità e limiti, “ne condividono anche i lati deboli e i condizionamenti, sono figli del nostro tempo, portati ad adeguarsi all’andazzo della moda corrente, ad assimilare acriticamente quanto questa società dei consumi e del materialismo, delle seduzioni di un facile benessere offre a piene mani”. In più, vi è “un altro bagaglio piuttosto pesante” proprio “della loro specifica condizione”. “Essere in parte italiano in parte straniero”, ha evidenziato Saviola, “può comportare, soprattutto nell’età evolutiva, disagio interiore, scontentezza, sofferenza”. Dunque, essi costituiscono anche una provocazione, che fa appello alla “responsabilità della società anche ecclesiale”. Perciò, ha ribadito Saviola rivolto ai singoli, alle istituzioni e alle “forze sociali ed ecclesiali”, “stare vicino ai giovani migranti è un compito nobile ed esaltante, ma altrettanto impegnativo e gravoso”.

E’ ora di “passare dallo jus sanguinis allo jus soli: se un giovane ha vissuto tutta la sua vita in Italia, facendo qui il suo percorso scolastico e formativo, mantiene la sua identità d’origine, ma ha pure un’appartenenza alla vita italiana che non è di comodo, bensì parte integrante della sua identità”. Mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, assistente generale dell’Ac e segretario della Commissione episcopale migrazioni (Cemi), ha lanciato un richiamo alle istituzioni circa la necessità di cambiare la legislazione sulla cittadinanza, parlando oggi a Roma alla presentazione della Giornata mondiale delle migrazioni, che in Italia parte dallo slogan “Giovani migranti: risorsa e provocazione”. La questione della cittadinanza, ha aggiunto il direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati e profughi di Migrantes, p. Gianromano Gnesotto, e’ uno “svincolo fondamentale per il successo delle politiche migratorie”. Riconoscere come cittadino italiano chi ha sempre vissuto in Italia, anche se figlio di genitori stranieri, e’ infatti “fondamentale per farlo sentire parte di un territorio che in effetti e’ anche suo, senza incentivare disaffezioni e rifiuti”. Oltre al riconoscimento dello jus soli, Gnesotto ha anche chiesto “una riduzione dei tempi oggi richiesti agli immigrati per diventare cittadini italiani” e la possibilità di mantenere la “doppia cittadinanza”.

Sir